Il leader dell’Azerbaigian, che a novembre ospita la Cop29, è stato accolto in Italia come un partner strategico. Cruciali le intese sul gas. Ma non sono mancate le critiche degli attivisti per la linea dittatoriale che continua a perseguire.
- L’Azerbaigian è stato definito un partner strategico dall’Italia e dall’Ue: il suo ruolo nella partita del gas per sostituire le forniture russe è cruciale.
- Al Forum Ambrosetti di Cernobbio (6-8 settembre 2024) è intervenuto anche il presidente azero Ilham Aliyev, accusato dai difensori dei diritti umani di aver intensificato il regime repressivo nel suo Paese.
- Da Cernobbio, Aliyev ha annunciato nuove trattative per inviare il gas azero ad almeno altri tre stati europei e di aver ricevuto richieste per non interrompere il transito del gas attraverso l’Ucraina, che dovrebbe subire uno stop a dicembre.
Una partnership strategica con “contatti politici regolari” e una “cooperazione su più settori”. La luna di miele tra Italia e Azerbaigian si è consacrata a Cernobbio, alla cinquantesima edizione del Forum Ambrosetti che, dal 6 all’8 settembre, ha riunito leader e importanti figure della politica e dell’economia mondiale per discutere delle sfide del mondo contemporaneo. Tra gli ospiti più attesi, oltre al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e al primo ministro dell’Ungheria Viktor Orbán, c’era anche il leader dello stato che a novembre ospiterà la Cop29, la conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici: il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, in Italia per la terza volta dal 2020.
Dopo aver incontrato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dal palco di Cernobbio Aliyev ha ribadito il “carattere strategico” dei legami con l’Italia, annunciando poi l’esistenza di nuove trattative per inviare il gas azero ad almeno altri tre paesi europei.
Ma mentre l’Europa fa affari con Baku nella speranza di limitare ulteriormente le forniture di gas russo (già scese drasticamente: tra il 2021 e il 2023 l’import da gasdotto e gas naturale liquefatto è passato dal 45 al 15 per cento), gli attivisti non nascondono la loro indignazione per quelle strette di mano con il leader di un paese dove i diritti civili e la libertà di espressione sono fortemente limitati e dove si registrano numerosi casi di repressione, persecuzioni e torture, come denunciato nel report 2024 di Human rights watch.
L’Azerbaigian è infatti definito uno stato autoritario, dove la libertà d’informazione e i diritti civili sono estremamente ridotti, ed è considerato uno dei paesi più corrotti del mondo, posizionato al 154esimo posto su 180 nel Corruption perceptions index stilato da Transparency International nel 2023. Negli ultimi mesi, proprio alla vigilia della Cop29, si sono registrati nuovi casi di arresti e fermi di attivisti, giornalisti e accademici che avevano espresso posizioni critiche nei confronti del governo. Ma questo scenario è passato praticamente inosservato al Forum di Cernobbio.
La cooperazione tra Azerbaigian e Italia
Davanti alla platea di Cernobbio, Aliyev ha aperto il suo discorso parlando del legame che unisce Baku a Roma. “L’Italia è il primo partner dell’Azerbaigian nel mondo. L’anno scorso il nostro fatturato commerciale ha sfiorato i 16 miliardi di dollari e vediamo un potenziale di crescita non solo nel settore energetico, ma anche in altri settori”, ha detto il presidente azero, probabilmente riferendosi non solo ai colloqui avviati con i grandi gruppi energetici italiani, ma anche alla cooperazione accademica tra le università di Bologna, Torino, Milano, Luiss e Sapienza e l’università Ada dell’Azerbaigian.
Siamo il primo partner commerciale di Baku
Secondo Infomercatiesteri, nei primi sette mesi del 2023 quasi il 45 per cento delle esportazioni azere sono state destinate all’Italia, che si è confermata primo partner commerciale superando addirittura la Turchia e la Grecia. Sul fronte delle importazioni, invece, il nostro paese si è collocato al nono posto tra i fornitori dell’Azerbaigian con un fatturato di 198 milioni di euro.
L’Azerbaigian è il primo fornitore italiano di petrolio
“L’Azerbaigian è il primo fornitore di petrolio in Italia e il secondo in termini di gas — ha detto Ilham Aliyev —. La rete di 3.500 chilometri di gasdotti dall’Azerbaigian all’Italia, il cosiddetto corridoio meridionale del gas, garantisce oggi la sicurezza energetica a dieci Paesi, sette dei quali sono membri dell’Unione europea. Probabilmente è per questo che la Commissione europea definisce l’Azerbaigian un fornitore di gas paneuropeo e un partner affidabile. E siamo in fase di negoziazione con almeno altri tre Paesi europei”.
L’annosa questione del gas
Nell’estate 2022 la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva infatti firmato un memorandum d’intesa per aumentare le forniture di gas dall’Azerbaigian, portandole da 8 a 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027. Un accordo che era stato fortemente criticato dai gruppi per i diritti umani. All’epoca Philippe Dam, direttore ad interim per l’Ue di Human Rights Watch, aveva detto che Baku usa il petrolio e il gas “per mettere a tacere l’Ue sulle questioni dei diritti fondamentali” e che “l’Ue non dovrebbe dire che un paese è affidabile quando limita le attività della società civile e reprime il dissenso politico”.
Ma con l’imminente chiusura dei rubinetti da parte di Kiev, Bruxelles ingoia il rospo e fa di necessità virtù. L’Ucraina infatti ha già annunciato che a fine anno non rinnoverà il contratto quinquennale di transito con il colosso russo Gazprom. E anche se l’Europa è in una certa misura ancora dipendente dal gas di Mosca, i flussi russi — tra l’altro in risalita rispetto all’anno scorso — a dicembre con ogni probabilità verranno sospesi.
Complice anche uno sconto sui prezzi per riconquistare quote di mercato nel Vecchio continente, a luglio 2024 dalla Russia sono arrivati in Europa via gasdotto 2,52 miliardi di metri cubi di gas, ovvero l’11 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2023. L’Italia, insieme a Slovacchia, Ungheria e Austria, è tra i principali acquirenti di gas russo. E se l’interruzione dei flussi russi rappresenta un mal di pancia da risolvere, dal palco di Cernobbio il presidente azero Aliyev ha rivelato di essere stato “contattato dalla Russia, dall’Ucraina e dalle istituzioni europee per facilitare il proseguimento del transito del gas attraverso l’Ucraina”.
E poi l’accenno alla Cop29, l’evento dove si deciderà il futuro delle politiche climatiche che quest’anno si terrà proprio nel petrolstato del Caucaso, il cui export complessivo è composto al 90 per cento dal petrolio e dal gas: “La questione climatica divide paesi e popoli — ha detto Aliyev —. Ci sono rivendicazioni e accuse reciproche su chi è più responsabile del danneggiamento del Pianeta. Credo comunque che sia possibile costruire ponti tra il Sud e il Nord del mondo”.
Gli screzi con l’Occidente sul Nagorno Karabakh
Aliyev ha poi commentato la decisione di vietare l’ingresso in Azerbaigian a 76 deputati dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, tra i quali risultano anche cinque parlamentari italiani (Piero Fassino, Francesco Verducci, Andrea Orlando, Sandra Zampa e Aurora Floridia), rei di aver votato contro la ratifica delle credenziali della delegazione dell’Azerbaigian per via delle “preoccupazioni sulla capacità del paese di condurre elezioni libere ed eque e rispettare i diritti umani”, oltre che “per le gravissime conseguenze umanitarie” legate alla situazione nel Nagorno Karabakh, il territorio conteso con l’Armenia e tornato l’anno scorso sotto il controllo azero, dove secondo gli armeni sarebbe stata compiuta una vera e propria pulizia etnica.
Per Aliyev, con quel voto si è superata una linea rossa. “L’anno scorso abbiamo ripristinato completamente la nostra sovranità territoriale. Non abbiamo fatto nulla di diverso da quello che sta cercando di fare l’Ucraina. Si tratta di sanzioni imposte solo perché abbiamo ripristinato la nostra sovranità. Chi ha votato contro la ratifica non vuole vederci nel Consiglio d’Europa. Quindi, la nostra decisione è stata adeguata”.
Secondo Laurence Broers, esperto e direttore del programma Caucaso dell’organizzazione indipendente di peacebuilding Conciliation Resources, gli Stati occidentali in realtà “non hanno molta influenza sulle questioni dei diritti civili, né la vogliono usare, perché ci sono degli interessi strategici trasversali”.
“L’Azerbaigian — ha commentato Broers a LifeGate — sa di avere delle alternative e di poter fare a meno dei partner occidentali: il paese infatti è autonomo sia a livello strategico che strutturale grazie alle entrate derivanti dal gas e del petrolio. Inoltre Baku non percepisce l’Occidente come un interlocutore unificato: ci sono Stati che hanno interessi diversi. Ogni Paese, democratico o autoritario che sia, ha delle sfide da affrontare e dei problemi da risolvere. L’Azerbaigian, dal canto suo, oltre a dover risolvere l’accordo di pace con l’Armenia, deve affrontare il tema della transizione energetica. Ma una transizione efficace verso la pace o verso un’economia green richiede per forza la partecipazione della società, perché i cambiamenti iniziano dall’interno. Ed è proprio questo il grande dilemma che si ritrova ad affrontare oggi l’Azerbaigian”.
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