L’estate è appena cominciata e già la regione artica deve fare i conti con le fiamme. A lanciare l’allarme è il servizio di monitoraggio climatico europeo Copernicus, che sottolinea come incendi particolarmente precoci stiano colpendo in particolare la Jacuzia (ufficialmente Repubblica di Sacha), situata nella Siberia orientale. Una regione che già nel 2021 era stata colpita in modo violento dai roghi, con più di 6 milioni di ettari di foresta boreale che erano stati distrutti.
In Siberia temperature anche di 30 gradi centigradi nelle ultime settimane
A rendere più frequenti e probabili gli incendi sono i cambiamenti climatici, come spiegato a più riprese dagli scienziati di tutto il mondo, provocati dalle concentrazioni di gas ad effetto serra disperse nell’atmosfera a causa delle attività umane. Un circolo vizioso, poiché gli stessi roghi provocano anche gigantesche quantità di emissioni di CO2: Copernicus ne ha già registrate 6,8 milioni di tonnellate nel corso del mese di giugno. Il che rappresenta uno dei dati più elevati mai osservati negli ultimi vent’anni.
🔥 #Wildfires have been burning in Arctic Circle, especially Russia's Sakha Republic, in June 2024 with the 3rd highest carbon emissions in two decades (after 2019 and 2020).
Si tratta di cifre che lasciano temere un’estate 2024 catastrofica per la Siberia. Le fiamme sono divampate a causa di temperature estremamente elevate, che nelle scorse settimane hanno raggiunto i 30 gradi centigradi in alcune zone. Valori che risultano di fatto coerenti con le evidenze scientifiche che dimostrano come la regione artica si stia riscaldando più velocemente rispetto al resto del Pianeta. Fino a quattro volte, secondo uno studio di ricercatori finlandesi e norvegesi.
“L’Artico è l’epicentro dei cambiamenti climatici”
Anche in questo caso a pesare è un circolo vizioso: il caldo eccessivo fa fondere la calotta glaciale. Quest’ultima, di colore bianco, finora ha permesso di riflettere maggiormente i raggi solari, proteggendo così l’area. Ora però il ghiaccio sta lasciando sempre più spazio al mare, di colore più scuro, il che amplifica l’effetto dell’irraggiamento.
“L’Artico è l’epicentro dei cambiamenti climatici e gli incendi boschivi in aumento in Siberia rappresentano un chiaro avvertimento sul fatto che per questo ecosistema essenziale ci avviciniamo a dei pericolosi punti di non ritorno. Ciò che accade lì amplifica i rischi anche nel resto del mondo”, ha commentato Gail Whiteman, docente presso l’università di Exter e fondatore del think tank Arctic Basecamp.
È cominciata un’altra stagione di incendi in Siberia, con quasi 200 focolai attivi. E dopo anni di negazionismo climatico, ora anche Putin inizia a preoccuparsi.
Sono almeno 300 gli incendi attivi in Siberia. E sono 330mila gli ettari di foresta che sono andati in fumo. Una superficie pari a quella del Lussemburgo.
Secondo i dati preliminari il 2023 è stato un anno anomalo, in cui l’assorbimento netto della CO2 da parte degli ecosistemi terrestri si è quasi azzerato.
I roghi che stanno devastando l’Artico, oltre a provocare una catastrofe climatica planetaria, stanno uccidendo migliaia di animali, costringendo le specie più grandi ad avvicinarsi ai centri abitati.
Le immagini satellitari mostrano i roghi che, nelle ultime settimane, stanno bruciando il Circolo polare artico e la foresta boreale con gravi conseguenze per gli habitat e il clima.
Un’estate apocalittica: scopriamo qual è il collegamento tra riscaldamento globale e fenomeni estremi dell’estate 2018, dagli incendi nell’Artico alla siccità nel Regno Unito, dal tifone Mangkhut all’uragano Florence.