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Lo scorso anno l’ambiente è stato poco trattato dai mezzi di informazione. Il rapporto Eco-Media rileva come la pandemia abbia ridisegnato le priorità.
Dopo anni di interesse sempre crescente, il coronavirus ha oscurato l’attenzione mediatica per le tematiche inerenti l’ambiente. Lo scorso anno l’emergenza sanitaria ha finito per monopolizzare l’interesse di stampa, radio, tv e web, spingendo gli argomenti green ai margini del dibattito pubblico. Eppure a inizio 2020 erano stati accesi i riflettori, grazie soprattutto agli appelli di Papa Francesco e alle politiche europee incardinate nel green new deal. Il Rapporto Eco-Media 2020 – il “bollettino” annuale che monitora l’attenzione rivolta dai principali media alle tematiche ambientali – rileva anche una certa ripresa negli ultimi mesi: per il 72 per cento degli italiani il Next Generation Eu è fondamentale per un rilancio dello sviluppo in chiave sostenibile.
L’inversione negativa di tendenza si è avuta all’inizio del mese di marzo, quando l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi socio-economica hanno ottenuto spazi sempre crescenti sui mezzi di informazione. “Doveva essere l’anno della svolta green per arrestare la crisi climatica – spiega Massimiliano Pontillo, direttore del rapporto – ma la pandemia globale ha ridisegnato le priorità dei media e del dibattito pubblico. Il volto di Greta Thunberg e il green deal europeo hanno lasciato spazio a bollettini, mappe e curve epidemiologiche”.
La pandemia è arrivata ad occupare l’85 per cento degli spazi disponibili sui mezzi d’informazione. La frequenza delle notizie sulla Covid-19 ha seguito la crescita e il calo del contagio. Il risultato, rileva ancora Pontillo, è che “il contesto sanitario ha travolto il Pianeta mettendo all’angolo le tematiche ambientali, trattate sporadicamente dai mezzi d’informazione. Rileviamo anche un altro dato molto critico: l’assenza di un legame, scientificamente provato, tra ambiente e Coronavirus’”.
Sono state dieci le keyword selezionate, nove delle quali hanno un’affinità con la sfera dell’ambiente, mentre una è “Covid-19/Coronavirus’”. L’analisi ha coperto quattro mesi, dal 25 maggio al 24 settembre. Due le novità rispetto alla ricerca del 2019: sono stati esaminati sia il web e sia l’informazione che passa attraverso i social media, con un focus sulle fake news. Per la sezione tv, la frequenza delle keyword, delle parole chiave, relative all’ambiente in rapporto a quella sull’emergenza sanitaria è nettamente inferiore: 106 rispetto a 718. La parola “Covid-19, coronavirus” è comparsa in tutte rilevazioni, con valori assoluti molto alti e un picco il 25 maggio, nel quale la keyword è stata registrata 58 volte: ciò nonostante l’Italia non fosse in un periodo di massima allerta, perché il primo lockdown era terminato da tre settimane e la seconda ondata non era ancora scoppiata; eppure, il tema della pandemia è stato molto presente anche a discapito di quello ambientale.
I quotidiani nazionali si sono dimostrati sensibili all’ambiente solo quando lo hanno affrontato all’interno di un più ampio contesto economico o politico, mentre le testate locali hanno mostrato maggiore attenzione. Per la sezione web, nonostante sia difficile ottenere una visione d’insieme precisa sulla copertura dei siti analizzati, su un totale complessivo di 6.165 notizie l’ambiente è stato trattato nel 18 per cento dei casi, contro l’82 per cento del coronavirus. Più in generale, nonostante diversi studi abbiano messo in relazione il coronavirus e l’ambiente, questo aspetto ha avuto scarso risalto mediatico: è il caso di una ricerca che ha correlato l’inquinamento all’aumento del tasso di mortalità per la Covid-19, oppure di un lavoro che ha connesso lo stop delle attività produttive e del traffico post lockdown a una diminuzione delle morti per inalazione di gas tossici. Notizie certamente rilevanti, mentre la maggior parte dei media ha preferito concentrarsi sullo smaltimento delle mascherine all’interno degli ospedali.
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