Non era mai accaduto che la temperatura media globale in un intero anno solare fosse di oltre 1,5 gradi centigradi superiore ai livelli pre-industriali.
Babcock Ranch, la città che ha domato gli uragani in Florida
La comunità energetica nata all’inizio degli anni Duemila è diventata un porto sicuro nella Florida esposta alla minaccia degli uragani, grazie a una pianificazione efficiente basata su innovazione e fonti rinnovabili.
Sono trascorsi pochi giorni dal passaggio dell’uragano Milton ma il centro di Babcock Ranch, a venti chilometri nell’entroterra di Fort Myers, in Florida, è brulicante di vita. Gli abitanti di questa comunità energetica grande quanto Manhattan girano per strada gironzolando qua e là per i food truck della “Ranch nite”, una serata di eventi all’aperto organizzata per godersi il tempo tornato sereno. Non lo direbbe nessuno che, solo pochi giorni prima, Babcock Ranch si è trovata faccia a faccia con quello che i meteorologi locali temevano potesse rivelarsi l’uragano più potente dell’ultimo secolo.
L’uragano Milton ha piegato (quasi) tutto
Una potenza distruttiva tale da turbare anche l’esperto John Morales, che da anni analizza gli uragani. In diretta alla Cnn, non ha potuto trattenere le lacrime quando i suoi calcoli hanno fornito la prova scientifica della rapidità con cui l’uragano stava accumulando energia, in gran parte dovuta all’aumento delle temperature della superficie dell’acqua nel golfo del Messico. In molti hanno ipotizzato che potesse rendere necessaria la creazione di un’inedita categoria 6 nella scala Saffir-Simpson, che misura l’intensità dei cicloni tropicali da 1 a 5. Alla fine, Milton è stato meno devastante delle attese, anche grazie al massiccio dispiegamento di forze messo in campo per persuadere la popolazione a lasciare le aree più a rischio. I venti hanno comunque raggiunto i 185 chilometri orari e causato la morte di almeno 16 persone solo in Florida inondando città come Sarasota, dove l’acqua è arrivata a 3 metri d’altezza.
Ma a Babcock Ranch, dove solo a partire dal 2017 i primi residenti hanno cominciato a vivere sfruttando l‘energia solare del vicino parco fotovoltaico da 150 megawatt di proprietà della Florida Power&Light (Fpl), i danni non si sono visti al di là di qualche albero sradicato e semaforo piombato al suolo. La zona umida su cui sorgono case, negozi, scuole e ogni tipo di edificio non è stata snaturata dai piani di costruzione, conservando la sua funzione naturale che rende quest’area un perfetto esempio di simbiosi tra terra e acqua. È per questo che la terra, qui, non si è aperta in voragini in grado di inghiottire qualunque cosa, comprese automobili intere. A Babcock Ranch, al contrario, l’energia elettrica non è mai venuta meno, e con essa anche l’acqua potabile e la connessione internet.
Un riparo per la popolazione minacciata dagli uragani
Non è la prima volta che Babcock Ranch sfida gli uragani con successo. La Field House del centro, il cuore della vita cittadina, ha ospitato per la prima volta circa 500 sfollati durante l’uragano Ian, che è passato sulla comunità come tempesta di categoria 4 nel 2022. Dopo Ian, le comunità circostanti Babcock Ranch hanno registrato circa 115 miliardi di dollari in perdite sia assicurate che non assicurate, ma la città ha subito pochi danni.
In virtù di questa resistenza agli eventi climatici estremi, frutto di una pianificazione efficiente e all’ottimizzazione dei sistemi di approvvigionamento energetico, Babcock Ranch è oggi un porto sicuro in caso di uragani. Ogni struttura di può resistere a venti fino a 240 chilometri all’ora, mentre l’infrastruttura sotterranea che collega il parco solare agli edifici fa sì che la comunità raramente perda elettricità. Quasi tutta l’energia elettrica consumata dipende dal sole. Quando questa non basta, viene prodotta da un impianto a gas, un mix che i costruttori hanno definito come il più pulito che si possa trovare negli Stati Uniti. Poche ore prima che Milton raggiungesse la terraferma, almeno 2.000 abitanti della Florida vi hanno trovato rifugio, venendo dislocati in due edifici designati come rifugi dalla Divisione di gestione delle emergenze della Florida. Quattrocento persone sono state ospitate all’interno di una scuola, mentre un impianto sportivo ne ha contenute 1.600.
In molti provenivano dalla vicina Fort Myers, sulla costa, che ha ricevuto un ordine di evacuazione obbligatorio dal governo dello Stato: “Babcock Ranch ha salvato molte vite in alcune aree divenute molto pericolose”, ha detto al New York Times Syd Kitson, che ha fondato la città nel 2006. L’ex giocatore di football diventato imprenditore ha acquistato 380 chilometri quadrati di terreno vicino a Fort Myers per farne un grande progetto ecosostenibile. Trecento chilometri quadrati sono stati venduti allo stato della Florida per farne un’area naturale, la Babcock Ranch Preserve, che protegge le risorse idriche, diversi habitat naturali, paesaggi panoramici e risorse storiche e culturali nel corridoio della Florida sudoccidentale. Nella porzione di territorio restante sono nati un parco solare da 700.000 pannelli, che rappresenta il vero “motore” della comunità e la città vera e propria, che conta oggi circa 50.000 abitanti: “Madre Natura prevarrà ogni volta”, prosegue Kitson. “Quello che cerchiamo di fare è mitigare il più possibile questo rischio e rendere la nostra comunità quanto più resiliente possibile”.
L’innovazione di Babcock Ranch, pulita e resa sistema
Per portare avanti il progetto di Babcock Ranch – il cui completamento è previsto entro il 2035 – è stata fondamentale la collaborazione della Fpl, la terza più grande società elettrica degli Stati Uniti con più di 4,8 milioni di clienti, che dopo Babcock Ranch ha deciso di dare avvio ad altri progetti per far crescere la capacità solare in tutta la Florida.
Ogni cosa costruita su questa piattaforma verde e fangosa parla la lingua dell’innovazione: l’illuminazione stradale è affidata a una rete di pannelli solari in grado di conservare energia per la notte, tutte le case sono dotate di fibra ottica che consente agli abitanti di effettuare servizi legati alla comunità come il pagamento delle bollette, l’utilizzo dei mezzi pubblici o la gestione della propria cartella clinica grazie all’app cittadina. La domotica è molto sviluppata e a ognuno è consentito di installare pannelli solari per vendere energia attraverso una smart grid. Anche il sistema idrico è gestito in modo sostenibile: è stata infatti progettata una rete per il recupero delle acque bianche reflue provenienti da docce e lavandini per poi essere utilizzata per l’irrigazione di prati e zone verdi della città.
La più ardita innovazione è riportare al centro l’equità sociale
Tuttavia, vivere a Babcock Ranch è ancora un privilegio riservato a pochi per via dei costi elevati. La maggior parte dei prezzi delle case si aggira tra i 300 dollari e i 4 milioni di dollari. In Florida, il prezzo medio delle case è di quasi 400mila dollari. La sfida, nel medio periodo, è portare maggior equità sociale mantenendo l’approccio all’innovazione e al rispetto dell’ambiente che ha reso Babcock Ranch un paradigma di ecosostenibilità a livello nazionale e non sono, fungendo da esempio per molti atri progetti. La stessa sfida che porterebbe la politica a mettere l’accento sulla prevenzione anziché sulla rincorsa onerosa al rattoppare i danni causati dagli eventi meteorologici estremi. Un modus operandi che ha causato ingenti perdite economiche, spingendo numerose compagnie assicurative a ritiraresi dal mercato delle aree più colpite dagli eventi estremi. Riducendo tali costi, che solo per l’uragano Milton sono stati stimati in 100 miliardi di dollari, si eviterebbe di scaricare il peso della ricostruzione sull finanze pubbliche e, di conseguenza, anche sui cittadini della Florida, soprattutto i più vulnerabili.
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