Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
L’arte nel cuore, l’accademia di spettacolo che abbatte le barriere tra persone con e senza disabilità
La prima accademia di spettacolo europea in cui tutti i ragazzi, disabili e non, studiano insieme senza barriere: è L’arte nel Cuore, un sogno diventato realtà e ora approdato anche al cinema con il film Detective per caso.
Non un’isola felice in cui confinare la disabilità, ma un luogo in cui dare forma al talento e alle qualità artistiche di ragazzi diversamente abili e normodotati. Insieme. Senza barriere architettoniche, culturali e mentali. È questo il sogno realizzato da Daniela Alleruzzo con l’associazione L’arte nel Cuore, con cui nel 2005 ha fondato, a Roma, la prima accademia di spettacolo europea in grado di offrire percorsi di formazione artistica (regia, recitazione, canto ecc) rivolti a bambini e ragazzi con o senza disabilità. Un progetto che da due anni è arrivato anche a Milano, con una succursale ospitata da una struttura municipale in attesa di trovare una sede propria.
Riconosciuta come ente di formazione superiore dalla Regione Lazio, l’accademia si affianca ai percorsi di studio classici, con lezioni pomeridiane e con l’obiettivo di offrire una solida preparazione a chi sogna un futuro nel mondo dello spettacolo. A dimostrazione che tutto ciò è possibile è il film Detective per caso, con protagonisti alcuni attori disabili dell’accademia affiancati da professionisti celebri come Claudia Gerini, Massimiliano Bruno, Paola Cortellesi e molti altri. Tutti insieme per un’opera prima unica nel suo genere e pensata per abbattere le barriere della diversità nel mondo dello spettacolo.
L’arte nel Cuore, molto più di un’isola felice
“La disabilità è stata una chiave importante della mia vita”, racconta la presidente Alleruzzo, “in famiglia abbiamo avuto due casi e quando il mio nipotino è venuto a mancare, per me è iniziato un percorso di fede, durante il quale ho avuto un’illuminazione: dovevo fare qualcosa di bello per questi ragazzi. Ma non volevo creare un’isola felice, come quelle che già esistevano. Volevo dare vita a una struttura dove tutte le persone con talento, sia disabili che non, potessero formarsi nelle discipline dello spettacolo”.
E così nell’ottobre del 2005 le porte dell’associazione si sono aperte, inaugurando la prima accademia europea in grado di dare a tutti la possibilità di studiare recitazione, regia, danza, doppiaggio, musica, canto, sceneggiatura, ma anche trucco e parrucco, scenografia, fotografia e costume, attraverso un’effettiva integrazione tra gli allievi. Una scelta che arricchisce tutti: “Anche i normodotati trovano un valore aggiunto qui, perché solo condividendo una passione si abbattano davvero le barriere”, racconta Alleruzzo.
L’arte, una terapia per tutti
Non è un caso che il sogno di Alleruzzo di creare qualcosa di bello per i ragazzi disabili abbia avuto da subito “l’arte nel cuore”. E non solo per colmare una carenza nell’offerta di servizi per le persone disabili che possiedono doti artistiche, ma anche perché l’arte in sé costituisce, “come lo sport, una terapia naturale per tutti, che aiuta a sciogliere paure e insicurezze”. Un binomio perfetto, dunque, quello composto da disabilità e arte, con il quale la presidente dell’associazione ha unito le sue più grandi passioni: “Chi da piccolo non amava cantare o recitare? Come tutti anch’io ho sempre avuto la passione per l’arte. Amavo ballare e poi ho frequentato un corso di regia. Con questo sogno ho messo insieme tutto”.
Questa scuola non è un parcheggio
Lo spirito inclusivo alla base dell’accademia non deve essere confuso con un approccio superficiale, racconta Alleruzzo: “All’inizio dell’anno ci sono delle audizioni, che servono per capire che tipo di difficoltà hanno i ragazzi e quindi suggerire loro il giusto percorso formativo. In accademia si studia tanto e non tutti sarebbero in grado di affrontarla. Per questo motivo e per non escludere nessuno, abbiamo introdotto i corsi scuola, pensati per chi ha maggiori difficoltà, ma comunque di alto livello. L’arte nel Cuore, insomma, non è un parcheggio ma un luogo di studio”.
A dimostrarlo anche la partecipazione di tanti ragazzi normodotati (circa il 20 per cento del totale) che in una città come Roma, così ricca di offerte, scelgono di iscriversi qui. “Molti si innamorano del percorso dopo aver visto uno dei nostri spettacoli o per il passaparola”, spiega Alleruzzo. Un ruolo fondamentale è giocato dagli insegnanti, perché “il livello e la professionalità del nostro corpo docenti sono alti”, spiega la presidente, che tiene a sottolineare come il metodo dei professori, che lavorano anche in altre strutture, sia lo stesso adottato in accademia. Con un di più. “Lavorare qui ti dà una visione diversa della vita: le piccole cose passano in secondo piano e anche per i docenti diventa un percorso importante sotto l’aspetto umano”.
Detective per caso, il film che rompe le barriere
“Era arrivato il momento di lanciare un messaggio importante: dove c’è talento non esistono barriere”, spiega Alleruzzo parlando di Detective per caso, una commedia poliziesca da lei ideata e distribuita al cinema da Medusa il 18 e 19 marzo scorsi. “Volevo realizzare un film con attori disabili che non parlasse di disabilità, per dimostrare che anche ragazzi con sindrome di Down o con un ritardo possono diventare veri professionisti”.
A darle ragione la calorosa accoglienze del pubblico. “La risposta è stata eccezionale – racconta –. In soli due giorni, con 120 copie, siamo stati tra i dieci film più visti in Italia”. A portarsi sulle spalle il film, infatti, è Emanuela Annini (25 anni), da otto anni allieva dell’accademia e che qui interpreta Giulia, giovane appassionata di detection, che si trova a dover indagare per ritrovare suo cugino Piero (Alessandro Tiberi), misteriosamente scomparso. A sposare con entusiasmo il progetto sono state anche tante star del nostro cinema che per una volta si sono trovate nel ruolo di comprimari, al fianco di attori diversamente abili. Un ribaltamento dalla portata culturale dirompente.
“La solidarietà di Claudia Gerini è stata eccezionale. Si è spesa davvero tanto per questo film”, sottolinea Alleruzzo, “ma anche tutti gli altri si sono messi al servizio di questo progetto unico, sono stati contentissimi di partecipare, ma soprattutto hanno constatato il talento dei nostri ragazzi. Quando eravamo sul set tutti mi facevano i complimenti per il livello di preparazione che avevano”.
Per chi lo avesse perso al cinema, l’appuntamento con Detective per caso potrebbe essere presto sul piccolo schermo. “Ci auguriamo che vada in televisione e stiamo lavorando per questo”, conclude Alleruzzo, che nel frattempo porta avanti come sempre il lavoro dell’accademia. “Il 26 giugno saremo al Teatro Olimpico di Roma con A qualcuno piace rock, rifacimento di A qualcuno piace caldo (celebre film del 1959), mentre a ottobre saremo in tour per tutta Italia con Lo scarfalietto”.
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