Ariel Pink, artista fra i più importati della scena indie statunitense, è stato abbandonato dalla sua etichetta discografica: la Mexican summer di Brooklyn ha maturato la decisione a seguito della partecipazione dell’artista al raduno pro Trump a Washington Dc, lo scorso 6 gennaio.
Sono molti gli artisti musicali che hanno condannato l’invasione di Capitol Hill a Washington Dc. Primo fra tutti Neil Young, che ha condiviso uno statement contro il presidente Donald Trump e i suoi messaggi sui social media che avrebbero scatenato e incitato le rivolte. Ma anche artisti come Pink, Tom Morello, Paul Stanley dei Kiss, Questlove, Dami Lovato e Stevie Wonder, nonché l’industria musicale in generale, hanno fortemente criticato i fatti accaduti, sollecitando il vicepresidente Mike Pence a invocare il venticinquesimo emendamento per rimuovere il presidente dall’incarico.
It is time for the leaders of this country to invoke the 25th Amendment. Isn’t it obvious? Today has made me sad with disbelief with what is happening in my country, a country that has inspired my songs of hope and love.
La partecipazione di Ariel Pink agli scontri di Capitol Hill
Ma Ariel Pink — vero nome Ariel Rosenberg — non solo ha appoggiato i fatti accaduti a Washington, ma ne è stato anche protagonista in prima persona.
Colui che è stato definito qualche anno fa dal critico musicale Simon Reynolds la “figura di riferimento del nuovo movimento pop ipnagogico”, nonché uno dei più importanti artisti indie statunitensi, è stato avvistato tra i manifestanti pro Trump che la scorsa settimana hanno fatto irruzione nella sede del governo degli Stati Uniti.
Il caso è nato da una foto pubblicata sul profilo Instagram della regista documentarista Alex Lee Moyer che la mostrava in compagnia di Ariel Pink e John Maus, musicista indipendente, collega e collaboratore di lunga data di Ariel Pink, sul letto di un hotel accompagnata dalla didascalia: “Il giorno in cui siamo quasi morti, ma in realtà ci siamo divertiti molto”.
Prima che l’account della Moyer diventasse privato, la foto, insieme a un video di Maus presente al raduno, è stata ricondivisa anche su Twitter da fan increduli che chiedevano spiegazioni sulla presenza degli artisti. A quel punto è stato lo stesso Ariel Pink a confermare di aver partecipato alle manifestazioni.
proof that both @JOHNMAUS@arielxpink were at there. never once did one of these artists express ñ their solidarity for the BLM movement. it’s crazy how indie artists claim to follow this alternative lifestyle, yet express such traditional and archaic views. https://t.co/rxLizhipOO
Rosenberg ha detto: “Ero a Washington Dc per dimostrare pacificamente il mio sostegno al presidente. Ho partecipato alla manifestazione sul prato della Casa Bianca e sono tornato in albergo a fare un pisolino. Caso chiuso”.
i was in dc to peacefully show my support for the president. i attended the rally on the white house lawn and went back to hotel and took a nap. case closed
Il cantante ha negato di aver preso parte alle attività illegali della frangia più violenta di manifestanti, quella che in seguito ha fatto irruzione in Campidoglio. In un altro tweet ha, infatti, scritto: “Prova che ho preso d’assalto il Congresso? Non direi. Stai suggerendo che l’edificio ha un bed and breakfast a cui in qualche modo abbiamo avuto accesso?”.
Pink ha anche risposto a coloro che commentavano la sua decisione di prendere parte alle proteste con una pandemia in corso, twittando: “Le proteste del BLM negli ultimi sei mesi non sono state informate della pandemia?”.
In un messaggio a Pitchfork, invece, Alex Lee Moyer afferma di aver incontrato i due musicisti indie per discutere di un progetto non correlato e, nel suo ruolo di giornalista documentarista si è “sentita obbligata a registrare ciò che stava accadendo” a Washington.
L’etichetta discografica termina il rapporto con Ariel Pink
L’etichetta di Ariel Pink ha preso le distanze dall’artista e il 9 gennaio ha reso nota la decisione di terminare il suo rapporto con l’artista. In un tweet ha fatto sapere che: “A causa dei recenti eventi, Mexican summer e il suo staff hanno deciso di terminare il loro rapporto di lavoro con Ariel Rosenberg AKA Ariel Pink”.
Due to recent events, Mexican Summer and its staff have decided to end our working relationship with Ariel Rosenberg AKA Ariel Pink moving forward.
La Mexican summer aveva pubblicato l’ultimo album di Rosenberg, Dedicated to Bobby Jameson, e aveva in programma di pubblicare le ultime uscite degli Ariel archives, serie di ristampe e compilation retrospettive.
Ariel Pink e il suo endorsement a Trump
Già lo scorso ottobre, Rosenberg aveva manifestato il suo appoggio per Trump, twittando: ”Trump e la sua squadra sono i geni del nostro tempo”, e in questi ultimi mesi ha ricondiviso pensieri e le accuse del senatore Rand Paul di frode elettorale diffusa da parte del partito democratico alle ultime elezioni americane.
In realtà, negli anni Ariel Pink ha rilasciato parecchie dichiarazioni controverse. Dal definire Grimes “stupida e ritardata” (guadagnandosi l’aggettivo di misogino), al sostenere la Westboro Baptist Church, conosciuta per le sue ideologie estreme specialmente contro gli omosessuali, fino all’affermare che il matrimonio gay “lo fa infastidisce” o che “non è illegale essere razzisti”.
Il presidente Biden ha annunciato nuovi aiuti all’agenzia Onu per la Palestina, sconfessando la sospensione dei finanziamenti voluta da Trump nel 2018.
Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
I Massive Attack hanno chiuso l’edizione 2024 del Todays festival con uno show unico, dove la musica si è mescolata alla mobilitazione politico-sociale.
La rivista scientifica The Lancet fa un bilancio della presidenza di Donald Trump sul fronte ambientale e sanitario. Arrivando a conclusioni molto pesanti.
Torture, aborto, muro alla frontiera col Messico. E ancora trattati, petrolio e diritti dei gay. La prima settimana di Trump alla guida degli Stati Uniti.