
Secondo il World Happiness Report, la condivisione dei pasti contribuisce a un maggior benessere soggettivo e a livelli più elevati di supporto sociale.
All’interno di “In Cibo Civitas”, un progetto educativo per i giovani, Slow Food Italia lancia le 7 azioni per il clima, piccole ma fondamentali abitudini alimentari per il futuro del Pianeta.
Agricoltura e allevamento sono tra i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici con le emissioni di gas serra, ma allo stesso tempo sono anche i settori che lo subiscono di più a causa degli eventi climatici estremi. Rendere più virtuoso questo circolo vizioso è possibile anche attraverso le proprie scelte alimentari, ponendo attenzione, inoltre, alle questioni dello sfruttamento delle risorse naturali e della tutela della biodiversità, strettamente correlate al primo settore e al clima.
Ed ecco che, in questo senso, il cibo diventa uno straordinario strumento di partecipazione attiva e democratica alla vita delle nostre comunità e al futuro del Pianeta. È il messaggio del progetto “In cibo civitas. Empowerment, Azioni, Territorio per una cittadinanza che nutre il futuro” con cui Slow Food Italia coinvolge in particolar modo i giovani. Una proposta educativa per le nuove generazioni che pone al centro il cibo, per formare cittadini globali che possano diventare ambasciatori di uno stile di vita più equilibrato e sostenibile.
Nell’ambito del progetto, promosso da Associazione LVIA e con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Slow Food Italia ha individuato 7 azioni per il clima per modificare le proprie abitudini alimentari quotidiane, da subito, con piccoli e semplici gesti capaci, però, di fare la differenza.
La prima azione individuata da Slow Food Italia è quella di scegliere cibi che fanno bene alla salute dell’organismo e, al contempo, a quella del Pianeta. Questo significa, ad esempio, ridurre il consumo di carne, rifiutando quella proveniente da allevamenti intensivi fortemente inquinanti, ma anche scegliere il pesce secondo la stagionalità – evitando quindi di acquistare esemplari nei periodi di riproduzione-, pescato con metodi sostenibili e non di allevamento. Significa, ancora, sulle uova, non limitarsi al consumo di quelle di gallina e scegliere sempre quelle biologiche, da allevamento a terra e non in gabbia. È bene poi prediligere anche per frutta e verdura i prodotti biologici coltivati senza uso di pesticidi dannosi per l’uomo e per l’ambiente e aumentare il consumo di proteine vegetali come i legumi, scegliendo sempre diverse varietà per favorire la biodiversità.
Modificare l’origine delle proteine che assumiamo con il cibo, diminuendo quelle di origine animale (cioè carne, pesce, latte, formaggi e altri latticini, uova) e aumentando quelle di origine vegetale (in particolare i legumi), è fondamentale. Basti pensare che ogni anno sono 77 miliardi gli animali allevati e macellati per ottenere carne, con un consumo di 15.400 litri di acqua per ogni kg di carne bovina prodotta in allevamento intensivo, e che il settore zootecnico contribuisce al 14,5 per cento delle emissioni di gas serra mondiali. Una coscia di pollo o un hamburger possono essere sostituiti da un piatto di legumi come i fagioli e le lenticchie, abbinati a dei cereali come come grano, riso, farro o avena per ottenere gli amminoacidi essenziali delle proteine animali.
Per Slow Food Italia la regola d’oro per il consumo di carne è “meno e meglio”, ovvero poca carne e più di qualità, evitando quella proveniente da allevamenti intensivi industriali che si trova nei supermercati o nei fast food, acquistando invece quella prodotta nel modo più etico e sostenibile possibile, in allevamenti estensivi o dove si pratica il pascolo e l’alpeggio. Lo stesso vale per i salumi, con un’attenzione in più per evitare i conservanti.
Lo spreco alimentare è un problema etico, ambientale, economico. Ogni anno, secondo le stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo viene perso lungo la filiera distributiva o sprecato a livello domestico, di ristorazione e gdo, mentre con la stessa quantità potremmo nutrire chi soffre la fame nel mondo. Il valore dei prodotti alimentari sprecati in casa in Italia equivale a 6,48 miliardi di euro: uno sperpero di denaro, ma anche delle risorse utilizzate per produrre cibo. Senza contare che in Europa, il 7 per cento delle emissioni di gas serra è riconducibile allo spreco. La lotta allo spreco passa, tra le altre cose, da una spesa ragionata e misurata, da una corretta conservazione degli alimenti in frigo, dal riciclo fantasioso degli avanzi in altri piatti, dall’utilizzo della doggy bag nei ristoranti.
Il settore agricolo e zootecnico consuma il 40 per cento del totale dell’acqua utilizzata in Europa. Ogni cibo per essere prodotto necessita, infatti, di una determinata quantità d’acqua: questo valore corrisponde all’impronta idrica degli alimenti. Per preservare l’acqua come risorsa naturale fondamentale alla vita, è bene dunque prediligere alimenti con una bassa impronta idrica come legumi, frutta e verdura e, ancora una volta, fare attenzione agli sprechi.
Nel 2023, secondo l’indagine Beach Litter di Legambiente, sono stati 705 i rifiuti trovati ogni cento metri di spiaggia, il 72,5 per cento dei quali rappresentato da materie plastiche. Considerando che sul totale della plastica usata nell’Unione Europa il 40 per cento è utilizzato per gli imballaggi, ecco che si comprende come sia da evitare il cibo in confezioni di plastica, soprattutto se monouso. E questo vale ancora di più se si pensa che le confezioni monouso contengono il più delle volte cibi ultra processati dannosi per la salute come gli snack industriali. È importante scegliere prodotti sfusi o sostituire, ad esempio, il consumo di un pacchetto di cracker con un frutto.
Coltivare un orto su un pezzo di terra, ma anche semplicemente delle piante in vaso sul terrazzo, è utile non solo per autoprodursi il cibo e averlo a disposizione fresco, ma anche per capire il valore della produzione stessa. Significa comprendere la funzione del suolo con i suoi microrganismi e dell’ecosistema attraverso gli insetti, toccare con mano qual è l’impiego d’acqua e di terra necessario alla produzione di cibo, scoprire la stagionalità degli alimenti. Inoltre, prendersi cura di una pianta aiuta a prendersi cura di sé.
Dedicare tempo alla lettura dell’etichetta dei prodotti è fondamentale per una scelta d’acquisto consapevole e responsabile. Oltre alle caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto, un’etichetta ci può raccontare il luogo di origine dell’alimento e il metodo di produzione. Una lettura attenta è indispensabile per non farsi ingannare da slogan eco-friendly o da immagini riferite alla naturalità e al benessere animale che non trovano riscontro reale nelle qualità e nella produzione dell’alimento. Per le uova la scelta in base all’etichetta è più facile, per il pesce una prima distinzione è quella tra pescato e allevato, per la carne è più difficile, ma ci si può informare rivolgendosi direttamente al produttore.
Nello scorso anno scolastico, il progetto “In cibo civitas” ha coinvolto i giovani di quattro regioni, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, con supporto alle reti dell’attivismo giovanile territoriale e attività di formazione nelle scuole, dai corsi per docenti ai laboratori di educazione alla cittadinanza mondiale per i ragazzi. Dal 26 al 30 settembre 2024, il progetto porterà a Terra Madre Salone del Gusto (Torino, Parco Dora) incontri di approfondimento, giochi di carte ed esperienze immersive sui sistemi alimentari sostenibili aperti a tutta la cittadinanza.
È promosso da Associazione LVIA in collaborazione con Slow Food Italia, Comune di Torino, Comune di Castelbuono, Comune di Firenze, Comune di Forlì, Comune di Cesena, Comune di Cuneo, Comune di Borgo San Lorenzo, ImpactSkills, Università degli Studi di Torino (UniTo), Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione (DISEF) e riceve il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.
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