Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Arabia Saudita, 47 esecuzioni in un giorno. Scoppia la protesta
Decine di condannati a morte sono stati uccisi in Arabia Saudita. Tra di loro anche lo sciita Nimr Baqer al-Nimr, che da anni si batteva contro il regime.
L’Arabia Saudita ha giustiziato 47 persone, che erano state condannate per “terrorismo”. Si tratta di 45 sauditi, un egiziano e un uomo originario del Ciad. Tra di loro, figura anche l’imam sciita Nimr Baqer al-Nimr, uno dei leader della protesta contro il regime.
Ad annunciarlo è stato, il 2 gennaio, lo stesso ministero dell’Interno di Riad. Al-Nimr aveva 56 anni, ed era uno di più noti oppositori della dinastia sunnita al potere: aveva guidato le contestazioni del 2011, quando sull’onda della primavera araba nelle regioni orientali del paese la minoranza sciita aveva tentato di ribellarsi. Arrestato nel luglio del 2012, è stato condannato al termine di un processo definito “iniquo” dall’organizzazione non governativa Amnesty International.
La rivolta del mondo musulmano sciita
La vicenda ha provocato l’immediata reazione dell’intero mondo musulmano sciita. Nel sultanato del Bahrein, migliaia di persone si sono riversate in strada dando luogo a manifestazioni e a scontri con la polizia. In Iraq l’ayatollah Ali Sistani ha parlato di “aggressione” e di “assassinio di innocenti”. In Libano lo sceicco Naim Qassem – numero due di Hezbollah e alleato dell’Iran – ha definito l’esecuzione di al-Nimr “un’infamia e un segno di debolezza da parte di Riad, che dimostra di non tollerare le opinioni dissidenti”. Reazioni dello stesso tenore si sono registrate nello Yemen, dove l’Arabia Saudita dirige una coalizione militare contro i ribelli sciiti.
Ma è in Iran che la notizia della morte di al-Nimr ha suscitato le proteste più dure. Un migliaio di persone hanno manifestato nella capitale, Teheran, di fronte all’ambasciata saudita, che è stata parzialmente data alle fiamme nella notte tra sabato e domenica. “Senza alcun dubbio, il sangue di questo martire, versato ingiustamente, sarà vendicato dalla mano divina”, ha dichiarato la guida suprema iraniana, l’ayatollah Khamenei.
Rotte le relazioni diplomatiche tra Iran e Arabia Saudita
Da parte sua, il presidente Hassan Rohani ha condannato le esecuzioni, ma ha anche definito “ingiustificabili” gli attacchi agli uffici diplomatici della monarchia mediorientale. Una presa di posizione che però non è bastata a placare i sauditi, che hanno reagito annunciando la rottura delle relazioni con Teheran, lasciando quarantotto ore di tempo al personale dell’ambasciata iraniana per lasciare il paese. Similmente, il Bahrein e gli Emirati Arabi hanno deciso di richiamare i loro rappresentanti in Iran.
Un’escalation che non è piaciuta alle Nazioni Unite: il segretario generale Ban Ki-moon si è detto “profondamente scosso” dalle esecuzioni, e ha lanciato un appello “alla calma e alla moderazione”. Il rischio, infatti, è che la morte di al-Nimr possa aprire un conflitto duraturo tra le due grandi anime del mondo musulmano.
Immagine di apertura: ©Mazen Mahdi/Demotix/Corbis
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