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L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Dell’auto connessa vi abbiamo parlato spesso qui, soprattutto per spiegare il vero futuro dell’auto elettrica, ossia l’auto a guida autonoma, la vera rivoluzione della mobilità futura. Quello che ha fatto il quarto (e ultimo) appuntamento con gli Autopromotec Talks è stato chiarire una serie di aspetti ancora poco noti. Ma, soprattutto, rispondere a domande sempre più frequenti, ossia chi possiede i dati che condividiamo (a volte inconsapevolmente), con la nostra auto? Come vengono gestiti per garantire sicurezza, innovazione e tutela dei diritti?
Dopo aver toccato nei mesi scorsi questioni cruciali per l’auto e la mobilità come la sostenibilità, il Made in Italy, il ruolo dell’Intelligenza artificiale e della connettività, l’ultimo degli Autopromotec Talks, ospitato dall’Automobil Club Milano, ha riunito esperti di diverse discipline ed esponenti della ricerca universitaria proprio per capire quali possano essere le aspettative e i timori nei confronti dell’auto “sapiens” come l’ha più volte definita Fabio Orecchini, ordinario di sistemi per l’energia e l’ambiente presso l’Università degli studi Guglielmo Marconi e direttore dell’Osservatorio auto e mobilità presso la Luiss Business School, riassumendo così in una parola la complessa trasformazione digitale che sta interessando l’auto e l’automobilista.
Una trasformazione che, almeno secondo i dati raccolti dalla ricerca “Dall’Automobile Sapiens, all’Automobilista Sapiens – Reazioni, aspettative e timori nei confronti dell’auto della nuova specie ed analisi della sua diffusione sul mercato” (scaricabile integralmente qui), non fa troppa paura: sono molti gli automobilisti con un’età media di 34 anni che si dicono pronti ad abbracciare l’era della mobilità intelligente, pronti ad accettare che un veicolo possa essere dotato di sistemi di intelligenza artificiale capaci di prendere decisioni autonome per ottimizzare l’esperienza di guida quotidiana.
Quello che in molti non sanno, è che l’auto del futuro prossimo diventerà sempre più un nostro “gemello digitale” che raccoglie, analizza e utilizza le informazioni raccolte per finalità operative, di sicurezza e per erogare servizi su misura. Spaventati? Beh, è esattamente quello che fa già da tempo il nostro smartphone. Ma quante sono le auto connesse attualmente in circolazione sulle nostre strade? Secondo Enrico Al Mureden, professore presso l’Università di Bologna, in Italia quasi 18 milioni di veicoli sono già connessi, come dire il 45 per cento del parco circolante.
Automobili connesse che generano e trasmettono già oggi una quantità imponente di dati che ci riguardano molto da vicino: dove ci troviamo, qual è il nostro stile di guida, persino i nostri dati biometrici in alcuni casi. Ma dove finiscono i nostri dati e che utilizzo se ne fa? Sui dati c’è qualche ombra: pur essendo prodotti dal veicolo, pur essendo legati all’utente, le case auto spesso ne rivendicano il controllo generando una confusione su chi, tra costruttore, conducente e proprietario, debba effettivamente detenerne i diritti.
Ma c’è dato e dato. Ci sono quelli raccolti dall’auto perché utili per migliorare servizi di mobilità, sicurezza stradale ed efficienza del traffico, o ad aggiornare il software, utile sia per i sistemi Adas di assistenza alla guida che si aggiornano da remoto migliorando le loro prestazioni, sia per garantire che l’auto rimanga conforme alle normative, sicura e preservi le prestazioni ambientali. Altri il cui scopo è, diciamo così, più interessante per chi gestisce una flotta, per esempio, o per l’azienda che vuole sapere i suoi dipendenti che uso fanno dell’auto aziendale…
Ma i dati facilitano anche il lavoro di concessionari, officine e gommisti, che possono agire in modo “proattivo” per offrire servizi a tutela della sicurezza. Già, ma alla tutela della privacy chi pensa? La regolamentazione europea ci aiuta e attraverso strumenti come il Data Act e l’AI Act mira a garantire la protezione e la trasparenza nella gestione dei dati, sebbene permangano incertezze e lacune, come emerso nell’incontro milanese.
Quali sono i rischi che corriamo quando l’auto raccoglie i nostri dati?
Insomma, come appare chiaro la questione spinosa riguarda chi detiene i nostri dati: noi utenti, le case automobilistiche o i fornitori di servizi digitali? I rischi, come evidenziato, non mancano. I vari interventi hanno sottolineato più volte la necessità che i diritti per l’utente finale siano chiaramente definiti, proprio a tutela della privacy. Un ruolo cruciale potrebbe averlo il PRA, il Pubblico Registro Automobilistico che nel suo ruolo non solo può garantire certezze giuridiche e trasparenza, ma quei dati può utilizzarli per supportare lo sviluppo di servizi innovativi per l’automobilista, per campagne di sicurezza, per avvisarci della scadenza della revisione e di molto altro. Un ruolo importante visto che in Italia risultano registrati al PRA circa 53 milioni di veicoli con 90mila tipologie, non tutti sicuri né connessi purtroppo (l’età media del parco circolante nazionale è di 12 anni e 10 mesi, la più vecchia d’Europa…).
Ma l’evoluzione dei veicoli connessi e la crescente complessità dei sistemi elettronici hanno aperto nuove sfide anche nel settore dell’autoriparazione e delle officine, anche di quelle indipendenti. Pensate all’accesso ai dati diagnostici e riparativi, fondamentali per la manutenzione dei veicoli moderni. Oggi un’auto non entra più in assistenza solo per problematiche meccaniche o per svolgere la manutenzione ordinaria o straordinaria. Pensate ai citati sistemi Adas. Il parabrezza di un’auto moderna non è più un semplice “vetro”, ma ospita sensori e telecamere, dispositivi che ci aiutano a mantenere la corsia, a riconoscere i segnali stradali o a frenare automaticamente in caso di emergenza. Sensori rilevatori di pioggia e di luminosità, tutti sistemi che, quando il parabrezza viene sostituito, vanno ricalibrati.
E per farlo ancora una volta servono i dati ufficiali della casa auto, in modo che le officine possano intervenire con precisione e sicurezza. Persino per le stazioni di rifornimento la gestione dei dati è fondamentale per migliorare l’esperienza degli automobilisti, prevedere la domanda di carburante, ridurre costi e ottimizzare la manutenzione. Di questo e di molto altro si parlerà durante la 30esima edizione della biennale Autopromotec dedicata all’aftermarket automotive. L’appuntamento è alla Fiera di Bologna, dal 21 al 24 maggio; venite a trovarci, LifeGate Radio è la radio ufficiale della rassegna, ci trovate nel Quadriportico, ingresso Costituzione. A presto!
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