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Arundhati Roy, scrittrice e ambientalista
Dopo il successo internazionale del suo romanzo “Il dio delle piccole cose”, la scrittrice ed ecologista Arundhati Roy ha pubblicato “La fine delle illusioni”, nel quale spiega le finalità del progetto Narmada, denunciando i mali dell’India.
La scrittrice indiana, laureata alla Delhi School of Architecture e
con un passato di assistente al National Institute of Urban
Affairs, si espone con grande passione nella lotta contro il
Narmada Valley Development Project, le Grandi Dighe che il governo
indiano ha deciso di costruire sul fiume Narmada. In gioco la vita
di 25 milioni di contadini e pescatori e quella di fragilissimi
ecosistemi unici al mondo. Con un pamphlet, lucido e
impressionante, “La fine delle illusioni”, scritto in soli 4 mesi,
Arundhati Roy spiega le finalità del progetto Narmada.
Denuncia i mali dell’India in balìa di un governo asservito
agli interessi della Banca Mondiale e dell’occidente.
A marzo di quest’anno, Arundhati Roy, che insieme ad altre numerose
scrittrici indiane milita nel Narmada Bachao Andolan, è
stata malmenata dalla polizia e ha rischiato una condanna a sei
mesi poi trasformata dalla Corte suprema di New Delhi in una multa
simbolica: un giorno di detenzione nel carcere di Thiar. Questo per
aver preso parte ad una manifestazione pacifica insieme ad un
gruppo di contadini che protestavano contro la diga di Maheshwar.
L’accusa: incitazione alla violenza e vilipendio alla Corte. La
protesta di Arundhati Roy, che si è difesa da sola davanti
la Corte suprema, è stata seguita da milioni di indiani e ha
avuto un’eco vastissima. L’ inaspettata pubblicità ha
attirato l’attenzione della stampa internazionale sulle scellerate
politiche ambientali del governo indiano, sui diritti umani
calpestati e sul tasso di democrazia in India.
Infaticabile nell’impegno politico e nelle sue battaglie
ecologiste, Arundhati Roy ha recentemente spiegato nell’ennesimo
saggio, “Guerra è pace”, i rischi concreti e i motivi della
folle corsa dell’India agli armamenti nucleari che sottraggono
risorse e sviluppo al paese. Spiega perchè considera la
globalizzazione come il più barbaro dei processi di
appropriazione. Mette in guardia da ogni forma di fanatismo e
fondamentalismo, da chi alimenta l’odio, condanna ogni forma di
violenza, critica aspramente la guerra di Bush. Temuta e
osteggiata, ha dichiarato che sarà sempre in prima fila
pronta a battersi per l’ambiente, la pace e i diritti umani e che
la sua voce continuerà a farsi sentire altissima.
Maurizio Torretti
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