Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Come l’Artico sta diventando sempre più verde
Grazie alle rilevazioni satellitari, la Nasa è riuscita a monitorare 10 milioni di metri quadrati, dal Canada all’Alaska. La tundra si sta già modificando.
Sono immagini che colpiscono perché confermano ciò che sta accedendo nell’Artico. Immagini di una terra che sta diventando sempre più verde: la tundra sta lasciando il posto ad una altro tipo di vegetazione, che cambia di stagione in stagione.
È quanto ha rivelato la Nasa che, grazie alla raccolta di più di 87 mila immagini scattate dal 1984 al 2012, è riuscita a realizzare una mappa dettagliatissima (fino al singolo pixel), di tutta l’area artica, dal Canada all’Alaska. Lo studio dimostra come le temperature stiano aumentando più velocemente nell’Artico che altrove: ciò significa che le stagioni vegetative si allungano e le piante hanno più tempo per crescere e aumentare la loro densità. Ciò ha ripercussioni sul paesaggio, sui suoli, sul ciclo dell’acqua.
La tundra rappresenta il limite dove gli alberi non riescono a crescere date le temperature medie troppo basse e la stagione estiva troppo breve. Ma il bioma sta cambiando, rapidamente. “Questo lavoro mostra l’impatto del clima sulla vegetazione alle altre altitudini”, spiega Jeffrey Masek, ricercatore che ha lavorato allo studio e scienziato del Nasa Goddard Space Flight Center, in una nota dell’agenzia. Tradotto significa che la tendenza dell’Artico è quella di diventare sempre più verde.
Il ghiaccio potrebbe scomparire dall’Artico
Lo studio della Nasa va di pari passo con quello realizzato dalla Us National Snow & Ice Data Centre, che misura l’area coperta dai ghiacci artici. Il ghiaccio artico misura a giugno poco più di 11 milioni di chilometri quadrati, quando la media degli ultimi 30 anni si aggirava intorno ai 12,7 milioni.
“La mia previsione è che il ghiaccio potrebbe scomparire dall’Artico”, conferma all’Indipendent il professor Peter Wadhams, dell’Università di Cambridge. Comunque “avrebbe un’estensione di meno di un milione di chilometri quadrati entro settembre di quest’anno”. Ciò accadrebbe per la prima volta da circa 100 mila anni.
Ancora una volta siamo di fronte ad un grido dall’allarme da parte della comunità scientifica, che non fa altro che riportare ciò che sta avvenendo e quali conseguenze potrebbero esserci. L’equilibrio raggiunto in migliaia di anni si sta ormai dissolvendo rapidamente.
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