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Itinerario. 10 punti di Milano in cui l’architettura si fonde con la natura
Quando la natura ispira le architetture urbane. Dopo Roma, questa volta è Milano che ospita il tour delle facciate più “naturali” del Novecento.
Il dialogo tra natura e architettura, a Milano, ha trovato modi espressivi diversi nel tempo e negli stili. Dai primi anni del Novecento fino a ridosso della Prima guerra mondiale le zone di corso Magenta, corso Venezia e parco Sempione si popolano di animali esotici e piante rampicanti per assecondare i gusti dell’emergente classe borghese. Con l’esposizione internazionale del 1906 di Milano, lo stile Liberty esplode a testimonianza del progresso raggiunto dalla città, senza però arrivare alla frivolezza dell’Art Noveau d’oltralpe. La vita del Liberty milanese spaziò dal floreale all’eclettismo, subendo le influenze della Secessione viennese, per spogliarsi definitivamente dell’elemento vegetale abbracciando lo stile neo medioevale. Ma la natura ispira sempre nuove forme, che oggi si plasmano con materiali sostenibili e tecnologie all’avanguardia, trovando espressione perfino nelle aree di ristoro autostradali.
Stazione Centrale – piazza Duca d’Aosta
Dopo il fermento dell’esposizione del 1906 il Liberty milanese risente della contaminazione degli stili europei. Il progetto di Ulisse Stacchini per la Stazione Centrale subisce le influenze stilistiche estere segnando il definitivo tramonto della stagione liberty a Milano. Le imponenti e massicce forme in pietra d’Aurisina di quella definita come una delle stazioni più belle d’Europa sono intrise di un gusto tardo Liberty che volge all’eclettismo e al razionalismo degli anni Trenta. Costruita, tra il 1906 e il 1931, la Stazione Centrale di Milano conserva un sistema decorativo monumentale. Nella parte frontale le fontane antropomorfe, le figure allegoriche come i leoni alati, simbolo delle ferrovie, gli orologi, candelabri e i cavalli alati al culmine celebrano la stazione come il luogo di passaggio per eccellenza. Mentre gli accessi laterali alla Galleria delle Carrozze (oggi pedonale) sono incorniciati da figure mostruose, rievocate dai bestiari medievali.
Cinema Dumont – via Frisi, 8
Costruito tra il 1908 e il 1910 su un lotto precedentemente occupato dal lazzaretto, il cinema Dumont è l’edificio dalla storia più nostalgica dell’itinerario. Inaugurato come cinema d’eccellenza, con il tempo ha subito gli effetti del degrado, fino ad arrivare alla demolizione dell’abitazione dei primi proprietari e alla conversione in rimessa per automobili. Nonostante le manomissioni all’impianto, il cinema Dumont, il secondo costruito in Italia dopo il Lumière di Pisa (1905), è tornato recentemente alla luce. Aperto al pubblico come biblioteca di quartiere all’interno conserva ancora parte dei sostegni originali, mentre dall’esterno le decorazioni in cemento armato modellato in medaglioni, elementi vegetali e maschere collocano lo stile dell’edifico in un pieno periodo liberty.
Casa Galimberti – via Malpighi, 3
Costruita tra il 1902 e il 1905 dai fratelli Galimberti, su progetto di Giovan Battista Bossi, Casa Galimberti è uno dei primi esempi di palazzina a uso abitativo e commerciale in stile liberty milanese. Per questo, nel 1965 è stata sottoposta a vincolo monumentale. I committenti, forti sostenitori di questo stile, hanno scelto un apparato decorativo che tratteggiasse il gusto della nascente classe borghese discostandosi dallo stile aristocratico dei palazzi patrizi. Per questo, durante tutta l’evoluzione del Liberty a Milano, saranno il cemento armato e il ferro a essere modellati in fluenti forme vegetali o animali. In Casa Galimberti, sopra una fascia in pietra di Trezzo, si aprono 170 metri quadrati di superficie decorati con ceramiche dipinte a fuoco raffiguranti morbide figure femminili, al primo piano, ed esili vegetazioni nei piani superiori.
Casa Berri-Meregalli – via Cappuccini, 8
L’eclettismo esasperato di questo progetto del 1911-1913 di Giulio Ulisse Arata si manifesta nell’esuberante concentrazione di stili architettonici che, dalle logge romaniche al verticalismo gotico alla leggerezza del Liberty, segna insieme alla Stazione e al Castello Cova la chiusura dell’esperienza liberty milanese. Per la realizzazione di questo edificio lavorano i migliori artigiani, primo fra tutti Alessandro Mazzucotelli a cui si deve il prestigio degli apparati decorativi in ferro battuto. Gli effetti cromatici dovuti all’uso del cemento armato, del mattone e del mosaico sottolineano l’articolazione delle volumetrie, la soluzione d’angolo con il portone d’ingresso e le decorazioni. In queste ultime, il tema animale prevale su quello vegetale con pesci, rane, teste d’ariete, gufi, bovini e sculture a tutto tondo di putti.
Villa Necchi Campiglio – via Mozart, 14
Villa Necchi Campiglio non poteva essere esclusa dall’itinerario. Questo splendore di architettura razionalista, progettata da Pietro Portaluppi tra il 1932 e il 1935, fu la raffinata abitazione di Angelo Campiglio e di Gigina e Nedda Necchi, imprenditori pavesi noti per le macchine da cucire, e dal 2001 proprietà del Fai, il Fondo ambiente italiano. Immerso in un ampio giardino, l’edificio dialoga con l’elemento naturale attraverso le ampie vetrate del giardino d’inverno, in cui la modernità e l’agiatezza vengono affiancati a un ricercato uso dei materiali e dell’apparato decorativo. In un angolo appartato della casa, la veranda o giardino d’inverno si apre verso il giardino, mentre l’elemento naturale entra all’interno dell’abitazione attraverso le pareti vetrate, le aiuole interne e la pavimentazione in marmo verde. Le linee esterne ispirate al nascente razionalismo in Villa Necchi Campiglio vengono spezzate dal sapore Decò, evidente soprattutto negli elementi decorativi interni.
Casa Ferrario – via Spadari, 3
Questo edificio, costruito nel 1902, è il più significativo esempio di quello stile che rese Milano la capitale italiana del Liberty. Sul progetto architettonico di Ernesto Pirovano lavora Alessandro Mazzucotelli, il quale riesce totalmente a esprimere i canoni del nuovo stile. Le spettacolari ringhiere in ferro battuto sono movimentate da motivi vegetali e zoomorfi che, sullo sfondo color crema dell’intonaco del palazzo, si intrecciano in un complicato ritmo verticale. Proprio i rami, le liane rampicanti e gli esili tronchi d’albero uniscono i balconi costituendo un bosco pensile apparentemente naturale.
Castello Cova – via Carducci, 36
Ultimo esempio di architettura liberty a Milano. Al Castello Cova, noto anche come Casa Viviani Cova, il progettista Adolfo Coppedè, fratello di Gino Coppedè, abbandona ogni forma di decorazione a favore di uno stile neo medioevale in cui le differenze cromatiche e gli elementi architettonici costituiscono l’apparato decorativo dell’edifico. L’eccentrico progetto, eseguito tra il 1910 e il 1915, segue il tracciato delle mura medievali e, quasi di fronte alla porta urbica della Pusterla di Sant’Ambrogio, ne richiama la struttura con l’uso della muratura non intonacata. Le finestre a bifora o trifora, le merlature guelfe e la torretta spiegano il neo medioevalismo di quest’opera, ancora legata al Liberty milanese solo per il gusto eclettico del bugnato al piano terra e della loggia angolare. 35 anni dopo la costruzione del Castello Cova, proprio la loggia coperta ispirerà la progettazione della Torre Velasca.
Casa Laugier – corso Magenta, 96
Lungo corso Magenta venne costruita nel 1905 Casa Laugier, su progetto di Antonio Tagliaferri. Qui, lo stile liberty abbandona la frivolezza dell’Art Nouveau per esprimersi in toni più classicisti, lasciando comparire sulla facciata degli innesti in mattone rosso, a memoria della tradizione edilizia lombarda. L’uso decorativo del cemento armato alternato all’applicazione di maioliche, dipinte con teste di leone al primo piano e con motivi vegetali nei successivi, crea dei contrasti cromatici che lasciano risaltare le balconate in ferro battuto di Alessandro Mazzucotelli. Casa Laugier è l’unico edificio di questo itinerario a vantare ancora l’originalità degli arredi e le vetrate (1910) della farmacia Santa Teresa che occupa i locali commerciali del piano terreno.
Villa Romeo Faccanoni – via Buonarroti, 48
Le caratteristiche principali di questo villino, progettato da Giuseppe Somamruga tra il 1912 – 1914, sono gli effetti cromatici dovuti all’accostamento di materiali differenti e i due nudi femminili di Ernesto Bazzaro che, ritenuti sconci per l’epoca, furono inseriti sul retro della villa dalla facciata di Palazzo Castiglioni. Anche in questo villino si cimenta l’estro di Alessandro Mazzucotelli, il quale realizza, nel linguaggio tipico dell’Art nouveau, delle ringhiere in ferro battuto con motivi prettamente floreali. Dopo essere stata acquistata da Nicola Romeo, il noto imprenditore automobilistico, tra il 1938 e il 1940 Villa Romeo Faccanoni venne ampliata e adattata a struttura ospedaliera da Giò Ponti.
Autogrill Villoresi Est – A8 Milano – Laghi, Lainate MI
Il progetto di Giulio Ceppi dello Studio Total Tool di Milano per la stazione di servizio di Villoresi Est può considerarsi il fiore all’occhiello del gruppo Autogrill in merito alla salvaguardia ambientale. La forma, a “vulcano”, testimonia la particolare attenzione del progettista e del committente verso la natura, così anche la scelta dei materiali e di immergere l’autogrill in una area verde di 19mila metri quadrati perfettamente integrata all’ecosistema circostante del Parco del Groane. La struttura, che raggiunge i 27,5 metri di altezza, è interamente sorretta da travi in legno lamellare proveniente da boschi gestiti in modo responsabile. I materiali, tutti ecocompatibili e riciclabili, l’accessibilità da parte dei disabili, l’attenzione al risparmio energetico e alla cura del dettaglio fanno di questo edificio un grande esempio di architettura sostenibile che non rinuncia, tuttavia, al design di alta qualità.
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