Le Nazioni Unite in crisi d’identità

L’Assemblea generale dell’Onu si riunisce in un mondo più frammentato che mai. Per il segretario António Guterres è l’ora di un rinnovamento.

  • Fino al 27 settembre si tiene l’Assemblea generale dell’Onu a New York.
  • Il 24 settembre è stato adottato il “Patto per il futuro”, una dichiarazione per le generazioni future.
  • Secondo diversi esperti, mai come quest’anno il modello del multilateralismo è in crisi.

A New York è in corso la 79esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Come ogni anno, l’Assemblea si propone di esaminare i principi di cooperazione per la pace e la sicurezza internazionale, adottando raccomandazioni agli Stati membri e al Consiglio di sicurezza. Quest’anno dominano le agende le guerre in Ucraina e Medio Oriente. Dopo l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha presentato il suo “piano per la vittoria” chiedendo sostegno internazionale, anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è intervenuto, ma ha dovuto ridurre la visita per seguire l’escalation con il Libano. Presenti anche il leader palestinese Abu Mazen, mentre sono assenti il premier libanese Nijab Mikati, il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping.

La riunione al Palazzo di vetro riflette un mondo mai così diviso. I conflitti in Medio Oriente, Ucraina, Sudan, le tensioni tra Cina e Stati Uniti e il divario tra nord e sud del mondo stanno minando “un multilateralismo già in difficoltà”, come afferma l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Un multilateralismo sempre meno capace di affrontare le fratture globali.

L’Assemblea generale è qualcosa di superato o all’avanguardia?

Il 24 settembre, dopo il suo primo giorno di lavori (che si chiuderanno il 27), l’assemblea composta da 193 paesi ha adottato il “Patto per il futuro”, una dichiarazione articolata in 56 punti che promette impegno su questioni cruciali come il clima, lo sviluppo sostenibile, il disarmo, la lotta contro la povertà, i diritti umani e la governance digitale. Il Segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha dichiarato: “Siamo qui per salvare il multilateralismo dall’abisso” e ha sottolineato l’importanza di “azioni concrete, non solo accordi”. Il patto prevede, tra le altre cose, di dare priorità al dialogo e ai negoziati, di accelerare i cambiamenti nel sistema finanziario globale e di promuovere la transizione dai combustibili fossili. Inoltre, si propone di dare ascolto ai giovani e coinvolgerli nei processi decisionali, di porre fine “alle guerre che stanno distruggendo il nostro mondo” e, infine, di riformare il Consiglio di sicurezza affinché sia più rappresentativo, considerando che è attualmente dominato da cinque paesi con diritto di veto (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito) in perenne stallo tra loro.

Cosa dice il Patto per il futuro adottato dall’Onu

Nell’ambito della pace e della sicurezza, il Patto propone impegni più concreti per riformare il Consiglio di Sicurezza, nato negli anni Sessanta, migliorandone efficacia e rappresentatività (rimediando, si dice nel testo, anche alla “storica sottorappresentanza dell’Africa”). Tra le priorità, inoltre, un impegno multilaterale per il disarmo nucleare che abbia come obiettivo la totale eliminazione delle armi nucleari. Un percorso iniziato nel 2017, quando le Nazioni Unite sottoscrissero il trattato per la proibizione e la messa al bando delle armi nucleari (Tpwn) al momento entrato in vigore in 50 stati (ma non ancora in Ue, eccezion fatta per Irlanda e Austria, né negli Usa e in Russia).

L’accordo intende regolamentare anche l’esplorazione spaziale, prevenendo una corsa agli armamenti nello spazio e garantendo benefici a tutti i Paesi. Si mira inoltre a evitare l’uso improprio delle nuove tecnologie, come le armi autonome letali, affermando che le leggi di guerra dovrebbero applicarsi anche a queste.

Sul fronte dello sviluppo sostenibile e del clima, il Patto è orientato ad accelerare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs), con la riforma dell’architettura finanziaria internazionale per dare più voce ai Paesi in via di sviluppo. Questi dovrebbero poter contrarre prestiti sostenibili e proteggere i più poveri dagli shock finanziari, in collaborazione con Fondo monetario internazionale, Onu e G20. Devono inoltre avere maggiori risorse per affrontare il costo dei cambiamenti climatici, abbandonare i combustibili fossili e investire nelle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. Il Patto suggerisce anche l’introduzione di un livello minimo globale di tassazione per le persone con alto patrimonio netto.

L’Onu è in crisi e sta perdendo di credibilità?

Cooperazione digitale, intelligenza artificiale, potere decisionale alle future generazioni, uguaglianza e empowerment femminile: tanti i temi trattati dal Patto per il futuro. Ma la domanda resta: come far rispettare questi impegni se ogni Stato agisce per conto proprio?

L’incapacità degli organismi internazionali di affrontare le crisi attuali è emersa mentre Israele lanciava un massiccio bombardamento su diverse aree del Libano. Quella giornata, considerata dagli storici la più sanguinosa dal conflitto tra Israele e Hezbollah dal 2006, ha portato a oltre 500 morti, inclusi 35 bambini, e più di mille feriti. Il conflitto in Palestina sta mettendo in discussione la rilevanza dell’Onu nel contesto odierno: Il conflitto in Palestina solleva dubbi sulla rilevanza dell’Onu nel contesto odierno: molti diplomatici a New York vedono le indagini della Corte internazionale di giustizia e i mandati di arresto della Cpi contro i leader israeliani come atti a difesa del diritto internazionale, mentre Israele e Stati Uniti li considerano gesti di rappresaglia. E mentre in molti assistono inermi all’escalation di violenza nel Medio Oriente, non si può ignorare lo scontro diretto tra Israele e l’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, accusata di complicità nel terrorismo, e le accuse del governo di Tel Aviv all’Onu, accusato di “antisemitismo”.

“Il multilateralismo è morto?”, si chiede Stefano Stefanini, senior advisor di Ispi. “No, ma l’Assemblea generale mostra i limiti in cui può operare in un clima internazionale dominato dalla competizione tra grandi e medie potenze. L’Onu non può funzionare come camera di compensazione geopolitica senza la volontà dei principali attori di trovare un compromesso”. La crisi del multilateralismo si riflette non solo in Medio Oriente, ma anche nell’incapacità di mediare il conflitto ucraino, fermare l’escalation in Sudan e affrontare le crisi del debito nei Paesi in via di sviluppo. Secondo Oxfam, una ristretta élite di nazioni potenti, che rappresentano solo il 25 per cento della popolazione mondiale, monopolizza il sistema globale per i propri interessi geopolitici ed economici. Nel rapporto “Vetoing humanity”, l’ong evidenzia che i cinque membri permanenti del Consiglio hanno scelto deliberatamente quali conflitti affrontare, ignorando metà delle crisi prolungate. Forse è davvero arrivato il momento di cambiare qualcosa.

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