La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Grazie all’impegno di alcune organizzazioni ambientaliste, il diavolo della Tasmania è stato reintrodotto in natura anche in Australia.
I più lo immaginano con le sembianze di Taz, l’irrefrenabile personaggio dei Looney Tunes. Meno noto è il fatto che il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii) sia ufficialmente catalogato tra le specie in pericolo. Da qui l’entusiasmo del mondo scientifico e ambientalista nello scoprire che sono nati sette cuccioli in Australia, dove mancavano da oltre tremila anni.
Un tempo il diavolo della Tasmania era presente nel territorio dell’Australia, ma è scomparso perché predato dal dingo, un cane selvatico. Da allora è rimasto soltanto nell’isola dell’Oceania da cui prende il nome. Fino alla metà degli anni Novanta la popolazione ammontava a 130-150mila esemplari, fa sapere l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Da allora però ha subìto un tracollo soprattutto a causa di una malattia, un tumore trasmissibile che colpisce unicamente quella specie. Si stima che oggi ne siano rimasti meno di 25mila.
Da qui la scommessa delle organizzazioni ambientaliste Aussie Ark, Re:wild e Wild Ark: riportare il diavolo della Tasmania in Australia. Lo scorso anno 26 animali adulti sono stati liberati in un santuario da 400 ettari nel parco nazionale di Barrington Tops, nel Nuovo Galles del Sud. “Una volta reintrodotti in natura, dipendeva tutto da loro. Il che era snervante”, ha dichiarato il presidente di Aussie Ask, Tim Faulkner. “Li abbiamo osservati da lontano fino a quando non è arrivato il momento di intervenire per confermare la nascita dei nostri primi cuccioli. Che momento è stato!”. Gli animali appaiono in buona salute; la loro crescita verrà monitorata dai ranger nelle prossime settimane.
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