Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto con un videomessaggio al Major economies forum on energy and climate.
Clima: il mese di aprile 2024 è stato l’aprile più caldo di sempre
Undicesimo record globale di fila registrato da Copernicus: la temperatura media globale è stata di 1,58 gradi superiore all’era preindustriale.
- Quello appena trascorso è stato l’aprile più caldo di sempre: è l’undicesimo record globale di fila registrato da Copernicus.
- La temperatura medi globale è stata di 1,58 gradi superiore al periodo preindustriale.
- Nuovo record anche per le temperature degli oceani: è il tredicesimo primato consecutivo.
E undici. Come per gli ultimi dieci mesi trascorsi, anche quello da poco terminato ha segnato un nuovo record, affermandosi come l’aprile più caldo di sempre a livello globale. I dati raccolti da ERA5, il servizio di monitoraggio climatico del Copernicus climate change service dell’Unione europea, mostrano l’ennesimo aumento significativo delle temperature sia dell’aria superficiale che della superficie degli oceani, con conseguenze che si riflettono su scala globale.
Temperatura in aumento anche ad aprile 2024
Ad aprile 2024 la temperatura media dell’aria superficiale, a livello globale, è stata di 15,03 gradi Celsius (°C), superando di 0,67°C la media del periodo 1991-2020 per aprile. Questo dato segna anche un incremento di 0,14°C rispetto al precedente record stabilito nell’aprile 2016. Ma quello che colpisce di più è il confronto con la media dei livelli preindustriali, quella degli anni tra il 1850 e il 1900: ben 1,58°C in più. Questa tendenza di aumento costante non è affatto un evento isolato, dal momento che rappresenta l’undicesimo mese consecutivo in cui il record di calore mensile è stato battuto, una tendenza sempre più preoccupante.
L’Europa ha vissuto un aprile particolarmente caldo, con temperature medie superiori di 1,49°C rispetto alla media di aprile 1991-2020, confermandosi vero e proprio hub del surriscaldamento globale. Questo vale sopratutto per la fascia mediterranea e per l’Europa orientale, che ha registrato temperature notevolmente alte, mentre la penisola scandinava e l’Islanda sono rimaste al di sotto della media, a testimonianza di quanto sia importante considerare le differenze regionali nel contesto del riscaldamento globale. Al di fuori dell’Europa, le regioni con le maggiori anomalie termiche includono Nordamerica, Groenlandia, Asia orientale, Medio Oriente nordoccidentale, parti del Sudamerica e gran parte dell’Africa.
Mari bollenti anche se El Niño scema
Le temperature della superficie del mare hanno anch’esse registrato valori eccezionalmente alti, con una media di 21,04°C, anche in questo caso il valore più alto mai registrato per il mese di aprile e addirittura tredicesimo mese consecutivo in cui i mari sono stati più caldi che mai per il rispettivo mese dell’anno. Una piccola buona notizia è che il Niño, nel Pacifico orientale, dopo aver portato con sé calore e siccità, ha continuato a indebolirsi verso condizioni neutre, ma le temperature dell’aria marina in generale sono rimaste a un livello insolitamente alto. E tuttavia, secondo Carlo Buontempo, direttore di Copernicus, “mentre le variazioni di temperatura associate con i cicli naturali come El Niño vanno e vengono, l’energia extra intrappolata nell’oceano e nell’atmosfera dalle crescenti concentrazioni di gas serra continuerà a spingere la temperatura globale verso nuovi record”.
Piove troppo poco, o troppo
Le variazioni climatiche non si limitano alle temperature: aprile 2024 ha visto anche significative variazioni nei modelli di precipitazioni. Mentre molte regioni dell’Europa settentrionale, centrale e nordorientale hanno registrato precipitazioni superiori alla media, alcune parti dell’Europa meridionale e dell’Asia centrale sono state più aride del normale. Tra queste, gran parte della Spagna orientale, dell’Italia peninsulare, dei Balcani occidentali, della Turchia, dell’Ucraina e della Russia meridionale, nonché dell’Islanda. Queste discrepanze possono portare a fenomeni meteorologici estremi come piogge torrenziali e inondazioni.
Anche i ghiacci marini hanno subito gli effetti del riscaldamento globale. L’estensione del ghiaccio marino artico è stata leggermente inferiore alla media (2 per cento in meno), mentre quella antartica è stata significativamente ridotta (9 per cento in meno della media), continuando un trend preoccupante degli ultimi anni, e precisamente a partire dal 2017.
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