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Occhi aperti, è ricominciata la caccia
Il primo settembre, in diverse regioni italiane, è iniziata la nuova stagione venatoria, che per oltre 5 mesi minaccerà uomini e animali. Già si registrano le prime irregolarità.
Lo scorso 1 settembre in numerose regioni d’Italia molte persone hanno udito il rumore degli spari squarciare la quiete domenicale. Sedici regioni su venti hanno infatti autorizzato una preapertura della caccia nei primi giorni di settembre, che anticipa l’apertura generale della stagione venatoria prevista il 15. Si è dunque aperto il fuoco (anche se le specie cacciabili, per ora, sono solo gazze, cornacchie, ghiandaie e tortore, ed è consentita solo la caccia da appostamento) che per oltre cinque mesi renderà insicure le aree naturali, non solo per la fauna, ma anche per le persone. Ogni anno infatti il numero di vittime della caccia è incredibilmente elevato e, sorprendentemente, tollerato. Nel corso della scorsa stagione venatoria sono state uccise ventuno persone, mentre i feriti ammontano a 59, di cui due bambini.
I primi atti di illegalità
Già la prima giornata di caccia ha fatto registrare diversi reati. Nel Lazio è stato colpito un gheppio (Falco tinnunculus), specie protetta, “che ha riportato ferite molto gravi, diverse fratture agli arti e una lesione addominale – ha riferito sulla sua pagina Facebook il Centro recupero fauna selvatica Lipu di Roma. – Le sue condizioni sono purtroppo critiche”. In Toscana sono stati multati tre cacciatori: uno aveva superato il limite consentito di tortore abbattute, mentre gli altri due non avevano aggiornato il proprio tesserino venatorio con le prede di giornata. A Monticiano, in provincia di Siena, è stata segnalata una pioggia di pallini nei pressi di un’abitazione. Le forze dell’ordine hanno verificato, appurando che le distanze erano in realtà state rispettate, forse, allora, sarebbe opportuno ampliare tali distanze per minimizzare i rischi.
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L’impatto della preapertura sulla fauna
Anticipare di due settimane l’apertura della caccia può essere particolarmente deleterio per alcune specie, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che hanno provocato siccità, soprattutto al nord, e anomalie termiche. Gli incendi che hanno colpito nel 2019 la penisola, la maggior parte dei quali di origine dolosa, sono inoltre triplicati rispetto lo scorso anno, riducendo in cenere centinaia di ettari di foreste. Questo è infine un periodo delicato per molti animali: è ancora in corso la cura dei piccoli, non completamente indipendenti, è un momento dell’anno caratterizzato da scarsità di risorse idriche e trofiche, e molte varietà di uccelli migratori protetti si apprestano ad affrontare lunghi voli e rischiano di essere colpiti o, quantomeno, disturbati.
L’opposizione di Lipu e Wwf
“La maggior parte delle regioni italiane ha autorizzato la preapertura della caccia alla tortora selvatica (Streptopelia turtur), nonostante sia una specie globalmente minacciata e ignorando le richieste internazionali di moratoria – si legge in un comunicato diffuso dalla Lipu. – Stiamo già lavorando a una nuova denuncia all’Unione europea perché sia aperta una procedura di infrazione sulla mancata tutela delle specie”. Inoltre, ha affermato Claudio Celada, direttore dell’Area conservazione natura della Lipu, “sono stati inseriti nei calendari venatori numerose altre specie che ne dovrebbero essere rigorosamente escluse, tra cui il moriglione e la pavoncella, due specie globalmente minacciate per le quali la Commissione europea e il ministero dell’Ambiente, quasi del tutto inascoltati, hanno chiesto alle regioni di vietarne la caccia”. Per evidenziare il precario stato di conservazione di numerose specie di uccelli cacciabili, la Lipu ha pubblicato il documento scientifico L’avifauna cacciabile in cattivo stato di conservazione, redatto alla luce dell’aggiornamento dello stato di conservazione degli uccelli in Europa operato nel 2017 da BirdLife International.
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“Troppe aperture anticipate della caccia in tante regioni – ha commentato il Wwf. – Gli amministratori delle regioni devono assumersi le proprie responsabilità, politiche, legali ed economiche, dinanzi ai cittadini, all’Europa e alla natura. Ancora una volta la tutela della fauna selvatica, per un numero di regioni ancora troppo elevato, al centro e al sud, appare l’ultima delle preoccupazioni”.
Preapertura sospesa, anzi no
Nelle Marche il tar, pochi giorni fa, aveva accolto il ricorso delle associazioni ambientaliste e sospeso la preapertura della caccia, riconoscendo la mancanza di un piano faunistico venatorio regionale e i problemi legati all’uccisione di specie in cattivo stato di conservazione. Due giorni dopo il decreto di sospensione cautelare, la giunta regionale della Marche ha però approvato una nuova delibera che autorizza la preapertura, pur con qualche modifica. Sono state eliminate dall’elenco delle specie cacciabili la tortora, la quaglia e gli anatidi e sono state ridotte a quattro le giornate disponibili. Anche in Abruzzo il tar si è opposto all’apertura anticipata della stagione venatoria e, si legge sul portale della regione Abruzzo, “l’attività venatoria e l’addestramento di cani sono sospesi fino a nuova disposizione da parte della regione”. Per i prossimi cinque mesi tra colline, boschi e montagne, al di fuori delle aree protette, risuoneranno gli spari, limitando, di fatto, la frequentazione di queste aree per i non cacciatori (circa il 99 per cento della popolazione). Consigliamo pertanto di recarsi in questi luoghi i giorni di “silenzio venatorio”, durante i quali non è permesso sparare, ovvero il martedì e il venerdì (anche se sono giorni feriali e in pochi li hanno liberi). Agli animali, invece, non resta che augurare buona fortuna.
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