Una grande mappa geolocalizzata per trovare e segnalare i luoghi family friendly, dove poter allattare un bambino o trovare un fasciatoio. È questa l’idea semplice e vincente di una mamma, che ha già conquistato tutti
Andare a prendere un caffè, uscire a fare la spesa o fare una semplice passeggiata. Quando si diventa genitori si scopre che anche gli spostamenti più semplici con bebè e passeggino al seguito possono diventare complicati in un contesto sociale che non tiene conto delle esigenze dei più piccoli. Perché, se è vero che mamme e papà imparano a cavarsela e a ingegnarsi anche nelle situazioni più disagevoli, è altrettanto vero che la possibilità di trovare dei “baby pit stop“, ovvero luoghi accoglienti per le famiglie, rappresenti un innegabile stimolo a riappropriarsi con più serenità della propria vita sociale.
Baby pit stoppers, come funziona
Proprio per rispondere a queste esigenze nel 2015 è nata la web app Baby pit stoppers, ovvero una grande mappa digitale costantemente aggiornata dagli utenti di tutti i luoghi pubblici e commerciali dotati di quei piccoli accorgimenti in grado di accogliere famiglie e bebè. I servizi recensiti e segnalati sono quattro: la possibilità di allattare, di cambiare il pannolino, di scaldare un biberon e di accedere agevolmente alla struttura con un passeggino. L’app è disponibile gratuitamente al sito o scaricabile dallo store Android ed è molto semplice e intuitiva da utilizzare.
Gli utilizzi possibili sono due: o cercare un baby pit stop o aggiungerlo alla mappa. In un attimo, grazie alla geolocalizzazione, sapremo quali posti nelle vicinanze sono adatti ad accoglierci agevolmente con i pargoli al seguito e potremo, a nostra volta, segnalare i luoghi che offrono questi servizi per allargare la rete e innescare un meccanismo virtuoso. Una possibilità utile non solo per muoversi meglio nelle proprie zone ma anche per sentirsi più tranquilli in vacanza, nei luoghi di villeggiatura.
Com’è nata l’app
L’idea di Baby pit stoppers è venuta non a caso a una neo mamma, Valeria Miccolis, alle prese con le difficoltà logistiche che anche una grande città come Milano le ha posto di fronte e mossa dalla convinzione che “sta a noi, costruire il mondo che vogliamo”.
Sostenuta solo da autofinanziamenti, premi e donazioni degli utenti, l’app ha ottenuto in fretta il patrocinio delle principali società pediatriche (Sip, Sin, Sicupp) e l’appoggio delle maggiori associazioni in tema di allattamento (Leche league, Movimento allattamento materno italiano, Unicef). Nell’agosto 2016, con l’ingresso in squadra di Serena Miccolis, sorella di Valeria, in qualità di statistica sociale e Maria Dalla Rizza, community manager, è nata anche l’associazione di promozione sociale Baby friendly society, con lo scopo di “contrastare l’isolamento dei nuovi nuclei famigliari, attraverso lo sviluppo e l’impiego di strumenti innovativi tecnologici e non, che favoriscano la condivisione di informazioni e la diffusione di buone prassi sociali, culturali, sanitarie, ambientali, turistiche, di riqualificazione urbana”.
Un successo in crescita
In breve tempo Baby pit stoppers è così riuscita a tessere la più grande e capillare mappatura geolocalizzata mai esistita in Italia di tutti i locali accoglienti verso i bebè e i loro accompagnatori. Con oltre 3.200 Baby pit stop segnalati (alcuni anche all’estero) l’app è stata consultata da 18.700 utenti unici nel 2016 (dati Google Analytics). Sostenuto da decine di associazioni e reti territoriali, ambasciatori spontanei e da una proficua operazione di crowdfunding, il servizio è stato utile a 16.000 famiglie nel 2016 e il suo impatto sociale stimato sul 2017, calcolato sulla base dei benefici economici, è di oltre 10 milioni di euro.
Primi importanti traguardi che dimostrano che con le idee giuste e unendo le forze possiamo davvero “costruire il mondo che vogliamo”.
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