Il dramma che vive la città di Valencia è soltanto un assaggio di ciò che rischiamo senza un’azione immediata e drastica sul clima.
Quanto sono aumentate le temperature medie in Italia, comune per comune
Quanto sono aumentate le temperature medie in Italia per colpa del riscaldamento globale? Tutti i dati, comune per comune, dal 1961 al 2018.
Roma è tra le città con il più alto aumento di temperatura media negli ultimi 60 anni. Sempre più calda anche Milano e tanti comuni della Valtellina, come Sondrio e Livigno. Taranto, Brindisi e Reggio Calabria tra le più calde al Sud. Torino e Firenze invece quasi invariate, anche se aumentano i picchi massimi.
Lo rivela un nuovo database realizzato da Copernicus, il centro europeo di raccolta e elaborazione dei dati satellitari ambientali, e Ecmwf, il Centro europeo di previsioni meteo a medio termine, elaborato dallo European data journalism network, ottenuto in anteprima nazionale da LifeGate. Dal primo gennaio 1961 al 31 dicembre 2018 si può scoprire, comune per comune, quanto siano aumentate le temperature medie in Italia.
La nota metodologica dell’elaborazione dei dati è disponibile qui. Cerca la tua città, il tuo comune.
Gli aumenti maggiori delle temperature medie in Italia
La capitale d’Italia, Roma, negli ultimi 57 anni ha registrato un aumento di ben 3,65 gradi centigradi (°C) delle temperature, Milano invece 3,34 gradi. A livello provinciale le cinque più calde sono Roma (3,13°C), Brindisi (3,09°C), Sondrio (3,03°C), Latina (3,01°C), Reggio Calabria. Poco rassicuranti gli aumenti medi in tanti comuni alpini, che ribadiscono i dati del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), a dimostrazione che in alta quota, tra i 1.500 e 2.500 metri, i giorni con temperature minime sotto zero sono calati mediamente del 10 per cento dagli anni Settanta ad oggi. Aumenti contenuti, invece, per Firenze (1,61°C) e Torino (0,76°C).
Non mostrano grandi cambiamenti di temperatura le aree insulari, la Toscana, il basso Piemonte e la costa Adriatica, in particolare quella romagnola. Le cinque provincie che hanno subito di meno gli effetti del riscaldamento globale sulle temperature medie, ma non sui picchi di calore, sono Trapani (1.22°C), Sassari (1,24°C), Pisa (1,26°C), Siracusa (1,38°C), Ravenna (1,34°C), Rimini (1,4°C). Aumenti medi, che non vanno confusi con i picchi di calore che sono sempre più frequenti.
L’Italia è già oltre gli obiettivi dell’Accordo di Parigi
Emerge chiaramente come le grandi città come Roma e Milano siano quelle più esposte agli aumenti. “Il dato riportato si avvicina alle elaborazioni fatte dall’Arpa, l’Agenzia regionale di protezione dell’ambiente”, spiega Piero Pelizzaro, chief resilience officer del comune di Milano. “Complessivamente dai livelli pre-industriali la temperatura media a Milano è aumentata di 2 gradi, con un aumento complessivo della temperatura soprattutto nel periodo invernale. Per questo il comune è impegnato a lavorare per mitigare ed adattarsi ai cambiamenti climatici“.
Cosa significano però questi aumenti? Secondo una recente ricerca dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, che ha impiegato oltre seimila referenze scientifiche, curata da 91 autori da tutto il mondo, su mandato dei governi, il riscaldamento medio globale (ovvero la somma di tutte le temperature medie registrate) va fermato a 1,5 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, ovvero tra il 1850 e il 1900.
L’obiettivo minimo dell’Accordo di Parigi sul clima prevede un aumento “ben al di sotto” di 2 gradi. Sebbene questi dati non siano direttamente comparabili, indicano come l’Italia sia già ben sopra il livello di aumento di temperature considerato sicuro per prevenire gli effetti più gravi del riscaldamento globale.
Come ridurre la mortalità da ondate di calore nelle città
Per Caterina Sarfatti, alla guida del programma globale Inclusive climate action di C40, un’organizzazione di sindaci di quasi 100 metropoli internazionali, “l’aumento di calore è particolarmente impattante nelle città. Già oggi sono colpite 200 milioni di persone in 350 città in tutto il mondo e il dato è destinato ad aumentare”.
I costi sono elevati: le ondate di calore cittadine potrebbero costare alle città fino all’11% del pil entro il 2100, con forti aumenti delle degenze ospedaliere e maggiore mortalità estiva.Caterina Sarfatti, C40
Secondo un articolo apparso nel 2016 su EBioMedicine, si osserva che un aumento della temperatura di un grado è correlato (teniamo a mente che la correlazione non è causa diretta) a un aumento del 3,4 per cento della mortalità cardiovascolare, a un aumento del 3,6 per cento della mortalità respiratoria e un aumento dell’1,4 per cento della mortalità cerebrovascolare. Uno studio di Bmj Heart, rivista inglese di malattie cardiache, ha correlato le ondate di calore ad un aumento del 6 per cento dei ricoveri ospedalieri per malattie coronariche. Senza contare lo stress da calore diffuso per i lavoratori all’aperto e la diffusione di insetti come vettori di malattie infettive.
Per questo sono stati creati network come Cool cities, che lavorano su buone pratiche per raffreddare le città. “Bisogna innanzitutto monitorare il rischio con sistemi di early warning, offrendo informazioni accessibili, in particolare ai cittadini più vulnerabili: anziani, lavoratori all’aperto, quartieri disagiati”, continua Sarfatti. “Individuato il rischio bisogna attivare le comunità e i servizi urbani per sostenere le persone più a rischio, limitando l’esposizione al caldo o aiutandoli nelle faccende domestiche”.
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Le misure infrastrutturali possono andare dai tetti verdi, al white roofing, cioè dipingere di bianco i tetti, modificare la pavimentazione delle strade con materiali che mitigano il calore, diffondere la vegetazione urbana e piantare alberi, realizzare tettoie e strutture che riducano il surriscaldamento.
“Milano si è dotata di un piano di riforestazione urbana e di depavimentazione, sostituendo cioè all’asfalto suolo verde a fine di mitigare l’aumento delle temperature”, illustra Pelizzaro. “Inoltre abbiamo un nuovo indice di riduzione dell’impatto climatico che obbliga chi costruisce nuovi edifici o riqualifica l’esistente a rispettare nuovi standard di edilizia che includono misure di mitigazione del calore e riduzione delle emissioni”. La speranza è che tanti comuni in Italia adottino al più presto misure analoghe.
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