L’accordo tra l’Australia le Tuvalu, che garantirà asilo climatico a chi dovrà fuggire dall’arcipelago, prende sempre più forma. Il trattato, il primo del suo genere mai stipulato tra due nazioni sovrane al mondo, è stato presentato martedì martedì 26 marzo al parlamento australiano. Contemporaneamente, il nuovo primo ministro della nazione insulare, Feleti Teo, ha fatto sapere di non avere “alcuna intenzione di revocare l’approvazione” del testo definitivo. Che non è stato modificati rispetto a ciò che era stato presentato nello scorso mese di novembre.
Il nuovo primo ministro Feleti Teo: “Nessuna intenzione di tornare indietro”
In virtù dell’accordo, gli 11mila cittadini delle Tuvalu potranno emigrare in Australia, nel caso in cui l’innalzamento del livello dei mari provocato dai cambiamenti climatici sarà tale da rendere invivibili (se non completamente sommerse) le loro terre. In questo senso, si tratta – di fatto – della prima applicazione concreta di una forma di diritto all’asilo dettata da impatti del riscaldamento globale.
Tuvalu accepts security and climate pact, says Australia’s Pacific minister https://t.co/5zvcMaQXvr
Il trattato precisa che i rifugiati, una volta in Australia, avranno diritto ad accedere al sistema sanitario, a quello educativo, nonché agli aiuti finanziari previsti per cittadini e famiglie. Tuttavia, per evitare una “fuga” in massa repentina, inizialmente saranno accolte solamente 280 persone all’anno.
Australia vorrebbe voce in capitolo su nuovi trattati in chiave anti-cinese
Al fine di arrivare alla ratifica definitiva da parte della nazione insulare, a questo punto, dovrà soltanto essere terminato il processo di consultazione interna avviato dal governo delle Tuvalu. Espletato tale passaggio, il trattato dovrebbe entrare effettivamente in vigore. L’unico ostacolo politico da superare è legato al malcontento espresso da Teo in riferimento ad una clausola, che Canberra vorrebbe introdurre, secondo la quale l’Australia potrebbe avere voce in capitolo in merito ad altri accordi simili che le Tuvalu potrebbero firmare con nazioni terze.
Non si tratta, in effetti, di un cavillo di poco conto: l’obiettivo del governo di Canberra sarebbe di contrastare le velleità della Cina, che spera di estendere la propria influenza nel Pacifico. Ma da parte delle Tuvalu, si tratta di una disposizione che potrebbe, evidentemente, “ledere l’integrità della sovranità nazionale”. Nelle prossime settimane, o al più nei prossimi mesi, si saprà se il nodo sarà stato o meno sciolto.
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