Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
Auto, gli ambientalisti scrivono al Governo: stop ai veicoli inquinanti nel 2035
Le associazioni ambientaliste italiane chiedono di accelerare sulle auto elettriche. Per migliorare la qualità dell’aria servono target intermedi al 2027.
Anticipare al 2035 la data di fine vendita delle auto a combustione interna, fissando un target intermedio al 2027. Le associazioni ambientaliste italiane si mobilitano in vista del 14 luglio, il giorno in cui la Commissione europea presenterà la proposta di fermare la commercializzazione dei veicoli più inquinanti già nel 2035, anziché cinque anni dopo; e indirizzano una lettera – promossa da Kyoto Club e Transport & Environment e sottoscritta anche da Wwf, Legambiente e Cittadini per l’Aria – al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri competenti.
L’esempio di Svezia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi
Si tratta, sostengono i firmatari, di un atto necessario per accelerare sulla transizione ecologica e per centrare gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Per accompagnare l’industria automobilistica verso la decarbonizzazione, gli ambientalisti italiani chiedono un obiettivo europeo intermedio al 2027, che passi anche attraverso l’esclusione delle tecnologie meno efficienti: l’auspicio è che il nostro paese possa sostenere, nel contesto della revisione degli standard di CO2 a livello continentale, la posizione più ambiziosa possibile.
L’esempio da seguire è quello dei Paesi Bassi, della Svezia, dell’Inghilterra e della Germania, che hanno deciso di fermare la vendita delle auto a combustibili fossili già nel 2030; aspettare il 2040, sostengono i firmatari, avrebbe come unico effetto quello di relegare definitivamente l’industria automotive italiana in fondo al gruppo dei competitor europei. L’opzione di rallentare la transizione energetica del settore per salvaguardare i posti di lavoro, infatti, rischierebbe di ottenere l’effetto opposto: verrebbe favorito il declino del nostro comparto automotive, in un momento in cui tutti gli attori internazionali stanno accelerando verso l’elettrificazione in un contesto di maggiore concorrenza.
In Italia si contano 655 auto ogni 1.000 abitanti
Nella lettera si ribadisce il peso del settore dei trasporti sulla qualità dell’aria, che è “responsabile di quasi un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’Unione”. Si tratta, oltretutto, di una questione particolarmente delicata per l’Italia, che presenta uno dei più alti tassi di motorizzazione d’Europa (655 auto ogni 1.000 abitanti). Non stupisce che nel nostro paese, circa l’80 per cento delle 108 milioni di tonnellate di CO2 provengano dal trasporto stradale e in particolar modo dalle auto, che rappresentano circa metà delle emissioni dell’intero settore dei trasporti.
Proprio la Commissione Europea ha avviato tre procedure di infrazione contro l’Italia per la scarsa qualità dell’aria nelle città del bacino padano: stando a quello che dice la missiva, non sono più rimandabili azioni tese a ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria, anche per salvaguardare la salute dei cittadini: ogni anno, l’inquinamento atmosferico causa nel nostro paese circa 80 mila morti premature.
La soluzione più pulita che va pertanto valorizzata, sulla quale si stanno concentrando gli investimenti dei costruttori, è la mobilità elettrica. Oltretutto, come evidenziato da un recente studio che Transport & Environment ha commissionato a Bloomberg New energy finance, le auto elettriche di tutte le taglie raggiungeranno – almeno così nelle previsioni – la parità di costo tra il 2025 e il 2027.
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