Apre a New York il Magazzino of italian art

Se una celebre romanziera come Marguerite Yourcenar era solita paragonare le biblioteche a metaforici granai entro i quali stipare provviste per l’inverno dello spirito, non stupisce che oltreoceano a qualcuno sia venuto in mente di ricorrere all’idea di “warehouse”, ovvero magazzino, come inedita modalità di conservazione delle opere d’arte. Il nuovo imponente progetto attualmente in

Se una celebre romanziera come Marguerite Yourcenar era solita paragonare le biblioteche a metaforici granai entro i quali stipare provviste per l’inverno dello spirito, non stupisce che oltreoceano a qualcuno sia venuto in mente di ricorrere all’idea di “warehouse”, ovvero magazzino, come inedita modalità di conservazione delle opere d’arte.

Il nuovo imponente progetto attualmente in fase di realizzazione a Philipstown, nell’hinterland newyorkese ovvero nella valle del fiume Hudson, si caratterizza innanzitutto per la volontà di creare un’alternativa alla classica e paludata formula del museo.

Magazzino of Italian Art
Maestranze al lavoro per il completamento del Magazzino of Italian Art, la cui apertura è prevista per la primavera 2017

“Invece di contenere l’arte, vorremmo ospitarla e condividerla”, ha dichiarato il direttore italiano Vittorio Calabrese, preannunciando che tutti coloro che vorranno accedere al Magazzino of italian art (Mia) potranno farlo prenotando gratuitamente un appuntamento per telefono o attraverso l’apposito sito internet già attivo.

Ben 1.850 metri quadrati di spazio espositivo, consacrato all’arte italiana dal dopoguerra ai nostri giorni, saranno ripartiti tra due edifici (il primo dei quali ricavato dall’ex-sede dell’azienda informatica Cyberchron) collegati da una passerella di vetro e concepiti secondo l’estro dell’architetto spagnolo Miguel Quismondo.

E sebbene il compimento dell’opera sia previsto per la primavera del 2017, gli appositi account dei social network lavorano già a pieno ritmo per divulgare l’articolata programmazione culturale di un luogo che si propone di costituirsi come significativo punto di riferimento per l’arte italiana d’oltreoceano.

Arte povera, ma non solo

Il principale focus della produzione ospitata dal Magazzino verterà sugli esponenti di spicco della cosiddetta “arte povera”, movimento avanguardistico della seconda metà degli anni Sessanta che, in esplicita polemica contro la concezione artistica dominante, sceglie di esprimersi attraverso l’uso di materiali non pregiati quali legno, ferro, plastica, stracci, scarti, oggetti trovati, azioni performative ed installazioni.

Animata da una spiccata vocazione anti-sistema e spesso addirittura emarginata dalle gallerie dell’epoca, l’arte povera appare dunque in sintonia con le istanze altrettanto anticonvenzionali della pop-art e del minimalismo americano del medesimo periodo.

Ma oltre all’opera dei maestri di riferimento, quali ad esempio Mario Merz, Alighiero Boetti o i viventi Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Luciano Fabro, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio e vari altri, il Magazzino tenterà di dispiegare una più ampia panoramica sull’intera arte italiana dal dopoguerra ai giorni nostri, al fine di promuoverne la conoscenza e l’apprezzamento nell’ambito dell’intera Hudson Valley.

Un fitto calendario di conferenze, workshop, performance ed eventi culturali accoglierà il pubblico, ulteriormente “coccolato” dalla presenza di un frutteto, di un ristorante e di una biblioteca di oltre 5mila titoli tutti riguardanti l’arte italiana e, per la maggior parte, così poco diffusi in terra statunitense da divenire una probabile consistente attrattiva per studiosi e ricercatori.

Una coppia di mecenati di lungo corso

Promotrice ed artefice di un tale ambizioso progetto è la coppia di mecenati costituita dalla newyorkese Nancy Olnick e dal sardo Giorgio Spanu, collezionisti di lungo corso noti anche per la loro imponente raccolta di oltre 500 vetri di Murano, ai quali si affianca l’altrettanto invidiabile silloge di circa 400 pezzi d’arte povera, da entrambi reputata l’ultima vera avanguardia del Novecento.

Magazzino of Italian Art
La coppia di collezionisti Giorgio Spanu e Nancy Olnick

La Collezione Olnick Spanu era da tempo alla ricerca di una sede adeguata nella quale collocare e rendere fruibili i propri tesori: dopo un primo tentativo di insediamento su Avery Road, naufragato per l’opposizione dei residenti della zona, la scelta si è orientata sulla Route 9, dove al momento i lavori procedono speditamente.

La posizione dell’edificio conferirà al Magazzino una strategica centralità, grazie alla vicinanza di istituzioni artistiche di un certo rilievo, quali lo Storm King Art Center, la Dia Art Foundation o il Mass MoCa, e la consolidata esperienza dei due mecenati, già ideatori di un ciclo di residenze artistiche per italiani, l’Olnick Spanu art program, costituirà una preziosa risorsa in termini di “networking” e innovatività.

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