Dopo nove anni al potere in Australia i conservatori hanno perso le elezioni. Dal laburisti ci si attendono cambiamenti soprattutto su clima e diritti.
Dopo nove anni al potere in Australia, la coalizione liberal-conservatrice è stata sconfitta alle elezioni che si sono tenute sabato 21 maggio. Scott Morrison, capo di governo uscente, cede il posto al laburista di origini italiane Anthony Albanese. Al quale, assieme alla poltrona di primo ministro, lascia in eredità anche i risultati di un pressoché totale disimpegno sulle questioni climatiche e ambientali.
“Un’economia al servizio del popolo”
Cinquantanove anni, deputato dal 1996, Albanese proviene da una famiglia modesta: “La mia storia dice molto sul nostro grande paese. Il figlio di una ragazza madre che viveva con una pensione di invalidità, cresciuto in una casa popolare, oggi può essere qui davanti a voi in qualità di primo ministro. Spero che questo possa incoraggiare gli australiani a puntare in alto”, ha dichiarato la sera della vittoria.
Anche le politiche che il nuovo primo ministro ha promesso di attuare sono conseguenti. Il leader laburista ha promesso di creare “un’economia al servizio del popolo”, a partire dal progetto di legare il salario minimo all’inflazione, che nel primo trimestre del 2022 ha superato il 5 per cento (il massimo degli ultimi 20 anni). Ma nel programma di Albanese figurano anche l’abbassamento dei costi degli asili nido, dei medicinali e delle spese legate all’istruzione.
Il referendum per i diritti degli aborigeni in Australia
Ma è soprattutto su ambiente e diritti che ci si attende un deciso cambio di rotta dal nuovo esecutivo laburista, anche se le posizioni assunte in campagna lasciano alcuni dubbi. Tra le promesse avanzate c’è quella di indire un referendum costituzionale, che possa consentire la creazione di un organismo rappresentativo delle popolazioni autoctone. Si tratta di una delle principali rivendicazioni degli aborigeni: la nuova struttura dovrebbe fungere da organo consultivo per il parlamento, nei casi in cui si discutano normative che riguardano la minoranza.
Dal punto di vista climatico, i laburisti sono chiamati ad affrontare i risultati di un decennio di sostanziale immobilismo. Morrison a più riprese ha voluto difendere l’industria delle fonti fossili, ed in particolare il carbone, che continua a rappresentare un business particolarmente florido per l’Australia. Ciò nonostante, le questioni ambientali, in realtà, non sono state al centro del dibattito elettorale. Eppure, in numerose circoscrizioni dei grandi centri urbani i conservatori hanno pagato proprio le loro politiche retrograde in materia di energia.
Il nuovo premier Anthony Albanese non vuole rinunciare alle fossili
Ad avvantaggiarsene sono stati i laburisti ma anche numerosi candidati indipendenti: essenzialmente delle donne altamente qualificate, che si sono spese per la difesa della natura, per la lotta ai cambiamenti climatici, per l’uguaglianza di genere e la lotta alla corruzione.
Per sapere se il cambio di governo in Australia coinciderà anche con un cambio di marcia occorrerà tuttavia verificare una precondizione e sperare che i laburisti non cedano alla lobby delle fossili. La precondizione sta nel risultato elettorale: lo scrutinio – estremamente lento per via del voto per corrispondenza – non è ancora terminato e non si sa se i laburisti potranno godere di una maggioranza assoluta in parlamento.
Just hours after taking office, Australia's new prime minister Anthony Albanese will be heading to a Tokyo summit with a "message to the world" that his country is ready to engage on climate changehttps://t.co/qAB9JmxwDIpic.twitter.com/Grsm4sAiaq
L’Australia patisce già gravi conseguenze a causa dei cambiamenti climatici
Infine, l’Australia è ad oggi uno dei paesi più dannosi per il clima. E ne subisce al contempo fortemente le conseguenze, con siccità prolungate ed estreme, temperature alle stelle, inondazioni e incendi devastanti. Malgrado tutto ciò, gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra sono sempre stati estremamente modesti: i conservatori non erano andati oltre un abbassamento del 28 per cento, entro il 2030. I laburisti hanno promesso di raggiungere il 43 per cento, ma hanno fatto sapere a chiare lettere di non voler abbandonare le fonti fossili.
Molto più ambiziose le promesse arrivate dal gruppo degli indipendenti e dai Verdi, che hanno proposto rispettivamente piani per abbattere del 60 e del 74 per cento le emissioni. Sabato, poco dopo la vittoria, Albanese ha dichiarato di voler rendere l’Australia una “superpotenza delle energie rinnovabili”. La speranza è che voglia farlo voltando le spalle, per lo meno, ai business più dannosi in assoluto per il clima.
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