I dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea, l’ente pubblico che analizza il mercato agro-alimentare, ci obbligano a riflettere sul costo del cibo e su come buona parte del prezzo pagato non arrivi agli agricoltori.
Arriverà il grano duro transgenico
Il grano duro, una varietà di pianta Ogm che ancora mancava nel paniere delle storture genetiche della Monsanto, ha avviato il suo iter per essere approvato in USA. Un processo autorizzativo per cui occorreranno due o tre anni – che ha suscitato moltissime polemiche, sia tra i coltivatori americani che tra quelli dei paesi confinanti,
Il grano duro, una varietà di pianta Ogm che ancora
mancava nel paniere delle storture genetiche della Monsanto, ha
avviato il suo iter per essere approvato in USA.
Un processo autorizzativo per cui occorreranno due o tre anni – che
ha suscitato moltissime polemiche, sia tra i coltivatori americani
che tra quelli dei paesi confinanti, in particolare in Canada: il
grano transgenico potrebbe contaminare le coltivazioni canadesi e
infliggere duri colpi alle esportazioni verso l’Europa. Gli
importatori di mezzo mondo, dalla Corea del Sud al Regno Unito,
hanno dichiarato che interromperanno i commerci con il Nord
America, in caso di arrivo di grano transgenico.
Qui, in Europa, sembra che ci stiamo comunque preparando al “giorno
degli OGM”. Pur avendo sospeso e rimandato, a livello politico, le
decisioni sulla fine della quinquennale moratoria, a livello
tecnico l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (EFSA –
European Food Safety Authority) sta avviando le sue prime “analisi
di rischio” sulle coltivazioni OGM.
Il 5 dicembre l’EFSA ha emanato un’opinione scientifica favorevole
al mais NK603 Roundup Ready® Monsanto (un mais resistente
all’erbicida Roundup, prodotto dalla medesima Monsanto).
Al momento, l’EFSA sta valutando le richieste di
commercializzazione e la coltivazione né per la produzione
di sementi geneticamente modificate. Sono attesi già entro
la fine di gennaio 2004 i pareri sul mais Bt-11, commercializzato
dalla svizzera Syngenta, e sul mais 1507, del gigante biotech USA
Monsanto. Le applicazioni sarebbero per “coltivazione, uso nei
mangimi e produzioni industriali”. Pendenti anche le richieste di
altri due tipi di mais transgenico (e una di colza).
Intanto, la Commissione Europea alza il tiro e, dopo aver tentato
di autorizzare il mais transgenico Bt-11 con un comitato di
esperti, ora sottopone la richiesta direttamente al Consiglio dei
ministri.
Oggi la Commissione adotterà la proposta, e i ministri
avranno tre mesi per decidere, a partire dalla fine di gennaio. Se
il blocco di 15 nazioni non dovesse raggiungere l’accordo, pare che
la Commissione potrebbe autorizzare il Bt-11 di sua iniziativa. In
tal caso, il mais transgenico arriverà sugli scaffali dei
nostri supermarket per la fine del 2003.
Dunque, mentre per contaminare il nostro piatto di pastasciutta
occorreranno altri anni, per il mais, il popcorn e la polenta la
data fatidica s’avvicina.
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