Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
Come l’auto a gas potrebbe facilitare la mobilità sostenibile
Gpl e metano come carburanti di transizione verso la mobilità sostenibile e come impulso alla green economy nel nostro Paese. E l’Italia potrebbe essere il faro d’Europa.
Si tratta di una tecnologia che agli italiani piace, tanto che il 76 per cento del totale di auto a gas circolanti in Europa è immatricolato in Italia. Una tendenza confermata anche dal mercato: se le motorizzazioni a benzina e diesel soffrono comunque trend negativi, quelle a gas propano liquido e a metano hanno visto una crescita del 14 per cento.
Sono questi alcuni dei numeri, positivi, riportati dal rapporto “Green economy e veicoli stradali: una via italiana”, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, con la collaborazione di Assogasliquidi Federchimica e del Consorzio Ecogas. La ricerca valuta tutte le opportunità di un settore che ha le carte in regola per fare da traino alla green economy italiana.
“Le autovetture a Gpl e metano in Italia sono più di 2 milioni e 700 mila pari ad oltre il 7 per cento del circolante”, ha dichiarato Alessandro Tramontano, presidente del consorzio Ecogas. “Numeri che potrebbero essere molto più importanti, a tutto vantaggio dell’ambiente e dell’occupazione, con la ripresa di politiche di incentivazione. Negli anni scorsi le immatricolazioni a gas sono arrivate a toccare il 21 per cento del mercato e le trasformazioni sono state anche 270.000 all’anno, mentre nel 2014 ci fermeremo purtroppo a non più di 100.000 unità”.
Meno emissioni. Con motorizzazioni a metano e Gpl le emissioni di monossido di carbonio e di particolato si riducono drasticamente. La ricerca prevede che, nel caso di una progressiva sostituzione del parco circolante, “si arriverebbe al 2030 ad oltre 3,5 milioni di tonnellate di CO2 in meno rispetto a uno scenario di non intervento, a 67 tonnellate di particolato e 21 mila tonnellate di ossidi di azoto in meno”.
Una tecnologia che potrebbe quindi fare da tramite tra l’alimentazione a benzina e diesel a quelle meno impattanti come l’elettrica o a idrogeno. Già oggi infatti molte case automobilistiche offrono la doppia alimentazione, oltre ad avere già promettenti sviluppi nel campo delle alimentazioni ibride sia Gpl-elettrico che metano-elettrico.
“Le auto a gas sono una delle tecnologie ‘ponte’ a basso impatto ambientale che può contribuire a ridurre l’inquinamento dell’aria nelle città, ma non solo, può far bene all’occupazione e all’economia”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “In Italia c’è una filiera di imprese che ci rende leader nel mondo e che può crescere. Un caso esemplare di green economy dove miglioramenti ambientali producono vantaggi economici e occupazionali”.
Proprio questo è l’altro punto a favore del gas e del metano: già oggi esiste un’industria, che va dalla produzione di impianti per il retrofit, con una rete di trasformazione e assistenza di più di 6.000 officine, al rifornimento stradale (più di 3000 distributori di Gpl e 1000 di metano). Ma le potenzialità del settore sono tutte a due cifre: “la produzione raggiungerebbe +5,0 miliardi di euro in media annua nel 2020 per poi scendere a +4,3 miliardi di euro nel 2030; il valore aggiunto si attesterebbe a +1,6 miliardi di euro nel 2020 e +1,3 miliardi di euro al 2030. Infine, la nuova occupazione creata, espressa in unità di lavoro standard, ammonterebbe a +27.300 unità nel 2020 e +22.700 unità nel 2030. Uno scenario di ‘reshoring’, ovvero di un progressivo rimpatrio di attività dall’estero, porterebbe al 2030 a quasi 3,9 miliardi di euro di nuovo valore aggiunto e a 74.000 occupati nel 2020 e quasi 66 mila posti di lavoro aggiuntivi a tempo pieno nel 2030, triplicando, così, i valori dello scenario base adottato”.
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