Le accuse sono di una gravità estrema. La polizia di frontiera dell’Arabia Saudita avrebbe ucciso barbaramente centinaia di migranti, in prevalenza provenienti dall’Etiopia, soltanto nel periodo compreso tra i mesi di marzo del 2022 e di giugno del 2023. A documentare il tutto, con numerose testimonianze e riscontri, è un rapporto dell’organizzazione non governativa Human rights watch (Hrw), che ha ascoltato decine di migranti sopravvissuti all’inferno, le cui versioni concordano.
Per Human rights watch si tratta di “crimini contro l’umanità”
I migranti in questione sono partiti dall’Etiopia e hanno attraversato il mar Rosso per raggiungere lo Yemen, muovendo quindi verso nord nella speranza di poter varcare la frontiera saudita. A spingerli, la miseria nella quale vivono e la speranza, quasi sempre illusoria, di trovare un posto di lavoro nella ricca monarchia araba.
“Le uccisioni che avvengono in questa frontiera remota avvengono al riparo dagli sguardi del mondo intero”, ha spiegato in un comunicato Nadia Hardman, responsabile delle campagne sulle migrazioni di Hrw. Che punta il dito contro quelle che considera enormi operazioni di greenwashing da parte del governo saudita: “Spendono miliardi nello sport e nel divertimento per migliorare la loro immagine”, mentre continuano a perpetrare quelli che vengono definiti “delitti orribili”, che potrebbero rappresentare dei “crimini contro l’umanità”, per dimensioni, violenza e sistematicità.
Esplosivi e armi pesanti contro i migranti alla frontiera saudita
La stessa Hrw ha spiegato di essere rimasta sorpresa di fronte al numero e alla frequenza dei casi. Ma a lasciare atterriti sono anche le modalità delle uccisioni: si parla di corpi smembrati, di esplosivi utilizzati per uccidere in massa i gruppi di migranti. E perfino armi pesanti.
L’organizzazione non governativa ha raccolto le testimonianze di 38 migranti in tutto. Ma ha anche utilizzato video, fotografie pubblicate sui social network o recuperate da altre fonti e immagini satellitari. “Ci chiedevano su quale parte del corpo preferivamo ci sparassero”, ha raccontato uno di loro. “Donne, uomini, bambini lasciati gravemente feriti a terra, alcuni smembrati, altri morti”, riferisce Hrw. “Quando ci sparavano addosso, era come una pioggia di proiettili – ricorda una ragazza di 20 anni -. Ho visto un uomo implorare aiuto. Aveva perso entrambe le gambe, ma non abbiamo potuto fare niente, perché correvamo per salvarci”.
Arabia Saudita e Somalia annunciano un’inchiesta congiunta
Le rivelazioni sono talmente gravi da aver suscitato un’ondata di reazioni da parte delle diplomazie internazionali. Gli Stati Uniti hanno chiesto l’apertura di un’inchiesta e hanno manifestato la loro “inquietudine riguardante le accuse contro il governo di Riad”. Dopo poche ore, la Somalia e l’Arabia Saudita hanno annunciato che investigheranno congiuntamente sulla questione. Sarebbe tuttavia stato molto più rassicurante se tale inchiesta fosse condotta assieme alle Nazioni Unite.
🔊 Saudi Arabia denies claims by Human Rights Watch of shooting dead hundreds of Ethiopian migrants on the mountainous Yemen border. One migrant describes a dramatic escape from gunfire, on Reuters World News daily podcast https://t.co/VvnaIJcDXkpic.twitter.com/I7dtApvRBU
Queste ultime hanno commentato la notizia per bocca di Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale António Guterres, che si è detto “molto preoccupato. So che il nostro ufficio per i diritti umani è al corrente della situazione e ha stabilito dei contatti sul posto, ma è molto difficile anche per loro confermare quale sia la situazione alla frontiera”.
La preoccupazione delle Nazioni Unite
Hrw ha lanciato un appello al governo di Riad affinché “cessi immediatamente” ogni violenza contro i migranti e i richiedenti asilo. Esortando a sua volta l’Onu a condurre un’indagine indipendente.
Il paese del Caucaso punta su eolico, solare e idroelettrico. Ma il legame con il petrolio è ancora forte. Quali progetti ci sono nel cassetto e che ruolo gioca l’Europa.
Israele a Gaza sta attuando politiche che privano deliberatamente la popolazione delle risorse per vivere. Per il Comitato speciale dell’Onu è genocidio.
La società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib è stata condannata a pagare un risarcimento danni di 42 milioni