Irma Galindo Barrios non si trova. Ha 38 anni, è indigena e si batte da anni contro il disboscamento illegale nello stato di Oaxaca, nel Messico meridionale, senza lasciarsi scoraggiare dalle continue minacce. È stata vista per l’ultima volta il 27 ottobre 2021. Da allora di lei si sono perse le tracce.
Chi è Irma Galindo Barrios
Per anni, dalla sua casa di San Esteban Atatlahuca, Irma Galindo Barrios ha assistito al continuo viavai di camion pieni di tronchi appena tagliati. Nel 2019 ha capito che non poteva più restare a guardare, ha messo nero su bianco ciò che aveva visto e ha sporto formale denuncia a tutte le autorità competenti. Risposte ufficiali, nessuna. In compenso, un gruppo di uomini armati ha dato fuoco alla sua casa e a quelle di altri attivisti della zona. Dopo l’attentato si è allontanata per diversi giorni, temendo per la propria incolumità, salvo poi tornare. “Non ho motivo di nascondermi, non sto facendo niente di male, sto difendendo una foresta che offre benefici al nostro popolo”, avrebbe dichiarato, stando a quanto riporta El País. Da allora ha continuato a fare pubblicamente i nomi dei responsabili della distruzione di pini, querce e abeti sacri, senza curarsi di quanto fossero ricchi e potenti.
Il mistero sulla sorte dell’attivista indigena
Consapevole dei rischi a cui andava incontro, la Rete nazionale delle donne che difendono i diritti umani in Messico ha offerto a Irma Galindo Barrios di entrare in un meccanismo di protezione. L’attivista, però, non si è mai presentata all’appuntamento fissato il 29 ottobre. È stata vista per l’ultima volta due giorni prima, durante una protesta indetta a seguito dell’ennesimo blitz contro le comunità dello Atatlahuaca, in cui sette persone sono morte e 25 famiglie sono rimaste sfollate dopo il rogo delle loro abitazioni. Lo stesso giorno Galindo Barrios ha telefonato a un’amica, spiegandole con un certo timore di essere stata minacciata, ma senza fornire ulteriori dettagli. Da allora nessuno ha più ricevuto sue notizie.
Mixtecan activist Irma Galindo Barrios has been missing for over a week, she’s been a vocal defender of the forest in Atatlahuca, Oaxaca and has faced threats in the past for her activism #Mexicohttps://t.co/kbJhxMVoyk
Stando all’ultimo report dell’organizzazione irlandese Frontline defenders, l’America latina è una delle zone più pericolose del mondo per i difensori dei diritti umani. Su un totale di 331 omicidi accertati nel 2020, ben 177 si sono verificati in Colombia, 19 in Messico e 20 in Honduras. Conteggiando anche le aggressioni fisiche, gli arresti, le azioni legali, le campagne d’odio e le molestie di vario tipo, si arriva a un totale di 919 persone che in tutto il mondo hanno subito ripercussioni per il loro impegno in difesa dell’ambiente, degli indigeni, dei diritti delle donne o della comunità Lgbt+. Una stima inevitabilmente al ribasso, visto che tanti episodi restano coperti da un velo di impunità.
L’uomo, ucciso a colpi di arma da fuoco, lottava da anni contro un grande progetto energetico che rischia di compromettere la sopravvivenza delle comunità indigene.
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