Se nel continente le auto elettriche supereranno il 50 per cento del totale circolante nel 2032, da noi l’obiettivo si raggiungerà con 4 anni di ritardo.
Auto elettriche, in Italia infrastrutture di ricarica in aumento ma serve un’accelerata
Per il pieno sviluppo delle auto elettriche è centrale il nodo dei punti di ricarica. A fronte di un crescita del 39 per cento, non mancano i problemi.
In Italia le infrastrutture di ricarica per le auto elettriche sono in crescita, ma bisogna accelerare. Per un pieno sviluppo della mobilità sostenibile, infatti, la diffusione delle motorizzazioni elettrificate deve andare di pari passo con l’installazione di un’adeguata rete di punti di ricarica. Secondo i dati dell’ultimo report dell’associazione Motus-E, nel nostro Paese se ne contano 19.324 in 9.709 infrastrutture accessibili al pubblico: lo scorso anno le installazioni sono cresciute del 39 per cento, con una ripartizione media dell’80 per cento su suolo pubblico e del 20 per cento su suolo privato a uso pubblico, come supermercati e centri commerciali. Il mix tra punti di ricarica è del 96 per cento in corrente alternata e del 4 per cento in corrente continua.
Punti di ricarica e auto elettriche, quali sono le principali limitazioni
A questo dinamismo, fanno da contraltare una serie di impedimenti che frenano la piena ascesa del settore. In attesa che venga istituita una Piattaforma unica nazionale – che convogli all’interno di un unico database tutte le informazioni relative alle infrastrutture pubbliche presenti sul territorio italiano – è ancora difficile procedere a una mappatura accurata dei dati, soprattutto per quanto concerne la distribuzione geografica e la capillarità dei punti di ricarica. Motus-E mette in evidenza anche l’aspetto regolatorio, con la necessità di semplificare gli iter di installazione di ricariche su suolo pubblico e di agevolare le infrastrutture private. C’è inoltre il tema dei criteri di installazione, che dovrebbero basarsi su parametri di densità abitativa, di numerosità dell’utenza e di tipologia di area, privilegiando ad esempio le ricariche quick nei centri urbani, e quelle fast e ultrafast nelle strade ad alto scorrimento e nei parcheggi di interscambio.
Servono piani infrastrutturali che sostengano l’e-mobility
Come spiega il segretario generale di Motus-E, Dino Marcozzi, “nonostante la pandemia il trend nel nostro Paese è positivo ma ci conferma che è sempre più vitale fornire agli automobilisti una adeguata rete di infrastrutture di ricarica pubblica. Dobbiamo contribuire a sostenere la crescita delle auto elettriche con piani infrastrutturali adeguati alle ambizioni agevolandone le procedure di installazione delle stesse”. Dal report emerge chiaramente che lo sviluppo della mobilità elettrica è legato alla diffusione di veicoli almeno quanto all’aumento delle infrastrutture. Le auto con questo tipo di motorizzazioni hanno costi sempre più abbordabili e l’avanzamento tecnologico permette un’autonomia sempre maggiore delle batterie; ma il tutto rischia di essere vanificato se non si agevolano gli spostamenti più lunghi e non si fornisce elettricità a chi non dispone di uno spazio privato per ricaricare il proprio veicolo.
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