Una delle più imponenti manifestazioni contro l’inazione climatica del governo australiano si conclude con l’arresto di oltre cento attivisti per il clima.
A partire dal 24 novembre, gli attivisti per il clima australiani si sono dati appuntamento al porto di Newcastle.
Circa tremila persone hanno bloccato le attività del terminal, il principale a livello internazionale per il commercio del carbone.
La manifestazione era stata autorizzata, ma alcuni partecipanti si sono rifiutati di lasciarla all’orario pattuito.
Più di cento attivisti sono stati fermati dalla polizia.
“Quando sono stato arrestato, la polizia ha rimorchiato la mia barca fino a un molo e mi ha aiutato a scendere. Ho sentito molti applausi mentre scendevo e mentre passavamo accanto ai sostenitori. Più tardi sono rimasto sorpreso quando mio figlio più giovane mi ha detto che stavano facendo il tifo per me. Non ne avevo idea”. Sono le parole di Alan Stuart, reverendo in pensione. A 97 anni, è la persona più anziana che sia mai stata arrestata in Australia. Insieme a centinaia di attivisti per il clima a bordo di kayak, durante il weekend del 25-26 novembre stava bloccando il porto di Newcastle, il più grande del mondo per il commercio del carbone.
OMG we love you Alan‼️ 💚
97yo Uniting Church minister Alan Stuart talks to the press after becoming the OLDEST PERSON EVER ARRESTED AND CHARGED IN AUSTRALIA at the #PeoplesBlockade, blocking coal ships at the worlds biggest coal port. Take the pledge 👇🏽https://t.co/rhdK69cAb1pic.twitter.com/YbE2Wb6W77
La protesta degli attivisti per il clima in Australia
A organizzare la plateale protesta èRising tide, un movimento che, attraverso azioni non violente, chiede al governo australiano di rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Centinaia gli attivisti per il clima che a partire dal 24 novembre si sono dati appuntamento per bloccare le operazioni del porto di Newcastle, a bordo dei kayak o a terra.
Il luogo della protesta è stato scelto perché è un simbolo. A livello globale, l’Australia è il quinto produttore e il secondo esportatore di carbone, la fonte di energia più sporca e inquinante in assoluto. Per dimensioni, le sue riserve sono le terze più consistenti del mondo. Il porto di Newcastle è il terminal più importante a livello internazionale per il trasporto di carbone.
Più di cento arresti al porto di Newcastle
Con la partecipazione stimata di circa tremila attivisti per il clima, quello al porto di Newcastle è definito da Rising tide come “il più grande atto di disobbedienza civile per il clima nella storia australiana”. Il blocco di trenta ore durante il weekend aveva ricevuto il benestare delle forze dell’ordine. Decine di manifestanti, però, sono rimasti in acqua anche domenica 26 novembre, dopo il termine pattuito. Di conseguenza, la polizia ha arrestato 109 persone: cinque erano minorenni e sono state dunque subito rilasciate, mentre le altre sono state accusate di essersi rifiutate di ubbidire agli ordini della polizia.
Una delle ultime a lasciare il porto è stata Anjali Beams, studentessa diciassettenne di Adelaide. Parlando con la stampa, si è detta disposta a farsi arrestare perché “i decisori politici hanno sistematicamente ignorato le voci dei giovani”. Promettendo: “Non sarò complice nel lasciare che il mio futuro sia svenduto all’industria dei combustibili fossili per il loro profitto”.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.