
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Dopo un buon 2023 si inverte la tendenza delle auto elettriche sul mercato. L’Italia resta, insieme alla Spagna, uno dei fanalini di coda del continente.
Le auto elettriche rallentano la loro corsa. Non solo in Italia – nonostante la crescita importante dell’infrastruttura di ricarica – ma sostanzialmente in tutti i principali mercati europei, ad eccezione del Regno Unito. I numeri iniziano ad essere preoccupanti, se si considera che per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 bisognerebbe immatricolare più di 800.000 veicoli elettrici all’anno: nel triennio 2021-2023 la media si è attestata sui 130.000 e i primi otto mesi del 2024 segnano valori in calo rispetto all’anno precedente.
A tracciare il quadro è lo Smart mobility report 2024, realizzato da Energy&Strategy della School of management del Politecnico di Milano. Se il 2023 si era chiuso con quasi un’auto elettrica su quattro immatricolata in Europa (23,4 per cento), in ulteriore lieve aumento rispetto all’anno precedente nonostante il calo registrato in Germania, nei primi otto mesi del 2024 l’incidenza di nuove auto elettriche è scesa a 21,2 per cento; decrescita che non si arresta nemmeno in Italia finendo per relegarci, insieme alla Spagna, agli ultimi posti nel continente per vetture elettriche circolanti: -0,2 per cento di immatricolazioni nel 2023 sul 2022, anno già di stagnazione, e un ulteriore -12,3 per cento tra gennaio e agosto 2024 rispetto allo stesso periodo precedente. A invertire la tendenza non è bastato il boom che si è registrato a giugno, sulla spinta dell’ecobonus: +38,7 per cento di nuove auto elettriche rispetto allo stesso mese 2023. Ma si è trattato di un fuoco di paglia.
Nemmeno il potenziamento delle infrastrutture di ricarica (+35 per cento rispetto al 2022 quelle ad accesso privato, salite a 500.000 anche grazie al superbonus e ora pari a un decimo di quelle ad accesso pubblico) ha convinto gli italiani a passare all’elettrico. Come spiega Davide Chiaroni, vicedirettore di E&S e responsabile dell’Osservatorio, “se questo divario persiste si rischia di avere una rete di ricarica sottoutilizzata che non potrà supportare pienamente la transizione elettrica. Per garantire lo sviluppo coordinato del mercato e delle infrastrutture occorre una pianificazione strategica a lungo termine e vanno adottate politiche pubbliche più incisive e continuative per favorire concretamente l’acquisto di veicoli elettrici”.
In compenso le case automobilistiche continuano a potenziare l’offerta di veicoli alla spina. Anche nel mercato italiano, dove nel primo semestre di quest’anno se ne contavano oltre 100 (il 20 per cento in più rispetto al 2023), con un prezzo medio rimasto pressoché costante anche a fronte di significativi miglioramenti delle performance in termini di autonomia e di potenza di ricarica. Ma il costo di acquisto rimane il più grande freno a uno sviluppo massivo di auto elettriche, nonostante l’aumento del livello di incentivi disponibili.
Per Vittorio Chiesa, direttore di Energy&Strategy, “gli alti costi d’acquisto iniziali e una percezione ancora limitata dei benefici a lungo termine della mobilità elettrica, che invece andrebbero spiegati all’opinione pubblica con specifiche campagne di informazione, hanno rallentato le immatricolazioni. A questo si aggiunga una politica di sostegni economici discontinua, che ha contribuito a rendere incerto lo sviluppo del mercato”. Per colmare il gap con gli altri paesi europei e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti per il 2030, l’Italia dovrebbe immatricolare in media più di 800.000 veicoli elettrici all’anno. Numeri (attuali) alla mano, sembra una montagna difficile da scalare.
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