Paolo Corazzon, meteorologo e divulgatore scientifico a 3B Meteo, ci ha spiegato quanto le condizioni atmosferiche, le nostre abitudini e i cambiamenti climatici possono influire sulla qualità dell’aria che respiriamo.
C’è chi registra ogni giorno l’impatto dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici sulla qualità dell’aria che respiriamo. E al tempo stesso fa i conti con pioggia, sole, neve e temporali. Così è per Paolo Corazzon, il noto meteorologo a 3B Meteo, che ci ha ricordato quanto la cattiva qualità della nostra atmosfera abbia un effetto purtroppo ormai certo: quello di accorciarci la vita. “È brutto dirlo, ma inevitabile. Si contano in Europa 400 mila morti premature ogni anno. Si calcola che potremmo mediamente vivere due anni in più, se solo respirassimo aria pulita. Paghiamo un prezzo altissimo all’inquinamento” ha sottolineato a LifeGate.
Siamo partiti dall’analisi del report Mal’Aria di Legambiente. Nelle nostre città tira davvero una brutta aria. Dal tuo osservatorio quali sono gli elementi fisici che ci aiutano a respirare meglio?
È da anni che si studiano i legami tra la meteorologia, le correnti atmosferiche e la concentrazione degli inquinanti in atmosfera. È fondamentale l’aiuto che il tempo meteorologico può dare nel migliorare l’aria che respiriamo, a partire dalla pioggia che “lava” letteralmente la nostra atmosfera. C’è anche un altro elemento importante: il vento. Anche se, per sua natura, non agisce sempre come vorremmo. Perché può spostare gli agenti inquinanti da zone inquinate ad aree che non lo sono. Ma ci sono anche altri aspetti meteorologici che influenzano la qualità dell’aria, come il sole e le alte temperature, specie in presenza di inquinamento. Un’accoppiata che d’estate dà origine all’ozono, gas inquinante che sappiamo non dovrebbe trovarsi nella parte bassa dell’atmosfera, la troposfera. Insieme generano processi chimici in atmosfera che partendo dagli ossidi di ozono, sempre prodotti dall’attività antropica, producono ozono. Un elemento la cui concentrazione sta diventando sempre più preoccupante e che ingeriamo con effetti negativi sulla nostra salute.
Ozono, ossidi di azoto, particolato. Sono tutti inquinanti che derivano dalle attività antropiche, però.
Verissimo, ma non tutti sanno che l’inquinamento è anche prodotto da sostanze di origine naturale. Come il polline che contribuisce a inquinare la nostra aria e che si unisce agli agenti chimici e al particolato. Sappiamo che ha ricadute fortissime sulle persone allergiche, sempre più esposte. Anche perché il periodo delle fioriture si sta allungando sempre più, con conseguenze sulla salute di molti. Una cosa è certa: l’inquinamento è legato sia all’attività umana che a fattori naturali. Entrambi possono essere, però, amplificati o risolti dalle condizioni metereologiche. Un esempio lampante arriva dalla pianura padana. Una delle zone più inquinate d’Italia e d’Europa per diverse cause. Dalla conformazione geografica, all’altissima densità abitativa, al traffico, alle industrie, ai riscaldamenti e agli allevamenti. Ma quello che si sa di meno è che d’inverno sopra la pianura padana si crea in atmosfera una specie di “tappo”. Fattore che impedisce la dispersione degli inquinanti, dovuto alla presenza di aria più calda in quota che nei bassi strati e ne favorisce l’accumulo. Ed è anche questo uno dei motivi per cui ci ritroviamo a respirare aria sporchissima.
In un certo senso voi metereologi non vi limitate più alle sole previsioni del tempo, ma anche a quelle dell’inquinamento. Come si è evoluto il vostro lavoro in questi anni?
È vero facciamo anche le previsioni dell’inquinamento o meglio della concentrazione dei principali inquinanti ogni giorno. A partire dai particolati sospesi come PM10 e PM 2,5 al biossido di zolfo e azoto, all’ossido di carbonio. Così come anche dei pollini, in via sperimentale. Sono informazioni fondamentali, specie per le fasce di popolazione più a rischio come bambini e anziani. D’altro canto, proprio con l’arrivo dell’estate sentiremo sempre più spesso arrivare dai media le indicazioni di non esporre i soggetti più fragili durante le ore più calde del giorno non solo per gli effetti del caldo sul nostro organismo, ma anche a causa della concentrazione degli inquinanti come l’ozono. Quindi, anche il nostro lavoro di metereologi può essere utile per sapere non solo se domani pioverà, ma che aria respireremo. Concentrazioni che vengono determinate in modo scientifico sui dati delle concentrazioni giornaliere e poi uniti alle previsioni metereologiche. Attraverso dei modelli statistici siamo in grado di indicare la distribuzione e la dispersione degli inquinanti nell’arco di 48 – 72 ore. Indicazioni preziose per chi ha problemi respiratori, cardiovascolari o di allergie. Senza dimenticare che dobbiamo “curare” l’aria esterna per migliorare la qualità dell’aria interna nelle nostre case che spesso rischia di essere di qualità peggiore. Per vari motivi siamo tornati a scaldare le case con le stufe a pellets. È un modo economico e naturale ma non possiamo dimenticare che la combustione produce anidride carbonica e fumi, ma anche particolato che poi respiriamo.
I cambiamenti climatici hanno una qualche influenza sulla qualità dell’aria che respiriamo?
Partendo dalla pianura Padana negli ultimi mesi abbiamo avuto la bora e nelle scorse settimane le polveri del Sahara. In tutto il Mediterraneo stiamo assistendo a fenomeni che sono anche riconducibili ai cambiamenti climatici. E il legame tra cambiamenti climatici e qualità dell’aria è innegabile. Oltre il problema dell’ozono troposferico, dobbiamo pensare che l’area mediterranea si sta surriscaldando sempre più. Assistiamo a periodi sempre più lunghi di siccità e temperature ben oltre la norma. Fattori che a loro volta stanno innescano altre reazioni a catena. Ci dimentichiamo ad esempio che avere temperature più calde vuol dire avere anche i nostri mari più caldi. Ciò è molto grave. Perché un Mediterraneo più caldo è meno in grado di assorbire anidride carbonica. Così per tutti gli altri mari e oceani che stanno perdendo una delle caratteristiche fondamentali delle masse d’acqua del globo per la salute del pianeta, anzi la rilasciano a loro volta. Abbiamo poi precipitazioni sempre più irregolari. È vero, la pioggia aiuta a pulire l’aria ma sempre più spesso assistiamo a periodi di precipitazioni intense e abbondanti alternati a siccità. Fattori che favoriscono gli incendi, e non permettono il controllo di quelli dolosi. Con l’immissione in atmosfera di altro particolato e anidride carbonica. È vero, quest’ultima non è pericolosa per noi, ma sappiamo che lo è per il pianeta. Insomma tutto quello che facciamo ha una ricaduta certa sul nostro Pianeta.
Quindi, dopo questo quadro, non proprio confortante ma sicuramente realistico, cosa possiamo fare?
Penso che ognuno di noi possa fare qualcosa nella propria quotidianità. A partire dal risparmio energetico. Se lascio la luce accesa, utilizzo energia che molto spesso che non è prodotta da fonti rinnovabili. Anche questo è inquinare. Evitare lo spreco è già un aiuto fondamentale per noi e il pianeta. Poi certo ci vogliono sicuramente aiuti e decisioni politiche di interesse pubblico più incisive per cambiare la nostra qualità dell’aria, ma oltre il tema dei trasporti ci sono anche altre fattori che possiamo controllare e su cui possiamo incidere per ridurre emissioni di agenti inquinanti e anidride carbonica. Come il cibarsi di alimenti a Km zero, evitare alimenti che sappiamo non sono stati prodotti o trasportati in modo sostenibile. Come la frutta esotica e l’olio di palma, causa delle deforestazione. E magari dovremmo provare a cambiare abitudini, mangiare meno carni. Ormai è risaputo che gli allevamenti intensivi danno un forte contributo all’inquinamento atmosferico. Insomma, dobbiamo essere più sostenibili, in ogni nostro atto quotidiano. Anche questo contribuisce a farci respirare meglio e vivere di più.
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