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Dopo un lungo iter legislativo, il parlamento italiano ha approvato in via definitiva la legge sul biologico. Ripercorriamo i momenti più importanti.
Il biologico entra nell’ordinamento giuridico italiano. Il 2 marzo, con 95 voti a favore e 4 astenuti, il Senato ha approvato in via definitiva il ddl n. 988, recante “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico” dando così il via libera alla legge che regola il settore della produzione biologica.
Il 9 febbraio il testo era tornato a palazzo Madama per una quarta lettura dopo l’eliminazione dall’articolo 1 dell’equiparazione del metodo biodinamico a quello biologico. Allora, la maggioranza si era accordata per un’approvazione definitiva rapida, entro un mese. E così è stato.
“Dopo ben 13 anni di attesa l’Italia ha finalmente la sua legge sul biologico – ha dichiarato il sottosegretario al ministero delle Politiche agricole Francesco Battistoni –. Una giornata storica e un traguardo significativo per il comparto agroalimentare e per tutte le filiere collegate che, con l’approvazione della legge, vedranno introdotte importanti novità”.
La legge prevede, tra le altre misure, l’istituzione di un marchio del biologico italiano per i prodotti ottenuti con metodo biologico realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia, la definizione di distretti biologici che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori, la delega al governo per la revisione della normativa in materia di controlli, l’adozione un Piano nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico. Un insieme di provvedimenti che avvicina l’Italia agli obiettivi del green deal europeo e alle strategie Farm to fork e Biodiversità che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico nell’Unione europea.
Aiab, AssoBio, Associazione Biodinamica, Assocertbio e Federbio hanno espresso un plauso per il lavoro di tutti i parlamentari che ha portato alla conclusione in tempi estremamente rapidi una norma chiave per supportare la transizione ecologica dei sistemi agricoli e per l’intero comparto agroalimentare italiano. “L’impegno unitario delle associazioni del bio ha consentito di ottenere un grande risultato che, nonostante gli innumerevoli attacchi strumentali e gli argomenti utilizzati per screditare la biodinamica e cercare d’indebolire tutto il settore del biologico, ha permesso di approvare il testo di legge – scrivono le associazioni in una nota – Questa norma è essenziale per sostenere la conversione agroecologica, consentendo anche all’Italia di avvalersi del sostegno economico dedicato a questa agricoltura sostenibile certificata per far crescere il settore sia in termini di produzione che di consumi. Grazie a questa legge il biologico può diventare il motore di rilancio dell’intero comparto agroalimentare. L’Italia ha una forte vocazione al biologico, che va incrementata e valorizzata con investimenti in ricerca, innovazione, formazione e comunicazione per continuare ad essere leader tra i Paesi europei che stanno investendo fortemente in questa forma di agricoltura che tutela l’uomo e l’ambiente, oltre a creare concrete opportunità di occupazione per i giovani e le donne”.
“Siamo in presenza di un passaggio epocale verso un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e amica della salute dei consumatori. Un passo concreto verso una reale “transizione ecologica” ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, sottolineando come la legge vada incontro all’esigenza di una vera modernità agricola, quella nelle mani di coloro che lavorando la terra coniugano i vantaggi offerti dalle innovazioni tecnologiche con i saperi e le pratiche ancestrali, garantiscono il rispetto delle esigenze ecosistemiche, gestiscono le risorse naturali e limitano le esternalità negative, assicurando così una produzione adeguata in qualità e quantità. “Una legge importante per le aziende biologiche, ma anche per le tante aziende agroalimentari italiane, per la ricerca scientifica, per i consumatori, per i territori e soprattutto per le comunità che quei territori li abitano”.
Il settore del biologico rappresenta un fiore all’occhiello per il nostro Paese. Secondo i dati 2020 del report The world of organic agriculture 2022 realizzato dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica (Fibl) in collaborazione con Ifoam, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale, con 2,1 milioni di ettari, 102mila in più rispetto al 2019, l’Italia si conferma il terzo Paese dell’Unione europea come superficie coltivata a biologico: la precedono Spagna (2,4 milioni di ettari) e Francia (2,5 milioni di ettari), ma il nostro Paese presenta la maggiore incidenza di superficie bio sul totale (16,6 per cento contro una media europea del 9,2 per cento). In Europa, inoltre, l’Italia è prima per numero di produttori biologici attivi (71.590), seguono la Francia con 53.255 e la Spagna con 44.493.
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