A causa dei devastanti incendi che hanno colpito l’Australia, la popolazione di koala è crollata del 30 per cento in appena tre anni.
Dopo 8 mesi di incendi l’Australia non brucia più
Dopo 240 giorni di incendi devastanti, nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, i boschi non bruciano più. Ora si contano i danni e le vittime.
“Per la prima volta dal mese di luglio del 2019, non c’è alcun incendio attivo nel Nuovo Galles del Sud”. Il tweet, firmato dai pompieri dello stato australiano, è stato pubblicato lunedì 2 marzo. Dopo 240 giorni consecutivi nel corso dei quali i giganteschi roghi hanno letteralmente divorato le foreste del sud-est del paese. Uccidendo 33 persone, distruggendo più di tremila abitazioni e radendo al suolo 12,6 milioni di ettari di aree boschive.
33 morti, tremila case distrutte, 12,6 milioni di ettari di foreste in fumo
Per comprendere l’entità dei danni basti pensare che le compagnie d’assicurazione in Australia potrebbero dover sborsare fino a 1,3 miliardi di dollari per indennizzare i propri clienti. E non tutti coloro che sono stati colpiti avevano sottoscritto polizze contro gli incendi. A loro non resta che attendere un aiuto dal governo federale, che ha aperto un’agenzia che si occuperà di gestire la ricostruzione. Alla quale sono stati concessi stanziamenti per un totale di 2 miliardi di dollari australiani (circa 1,17 miliardi di euro).
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Ma al di là del problema di restituire una casa a chi ha visto la propria distrutta dalle fiamme, la fine dei roghi in Australia comporta numerose altre sfide per le autorità. A cominciare da quelle sanitarie: uno studio ha spiegato che ben il 75 per cento della popolazione è stato colpito dai roghi. Tre milioni di persone in modo diretto e altri 15 milioni in modo indiretto. Compresi gli abitanti di metropoli come Sydney, Melbourne e Canberra, che sono stati costretti a respirare – in modo ripetuto e prolungato – i fumi tossici provenienti dalle foreste in fiamme. Secondo quanto riferito dalla stampa internazionale, le conseguenze sul lungo periodo sono ad oggi difficili da valutare.
In Australia a causa degli incendi sono 113 le specie a rischio estinzione
Come da valutare è ancora l’impatto sulla biodiversità unica dell’Australia. Secondo le prime stime, è pari a più di un miliardo il numero di animali che sono morti a causa degli incendi. Un’ecatombe. Tale da aver portato a 113 il numero di specie a rischio estinzione. “E siamo ancora molto lontani da avere un quadro completo della situazione, indispensabile per comprendere quali animali siano riusciti a sopravvivere e dove”, ha indicato al quotidiano francese Le Monde John Grand, portavoce dell’associazione animalista Wires.
Anche perché gli animali che sono riusciti a sfuggire ai roghi si trovano in molti casi in zone diventate aride. Nelle quali non riescono a trovare cibo e, per questo, muoiono di fame. La storia dei dodici koala appartenenti ad un gruppo particolarmente importante per la specie (poiché immune da una malattia che decima la popolazione dei marsupiali) è emblematica. Benché salvati e affidati allo zoo di Taronga, a Sydney, dopo tre mesi non si è ancora riusciti ad individuare un luogo nel quale sia possibile rimetterli in libertà.
I cambiamenti climatici aumentano del 30% il rischio di incendi in Australia
Un altro studio, del gruppo di ricerca Biolink del Fondo internazionale per la protezione degli animali ha spiegato che sono almeno cinquemila i marsupiali morti tra il 1 ottobre 2019 e il 10 gennaio 2020. Ovvero il 12 per cento della popolazione.
La scienza quantifica il ruolo dei #cambiamenticlimatici negli #incendi in Australia: rischio aumentato almeno del 30% per siccità e caldo dovuti a #riscaldamentoglobale. @intesasanpaolo, basta finanziare le fonti fossili, colpevoli della #crisiclimatica! https://t.co/3OE8JDxWJY
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) March 5, 2020
Senza dimenticare che i cambiamenti climatici hanno aumentato di almeno il 30 per cento i rischi di incendi estremi in Australia, secondo uno studio dei ricercatori di World Weather Attribution. E se la temperatura media globale dovesse aumentare di 2 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale, gli incendi potrebbero essere almeno quattro volte più frequenti rispetto al passato.
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