
L’auto connessa (in Italia ne circolano 18 milioni, il 45% del parco circolante) ha molti vantaggi in termini di sicurezza e innovazione. Ma a chi cediamo i dati personali e chi tutela la nostra privacy?
Come, dove e in che tempi sono gli interrogativi in tema di ricarica di un’auto elettrica. L’infrastruttura cresce, ma rimangono criticità da risolvere.
I quattro punti cardine su cui si basa lo sviluppo dell’auto elettrica sono autonomia, costo d’acquisto, tempi e infrastruttura di ricarica. Ed è in questa direzione che vanno 35 dei 73 miliardi di euro di investimento che il Gruppo Volkswagen ha deciso di stanziare con il Planning round 69, la pianificazione per il futuro del colosso tedesco.
Si tratta di una cifra molto importante, che andrà ad accelerare un processo già intrapreso da tempo, anche in Italia. Nel nostro Paese, per esempio, il Gruppo Volkswagen è coinvolto nel progetto Eva+ (Electric vehicles arteries), iniziativa coordinata da Enel e co-finanziata dalla Commissione europea all’interno del piano più ampio denominato “Connecting Europe facility”. Risultato: a settembre 2019 erano già attive tutte le 200 stazioni di ricarica da 50kW previste, pari a 400 punti di ricarica disponibili lungo le principali strade a lunga percorrenza di Italia e Austria.
Dal generale al particolare, Audi lavora incessantemente per facilitare la vita di chi sceglie e-tron, la sua prima elettrica: per e-tron 55 quattro ed e-tron Sportback 55 quattro ha appena reso disponibile la ricarica a corrente alternata (AC) a 22 kW, per rifornirsi il più velocemente possibile dalle colonnine più diffuse (in aggiunta alla possibilità di ricaricare in corrente continua a 150 kW). Sempre Audi – sulla base del fatto che l’80 per cento delle ricariche avviene nel proprio garage o posto auto – ha lanciato recentemente Ready for e-tron home, il pacchetto che include il sopralluogo domestico, la consulenza per l’aumento della potenza elettrica dell’impianto di casa, la predisposizione del sistema di ricarica e la possibilità di scegliere la JuiceBox di Enel X con cavo integrato in tre diverse configurazioni di potenza in corrente alternata (AC): 7,4 kW monofase, 11 o 22 kW trifase. E per chi è ancora più sensibile alla sostenibilità ambientale, Audi offre un servizio analogo di consulenza in partnership però con Alpiq e Agn Energia, la cui elettricità deriva esclusivamente da fonti rinnovabili.
Gli sforzi dei singoli gruppi automobilistici, per quanto importantissimi e grandi, non possono però prescindere dall’apporto del settore pubblico. E se è vero che l’Italia deve scontare un ritardo piuttosto importante rispetto, per esempio, a Olanda e Germania, è anche vero che negli ultimi anni qualcosa si è mosso. Eccome. Basti pensare che secondo l’ultima rilevazione di Motus-E, relativa a febbraio 2020, in Italia sono presenti 13.721 punti di ricarica (di tutti i tipi: dal più lento al più veloce) in 7.203 stazioni accessibili al pubblico; a fine settembre 2019 le stazioni erano 5.246 e 10.647 i punti di ricarica.
Rimane, questa sì, una grande differenza tra Nord e Sud Italia. Le cinque regioni del Centro-Nord (Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Veneto) coprono complessivamente il 50 per cento del numero totale di infrastrutture di ricarica in Italia. Al primo posto c’è la Lombardia, con il 18 per cento delle stazioni di tutto il Paese (2.467 punti contro i 1.730 registrati in settembre 2019). Questa invece la situazione delle macroaree a livello di colonnine: 2.255 nel Nord-Ovest; 2.927 nel Nord-Est; 1.420 nel Centro; 341 al Sud e 181 nelle isole. Altro limite italiano è la diffusione ancora bassa di infrastrutture nelle aree di servizio e lungo le autostrade: ciò limita in alcuni casi la possibilità di utilizzare un veicolo elettrico anche al di fuori dei percorsi urbani.
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