Jihadisti tra Lecco e il lago Maggiore, arrestati prima di entrare in azione

Erano in contatto fra loro, pronti a raggiungere le milizie dello Stato Islamico tra Siria e Iraq, o in alternativa a compiere attentati nel nostro Paese, probabilmente a Roma. Sono stati arrestati con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale. Ma ne mancano ancora due, che sono in Siria.   Il kickboxer con

Erano in contatto fra loro, pronti a raggiungere le milizie dello Stato Islamico tra Siria e Iraq, o in alternativa a compiere attentati nel nostro Paese, probabilmente a Roma. Sono stati arrestati con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale. Ma ne mancano ancora due, che sono in Siria.

 

Il kickboxer jhadista
Moutaharrik Abderrahim, il kickboxer jihadista arrestato © Polizia di Stato

Il kickboxer con famiglia

Moutaharrik Abderrahim non era certo uno che aveva scelto il basso profilo, basta vederlo in queste foto, con la kefiah in testa e la maglietta nera dell’Isis. Il marocchino atleta di kickboxing (un’arte marziale che prevede calci e pugni) è stato arrestato all’alba di giovedì 28 aprile a Lecco, insieme alla moglie Bencharki Salma e ad altre due persone; altre due sono latitanti. Avrebbero voluto raggiungere a breve la Siria o l’Iraq portando con loro i figli di 4 e 2 anni, per unirsi alle milizie del sedicente Stato Islamico.

 

Moutaharrik Abderrahim
Moutaharrik Abderrahim con kefiah e maglietta nera dell’Isis © Polizia di Stato

 

Intercettato lo scorso 6 febbraio, Abderrahim diceva di essersi rivolto a un ragazzo albanese di Varese per procurarsi una pistola, ma che costui si sarebbe negato di collaborare. I due figli della coppia arrestata ora sono stati affidati ai nonni paterni.

 

La coppia latitante e gli attentati a Roma

Invece è latitante un’altra coppia di coniugi. Lui è Mohamed Koraichi, marocchino che nel 2015 ha lasciato Bulciago, in provincia di Lecco, per raggiungere la Siria con i figli e la moglie Alice Brignoli (convertita all’Islam), dove svolgono attività di reclutamento e addestramento dei combattenti.

 

I figli dei jihadisti
I figli di Mohamed Koraichi che puntano il dito verso l’alto, a simboleggiare il martirio © Polizia di Stato/Carabinieri

 

Da lì l’uomo ha mantenuto stretti contatti con il pugile lecchese e sua moglie, che avrebbero ricevuto istruzioni in merito ad attentati da promuovere in Italia, in particolare nella città di Roma. Si parla del Vaticano e dell’ambasciata israeliana. Dalla Siria, infatti,  attraverso messaggi Whatsapp, sarebbero arrivate indicazioni di un cambio di programma, ovvero di agire in Italia “sgozzando e facendosi esplodere tra la folla” (questo il contenuto in sintesi del messaggio intercettato).

 

È la prima volta che vengono documentati messaggi personali dai vertici Isis a potenziali terroristi per compiere attentati in Italia. Finora infatti si trattava sempre di inviti generici, non ordini a persone specifiche.

 

gli arrestati
Le foto di alcuni degli arrestati © Ros Carabinieri/Polizia di Stato/Rep tv

Gli altri due arrestati

Il terzo arresto, eseguito a Verbania, è quello della sorella di Mohamed Koraichi. La donna risiede a Baveno, piccolo centro del Lago Maggiore, e si è adoperata per mettere in contatto gli aspiranti combattenti.

 

Il quarto arrestato è un marocchino residente in provincia di Varese, il cui fratello è morto andando a combattere per il Califfato dopo essere stato espulso dal nostro Paese nel gennaio 2015.

 

Le indagini sono state coordinate dalla Procura Distrettuale di Milano, d’intesa con la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo e hanno visto il lavoro sul campo degli uomini della Digos di Lecco, Varese, Milano, con il supporto del Servizio centrale antiterrorismo della Direzione centrale della polizia di prevenzione  e dal Ros dei Carabinieri.

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