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Baja California
Siamo in Messico, nell’angolo estremo a nordovest del paese, più precisamente ci troviamo su una lunga e stretta penisola bagnata ad est dal Mar de Cortés e ad ovest dall’oceano Pacifico. Lontani, quindi, dal mar dei Caraibi e da quel caos un po’ pittoresco che caratterizza la parte meridionale del Messico, meta più conosciuta e
Siamo in Messico, nell’angolo estremo a nordovest del paese,
più precisamente ci troviamo su una lunga e stretta penisola
bagnata ad est dal Mar de Cortés e ad ovest dall’oceano
Pacifico. Lontani, quindi, dal mar dei Caraibi e da quel caos un
po’ pittoresco che caratterizza la parte meridionale del Messico,
meta più conosciuta e praticata. In Baja California regna,
infatti, il silenzio e gli unici suoni da ascoltare sono quelli
della natura: il rumore del mare che s’infrange contro maestosi
massicci rocciosi o il leggero sibilo del vento che accarezza
lunghissime distese di sabbia bianca, ma senza dubbio il suono
più caldo e indimenticabile è quello dei leoni marini,
dei delfini e delle balene grigie che popolano indisturbati le
tiepide acque della penisola.
La prima sensazione che si prova entrando in contatto con
questa realtà, fuori dal mondo e degli schemi tradizionali,
è quella di essere nel Far West. Deserto, cactus, cielo sempre
limpido di un azzurro quasi abbagliante e il mare, protagonista
incontrastato, con le sue mille sfumature e i suoi orizzonti
lontani.
Tutto sembra immobile, il tempo non scorre o forse scorre
troppo velocemente, senza però scalfire le tracce lasciate
dagli eventi. Sì, perché la Baja California ha anche una
propria storia, rappresentata in particolar modo dai resti delle
antiche missioni di monaci francescani e gesuiti, tra le quali
quella del gesuita San Francisco Javier, nel cuore della Sierra de
la Giganta, la missione di Nuestra Señora de Loreto, o quella
di Santa Rosalia de Mulegé, solo per citarne alcune. I monaci
raggiunsero la Baja California nel XVII e XVIII secolo con lo scopo
di evangelizzare i popoli primitivi. Gli stessi popoli realizzarono
affascinanti e spettacolari pitture rupestri, ancora oggi
ammirabili, ad esempio, nel famoso sito della Sierra de San
Francisco.
Ma il vero traguardo per chi intraprende un viaggio in Baja
California non è solo conoscere e assaporare la cultura e la
tradizione del Messico d’altri tempi, attraversando le città
simbolo della penisola, ma piuttosto quello di lasciarsi andare a
un incontro unico e irripetibile. Le balene grigie migrano ogni
anno, da gennaio a marzo, dall’Artico fino alle calde e accoglienti
acque della Baja California per riprodursi e per accudire i propri
cuccioli. Avere la fortuna di osservare e interagire con questi
splendidi cetacei, in una condizione di estrema naturalezza e
quotidianità, è un privilegio senza prezzo. Le balene
grigie conoscono l’uomo e non temono la sua figura, ecco
perché chi frequenta alcune lagune e baie come quella di San
Ignacio o di Isla Magdalena sa che lo spettacolo di spruzzi e
giochi a pelo d’acqua, con qualche coccola annessa, sono una
routine che accompagna visitatori, mamme e cuccioli di balena.
Proprio a San Ignacio, una baia abbracciata dal deserto che si
affaccia sull’oceano Pacifico, si ritrova ogni anno un’equipe di
biologi marini che da tempo studiano il comportamento dei cetacei
per poterli aiutare a sopravvivere. Dall’uomo dipende, infatti, il
loro futuro, sia in termini di pericolo d’estinzione, a causa della
caccia spietata, sia per quel che concerne la loro protezione e
tutela.
Nel 1993 la laguna di San Ignacio è entrata a far parte
dei Patrimoni Unesco, in quanto parte del Whale Sanctuary of El
Vizcaino , un vero e proprio santuario composto da diverse lagune
costiere, importanti per lo svernamento delle balene grigie, dei
leoni marini della California, delle foche e di quattro specie di
tartarughe marine in via d’estinzione. Nel 2005, anche le circa 244
isole e buona parte delle lagune che compongono il golfo del Mar de
Cortés sono state raggruppate in un unico sito Patrimonio
naturale dell’Umanità.
Il golfo è conosciuto come “l’acquario del mondo” per le
sue innumerevoli specie di fauna selvatica, in particolare pesci
tropicali, mammiferi marini, rettili endemici e gli uccelli
migratori. La più nota tra le isole del sito è Isla
Espiritu Santo nella Baja California Sur. Un’oasi completamente
disabitata, dove è impossibile resistere al richiamo del
silenzio e della tranquillità.
Che dire. La Baja California non è un viaggio per tutti.
È un’esperienza che richiede una capacità superiore di
apertura verso il mondo e le meraviglie della natura. Significa
lasciarsi guidare dai suoni e dai colori di una terra che sa il
fatto suo e che non ha bisogno dell’intervento dell’uomo per
trovare il proprio equilibrio. L’uomo qui è uno spettatore, un
auditore attento e silenzioso che, carico di emozione e
curiosità, si libera del controllo e dei limiti della propria
routine quotidiana per lasciare spazio a quanto di più
spettacolare e meraviglioso la mente possa anche solo
immaginare.
Da non perdere
Guerrero Negro è il punto d’ingresso dello stato di Baja
California Sur. Questa piccola cittadina, situata all’incirca nel
centro della penisola, è famosa principalmente per due motivi:
il sale e le balene. Qui si trova uno stabilimento per la
produzione di sale tra i più grandi al mondo; sabbia, polvere
e sale sono infatti gli elementi caratteristici della zona.
L’avvistamento delle balene è, invece, la principale
attrattiva per gli eco turisti.
La Cueva del Ratón si trova nella Sierra de San
Francisco, a circa 1000 metri dal livello del mare e rappresenta
una delle grotte più rappresentative e interessanti di tutto
il sito. Al suo interno risiedono uniche ed enigmatiche pitture
rupestri che si pensa possano risalire a circa 5000 anni fa. Tra i
soggetti rappresentati ci sono figure umane senza volto, ciuffi che
si ritiene rappresentino stregoni o sciamani, ma anche animali
quali cervi, pecore e lepri trafitti da lance, dardi e frecce, in
scene di caccia o di combattimento. E’ possibile visitare tutta la
grotta seguendo un percorso facilmente praticabile. L’itinerario
completo richiede circa 8 ore di cammino.
La città di Santa Rosalía è una piccola voce
fuori dal coro. Circondata da due altipiani e affacciata sul Mar de
Cortés, si riconosce soprattutto per la sua tipica
architettura coloniale francese. Nel 1880 s’insediarono nella
città i francesi della Compagnia del Boleo, società
impegnata nell’estrazione di minerali, e le tracce della loro
presenza si respirano ancora oggi soprattutto nel quartiere
residenziale di Mesa Francia, oppure ammirando l’Iglesia Santa
Barbara, una chiesa in ferro progettata da Gustave Eiffel per la
Fiera Mondiale di Parigi del 1889.
Buono a sapersi
La moneta ufficiale è il peso messicano, che ha una
stabilità molto oscillante rispetto al dollaro Usa o all’euro.
I dollari sono comunemente accettati per tutti i pagamenti, ma a
condizioni di cambio inferiori a quelle bancarie. Gli euro invece
non sono ancora molto conosciuti, specialmente nei piccoli centri,
per cui è consigliabile cambiarli presso la sede principale
della banca Banamex, sita nel centro di La Paz, nella Calle
Esquerro. In quasi tutti i maggiori centri si trovano banche dotate
di POS e le carte di credito sono accettate dappertutto, sempre
ovviamente nei centri abitati principali.
Elisa Corti
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