Sedici anni e già guerriera. Autumn Peltier ha il sangue dei nativi Wikwemikong, una tribù First Nation, i nativi canadesi, che da centinaia d’anni, ben prima dell’arrivo di Colombo, abita le fredde praterie nel nord dell’Ontario. Vive sul Lake Huron, uno dei Great Lakes del Nord America, il più grande gruppo di laghi d’acqua dolce sulla Terra. Nell’immaginario queste sono terre che si pensa sempre siano le più ricche d’acqua al mondo, con le cascate del Niagara e le coste infinite del Lake Superior. Eppure anche in queste terre si può rischiare di non avere accesso all’acqua, di vedersela sottrarre dalle grandi compagnie di imbottigliamento, come Nestlè Waters, o inquinare da operazioni di estrazione petrolifera. Specie se si è membri delle First Nations.
L’oro blu è uno degli elementi più sacri
“Continuiamo a raccogliere storie di comunità di First Nations che non possono bere la loro acqua, che è contaminata dall’inquinamento e dalla rottura delle condutture”, racconta Autumn Peltier durante una web call con LifeGate. Sebbene ancora una ragazza parla con la sicurezza di chi ha tanta esperienza sulle spalle. Di chi ha già vissuto tante battaglie (e sconfitte) sulla sua pelle. Incute quasi timore sentire una voce così seria, che solo ogni tanto tradisce la timidezza e l’indecisione tipica di una sedicenne. Certo ha iniziato a otto anni la sua lotta. E di acqua sotto i ponti, come si dice, ne ha vista passare. Anche se spesso non quella cristallina e limpida che si immagina delle pianure canadesi.
“Ho deciso di diventare una water defender dopo aver partecipato ad una cerimonia dell’acqua in un villaggio dove non c’era accesso ad acqua sicura e potabile”, spiega Autumn. “Rimasi colpita dal fatto che ragazzi della mia età, otto anni, non sapessero nemmeno cosa fosse un rubinetto con l’acqua potabile. Per dissetarsi o lavarsi dovevano bollire l’acqua in pentoloni. Un’ingiustizia profonda. Non potevo rimanere immobile”. E quindi Autumn decide di agire. Lo stesso anno chiede ai genitori di partecipare a numerose cerimonie dell’acqua in Ontario. A darle l’esempio è la zia Josephine Mandamin, che per anni ha fatto l’attivista per il diritto all’acqua, organizzando proteste nell’area dei grandi laghi per garantire l’accesso all’acqua pulita a tutte le comunità. Ben presto diviene un’ambasciatrice riconosciuta dai capi delle tribù, con il titolo di water protector combatte per l’accesso universale all’acqua. “È un nostro diritto, l’oro blu è uno degli elementi più sacri nella nostra cultura” dice con un tono di voce fiero.
“Non possiamo bere né il denaro né il petrolio, bisogna fare ogni cosa possibile per l’acqua. Anche lottare”.
Autumn Peltier
Le scelte del Canada e le false promesse del primo ministro
La sua fama si deve all’intervento tenuto nel 2016 durante un’assemblea delle First Nations, le tribù native canadesi, davanti al primo ministro Justin Trudeau, completamente improvvisato e fuori dal cerimoniale ufficiale. “Gli ho offerto una coppa piena d’acqua per dissetarsi, dicendogli di non essere d’accordo con le scelte fatte sulla gestione idrica in Canada a svantaggio della nostra gente. Trudeau ha fatto un sacco di promesse per sistemare le cose. Ma allo stesso tempo ha autorizzato la costruzione dell’oleodotto Kinder-Morgan. E solo qualche mese fa c’è stata una grave fuoriuscita di petrolio in British Columbia. Come possiamo avere fiducia di lui?”.
Il discorso alle Nazioni Unite
L’anno scorso alle Nazioni Unite si è rivolta ai leader mondiali sulla questione della preservazione delle risorse idriche del pianeta, nel contesto dell’apertura della prima decade di mobilitazione internazionale per l’acqua e lo sviluppo sostenibile.
“Tutti ascoltano ma nulla cambia”, dice puntuta. “Oggi ci sono centinaia di comunità che hanno ricevuto un avviso di non bere acqua, consigliando di bollirla. Ma prima che succeda qualcosa le autorità federali possono far passare oltre un anno. E tutto rimane come prima. Sono i giovani, quelli che hanno oggi sedici anni, che stanno cambiando, coloro che hanno davvero interiorizzato la sfida ambientale”. Nonostante decenni di politiche progressiste sussiste ancora una sorta di environmental racism, di razzismo ambientale nei confronti delle First Nations. Molto spesso chi si oppone viene represso dalla polizia. “La brutalità delle forze dell’ordine è un segnale di questa ingiustizia razziale”. Ma non solo.
— CBC News: The National (@CBCTheNational) March 23, 2018
Spesso le richieste delle comunità sono sistematicamente ignorate. Mentre le comunità bianche canadesi, anche quelle che vivono negli angoli più remoti, sono sempre servite da un sistema idrico moderno non si può dire lo stesso per le comunità First Nations. “Soprattutto le comunità che vivono nei territori settentrionali, dove non ci sono vie di comunicazione, si trovano in condizioni di grave sottosviluppo. Nessuno dà loro supporto”. Nel ricchissimo e progressista Canada la strada è ancora lunga. Ma Autumn promette di continuare a lottare fino alla fine. “Non possiamo bere né il denaro né il petrolio, bisogna fare ogni cosa possibile per l’acqua. Anche lottare”.
Water Defenders è un progetto di Water Grabbing Observatory per il decimo anniversario del riconoscimento del diritto umano all’acqua. Una serie di interviste da tutto il mondo racconteranno battaglie civili dal basso in difesa dell’acqua. Una lotta intesa sotto tutti i punti di vista, contro l’accaparramento delle risorse e contro le grandi e piccole opere che impattano sulle comunità e sul patrimonio naturale. Una galleria di persone comuni, uomini e donne, che in tutto il mondo difendono un diritto fondamentale. A partire dal 22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua, ogni mese Water Grabbing Observatory racconterà su LifeGate la storia di un personaggio che si è speso per tutelare la risorsa più preziosa che abbiamo. Per ribadire il valore del diritto all’acqua.
L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Siccità, alluvioni, inquinamento. La crisi climatica sta cambiando il nostro rapporto con l’acqua, sempre meno accessibile. Ecco 8 soluzioni innovative.
Alla fine del decennio, l’acqua dolce sul pianeta sarà insufficiente. Ed è solo colpa dell’uomo. A dirlo è la Commissione globale sull’economia dell’acqua.
È una provocazione ma è tutto vero: molte zone del paese sono a rischio per la siccità e Deserti d’Italia lo racconta grazie a foto stupendamente tragiche.
Nel capoluogo veneto la campagna per far conoscere la rete delle fontane pubbliche della città aiuta abitanti e turisti a rispettare di più l’ambiente.
Al World water forum di Dakar si è lavorato per garantire una “pace blu”, ovvero per la sicurezza e l’accesso all’acqua e ai servizi sanitari per tutti.
L’acqua scarseggia nel nord del Senegal. I suoi abitanti sperano di essere ascoltati al World water forum di Dakar, ma la strada è ancora lunga e tortuosa.