La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Ricerca ha scoperto che in aree densamente abitate le api trovano cibo più facilmente, percorrendo meno strada e sprecando meno energia.
Orti urbani, giardini, balconi fioriti, parchi. Sembra che questi habitat prettamente urbani supportino più facilmente le colonie di api impollinatrici (Apis mellifera), rispetto alla campagna aperta dove spesso viene praticata l’agricoltura intensiva e monospecifica. In pratica: le api fanno meno fatica a trovare cibo in città che in campagna. E la cosa pare un ossimoro, a ben vedere. A renderlo noto è una ricerca pubblicata sul Journal of applied ecology da un gruppo di scienziati della Royal Holloway University che suggerisce che le aree ricche di fiori all’interno delle città potrebbero svolgere un ruolo importante nella conservazione degli impollinatori.
Per giungere a questa conclusione il gruppo di lavoro ha analizzato i viaggi e di conseguenza le distanze coperte dagli imenotteri nell’area urbana di Londra, confrontandole poi con i vicini presenti nelle campagne circostanti. Come scrivono i ricercatori, quasi sorprendentemente, si è trovato che le api di città percorrevano in media 492 metri durante il bottinamento, mentre quelle di campagna si portavano ad una distanza quasi doppia, ovvero 743 metri. Si è tentato dunque di capire se questa differenza fosse dovuta ad una qualità migliore del nettare, cosa che però non è sembrata essere determinante: la quantità e la qualità del nettare raccolto erano pressoché le stesse.
Decisamente interessante poi il metodo impiegato per comprendere le distanze e le direzioni coperte dagli impollinatori. Ogni ape infatti, quando torna all’alveare, esegue una danza particolare che è possibile analizzare per capire in quale zona ha trovato più nettare, dando alle operaie all’interno dell’alveare una sorta di “recensione” dell’area in cui ha trovato il nettare migliore. Il risultato è che non solo le api in città faticano meno, quindi consumano meno energia per il foraggiamento, ma che sembra che quest’ultime siano anche più in salute rispetto alle cugine che vivono in campagna e che sono soggette alla presenza di sostanze impiegate in agricoltura, come gli insetticidi (anche se questo è un punto da approfondire ulteriormente, spiegano i ricercatori).
È quindi probabile che si siano venute a creare sostanzialmente due realtà quasi opposte: gli ambienti urbani presentano infatti diverse varietà, che fioriscono in diversi momenti dell’anno, mettendo a disposizione maggiori quantità di nettare, mentre in campagna aperta dove si pratica l’agricoltura intensiva le fioriture spesso sono monospecifiche e durano per un tempo relativamente distretto.
I ricercatori quindi concludono che le aree urbane dovrebbero e potrebbero essere pianificate per poter offrire aree di supporto in chiave protezionistica per Apis mellifera e altri impollinatori generalisti, mentre ci si dovrebbe concentrare nel migliorare la biodiversità delle aree agricole, magari lasciando prati stabili o incolti, in maniera tale da offrire sostentamento agli insetti durante la maggior parte dell’anno.
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