De Nittis. Impressionista italiano. Milano, Fondazione Mazzotta ? Foro Bonaparte 50Dal 22 marzo al 19 giugno.
Arte delle meraviglie nelle opere di Arcimboldi
La fortuna di Giuseppe Arcimboldi
Costruire delle teste umane servendosi di elementi pertinenti ma
di altra natura non è il solo merito riconosciuto
all’Arcimboldi: i ricchissimi significati concettuali e formali
uniti alla tecnica di estrema raffinatezza ne fanno un vero e
proprio manifesto della cultura e dell’arte del suo tempo.
Negli anni Cinquanta Giuseppe Arcimboldi (Milano 1527 circa – 1593)
lavora nel cantiere del Duomo prima di passare a Vienna nel 1562,
come ritrattista e pittore prediletto alla corte dell’imperatore
Massimiliano e, più tardi, di Rodolfo II.
Le favolose teste dipinte nel periodo trascorso a corte
appartengono al regno del meraviglioso e rispondono ad una logica
ingegnosa che si basa sul rapporto di analogia ma anche di dominio
dell’uomo sulla natura.
Come pittore al servizio di una committenza laica e di corte,
Arcimboldi celebra la podestà dell’imperatore Rodolfo II
rappresentandolo nei suoi quadri come Vertunno, il dio della
vegetazione e dei cambiamenti presso gli antichi Romani. La figura
di Rodolfo è composta da magnifici frutti, da fiori e
verdure varie che rappresentano allo stesso tempo anche le quattro
stagioni.
Le stesse stagioni (Primavera, Estate, Autunno, Inverno) e gli
elementi (Aria, Acqua, Terra, Fuoco) alludono alla manificenza
degli Asburgo che dispensano i propri sudditi con l’abbondanza
prodotta da un buon governo.
L’intento allegorico di Arcimboldo si appoggia a una visione
prosperosa e positiva della natura, madre generosa, portatrice di
energie e influenze benigne.
Sonia Tarantola
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