La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Niente più armi di distruzione di massa per uno dei fondi pensioni più ricchi d’Europa
Il fondo pensione olandese ABP e il fondo sovrano norvegese fanno un altro passo avanti verso lo stop ai finanziamenti per chi costruisce armi nucleari.
Il più grande fondo pensione olandese, Abp, ha promesso di liberarsi di tutti i propri investimenti nei colossi del tabacco e delle armi nucleari nell’arco di un anno. Stiamo parlando di una cifra complessiva che si aggira intorno ai 3,3 miliardi di dollari, che – ha dichiarato Erik van Houwelingen in una nota riportata dal Daily Mail – già da tempo era oggetto di riflessioni e di dibattito, all’interno e all’esterno dell’azienda.
La decisione è destinata a lasciare il segno, perché Abp è uno dei fondi pensione più importanti d’Europa, con un volume di asset gestiti pari a circa 400 miliardi di euro. Esprime soddisfazione l’ong Pax, che da anni faceva pressione sul fondo: “Questa è una grande notizia per tutti gli insegnanti, dipendenti pubblici, agenti di polizia e politici in Olanda, perché i soldi per la loro pensione non saranno più investiti in armi di distruzioni di massa”, ha dichiarato la portavoce Susi Snyder.
Breaking news: The largest Dutch pension fund @abppensioen will divest from nuclear weapons! ABP has “finally made the right decision”, says PAX program leader nuclear disarmament @susisnyder.
For more info read the article from @DontBankonBomb https://t.co/aLmsBkexBv pic.twitter.com/rDRHwGXE2M— Pax Christi Int’l (@PaxChristi) 12 gennaio 2018
Nel frattempo, anche il fondo pensione norvegese, che con i suoi 876 miliardi di euro è il fondo sovrano più grande al mondo, depenna altre quattro società produttrici di armi nucleari. Il parlamento del Paese nordico già nel 2004 aveva inserito la bomba atomica tra le attività non finanziabili, ma la lista delle aziende escluse non veniva aggiornata dal 2013.
Chi finanzia (ancora) le armi nucleari?
In un momento storico in cui si osservano con il fiato sospeso le minacce reciproche tra Corea del Nord e Stati Uniti, può stupire il fatto che anche nel cuore dell’Europa ci siano ancora banche e fondi pensione che, lontano dai riflettori, finanziano i fabbricanti di armi nucleari con i soldi dei risparmiatori. Secondo il report più recente di Don’t bank on the bomb, pubblicato a dicembre 2016, i nove Stati ancora armati (Cina, Corea del Nord, Francia, India, Israele, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) ogni anno spendono circa 100 miliardi di dollari per le proprie forze nucleari.
Ma ci sono anche tanti altri investitori privati che, pur avendo sede in Stati in cui le armi nucleari sono bandite da anni, con i loro flussi finanziari contribuiscono alla produzione, al mantenimento e alla modernizzazione di arsenali nucleari. Il report conta ben 390 investitori (compagnie di assicurazione, banche, fondi pensione e asset manager) che, nel periodo compreso tra il mese di gennaio 2013 e il mese di agosto del 2016, hanno foraggiato i fabbricanti di armi con un totale di 498 miliardi di dollari.
Un 2017 di appelli contro il nucleare
Negli ultimi mesi, anche in risposta all’intensificarsi delle tensioni internazionali, da più fronti si è ribadito un messaggio molto chiaro: l’era delle armi nucleari deve finire. A luglio, con una decisione storica, 122 paesi hanno approvato il trattato delle Nazioni Unite per vietare le armi nucleari nel mondo (assenti tutti gli Stati che possiedono armamenti nucleari, compresi i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu). Pochi mesi dopo, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Ican) è stata premiata con il Nobel per la Pace. Proprio la Fondazione Nobel, poche settimane dopo l’assegnazione del prestigioso riconoscimento, ha promesso che entro qualche mese si sarebbe liberata in prima persona dei propri investimenti nel nucleare.
Foto di apertura © Adam Berry/Getty Images
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