Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
Quando la natura sale a bordo di un’auto (elettrica of course!)
C’è un’auto nella quale la sostenibilità si può toccare. Un’auto prodotta con l’energia del vento e dell’acqua. Un’auto elettrica senza ansie (da ricarica) e divertente.
Dentro i sedili di pelle conciati utilizzando l’estratto di foglie di olivo e fuori uno “scheletro” di leggerissimo carbonio, più leggero dell’alluminio, più sicuro dell’acciaio. Natura e tecnologia intrecciati in una stessa auto suonano davvero strani. Eppure può succedere… Anzi, è già successo. Da quasi un anno per le nostre strade si aggira un’elettrica dall’aria futuribile, con un design che la rende diversa da tutte, innovativa, connessa, silenziosa…
Un’auto elettrica pensata soprattutto per la mobilità urbana, alta da terra per vederci bene, senza ingombri inutili e con un raggio di sterzata ridotto per parcheggiare veloci. Leggera perché anche il peso rende sostenibile (o no) un’auto. Un’auto che si ricarica dalla presa di casa ma che ha lo spunto al semaforo di una sportiva. Trazione posteriore e sterzo bello diretto, perché non l’ha detto nessuno che la sostenibilità in auto debba avere il sapore triste della noia.
Provatela la BMW i3.Saliteci, spalancando quelle quattro porte che si aprono “a libro” come un loft su ruote. E poi toccate, annusate, sfiorate. La pelle viene lavorata esclusivamente con materiali naturali. Per la conciatura viene utilizzato un estratto di foglie di ulivo. La plancia e i pannelli interni delle porte sono realizzati in fibre di kenaf estratte dalla pianta di malva. La lana naturale dei sedili e il legno di eucalipto danno calore all’abitacolo, miscelandosi a materiali riciclati o da materie rinnovabili.
Non ci sono molte auto al mondo con queste caratteristiche: abitacolo in materiale sintetico rinforzato con fibra di carbonio, propulsione elettrica, baricentro basso per una maggiore stabilità, un abitacolo giusto per quattro con un bagagliaio che al netto delle batterie offre ancora un buono spazio (da 260 a 1100 litri se abbattete i sedili).
Il design? Innovativo di certo, per qualcuno anche troppo. Ma almeno la i3 è diversa da tutte, portabandiera di un mondo – quello della mobilità individuale – destinato a cambiare molto nei prossimi anni. Salirci a bordo sulle prime disorienta: per “mettere in moto” c’è un pulsante accanto al volante. Per “mettere le marce” c’è un selettore integrato nel piantone dello sterzo. Gli strumenti non ci sono, al loro posto solo display, mentre fra i sedili da un comando touch si governa tutto, dalla radio al navigatore, dalla ricarica alle modalità di guida. Sembra complicato, ma dopo 10 minuti tutto appare semplice. Naturale.
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E “sotto il vestito” cosa c’è? Per semplificare basterebbe rispondere un motore elettrico e la batteria agli ioni di litio. Per scendere nel dettaglio c’è una potenza massima da 125 kW (o 170 cv per chi va ancora alla “vecchia maniera”) e una coppia massima di 250 Nm. E alla domanda fatidica “quanto chilometri ci faccio?” la risposta è duplice: fino a 160 km (a seconda dell’utilizzo il dato varia parecchio, va detto…) o fino a 300 km con la versione Rex (il modello dotato di range extender, di fatto un generatore di corrente in grado di ricaricare la batteria e di annullare quasi i limiti di percorrenza tipici di un’auto elettrica). Com’è da guidare? Spassosa. Non solo per le prestazioni in sé (da 0 a 100 km/h in 7,2 secondi, velocità massima 150 km/h), ma perché la i3 diverte davvero. Agilissima nel traffico, al semaforo dà la paga a tante sportive chiassose. Ma la cosa che diverte di più (e sulle prime spiazza) è quel suo “frenare da sola” ogni volta che si solleva l’acceleratore: la i3 così recupera energia e di fatto rende quasi superfluo l’uso dei freni. Cosa dite, non esistono auto così? Provare per credere…
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