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Alla scoperta di balene e delfini a Caprera, con un corso ambientale in barca a vela
È già partito e proseguirà per tutta l’estate il corso ambientale in barca a vela con biologo e capobarca del Centro Velico Caprera. Un’occasione per vivere il mare monitorando la salute delle acque e della fauna locale, navigando tra le splendide isole dell’arcipelago de La Maddalena.
Le acque trasparenti del Parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena sono tra le più belle al mondo. Ospitano balenottere, capodogli, delfini e tartarughe che è possibile avvistare se si conoscono i segreti di questo mare; l’area (Parco nazionale dal 1994), è tra le più interessanti del Mediterraneo per la presenza di popolazioni stanziali di cernie brune e per la ricchezza, su suoi fondali, di praterie di Posidonia, pianta fondamentale per la salute dell’ecosistema marino.
È all’interno di questo paradiso naturale che si svolge, da oltre cinquant’anni, l’attività didattica del Centro Velico Caprera, che da un paio d’anni ha scelto di affiancare ai classici corsi di vela un corso di navigazione con taglio ambientale, adatto anche a chi non conosce il mondo della vela, volto a raccogliere dati sulla qualità delle acque e sulla presenza di plastica e microplastica nel mare.
L’analisi dei dati parte direttamente a bordo, con l’aiuto di strumentazione scientifica ad hoc e la supervisione di un biologo esperto. Obiettivo della navigazione, che ricopre l’area compresa tra Portisco e le Bocche di Bonifacio, è anche andare alla scoperta di cetacei come balenottere e delfini, e censire il numero di Pinna Nobilis presenti sott’acqua, grandi conchiglie bivalve che rischiano l’estinzione. Abbiamo chiesto a Enrico Bertacchi, segretario generale del Centro Velico Caprera, di parlarci di questa affascinante esperienza di sensibilizzazione e tutela del mare, a cui è possibile partecipare.
Il centro velico Caprera è la più importante scuola di formazione velica del Mediterraneo: ci racconta qual è la sua storia e quali attività propone?
Il Centro Velico Caprera nasce nel 1967 da un’intuizione di alcuni giovani, futuri istruttori, che ottennero dalla Marina militare la facoltà di trasformare un’ex base militare in quella che oggi è una parte del nostro Centro. In 52 anni di vita, da qui sono usciti circa 130mila allievi e 1.000 istruttori; di questi ultimi circa 400 sono ancora in attività e vengono qui tutti gli anni a fare i loro corsi. In tutto questo tempo c’è stata una grande evoluzione della nautica: si è passati dalle barche di legno all’attuale flotta estremamente eterogenea di barche cabinate e derive di tutti i tipi.
Oltre alla didattica, il Centro Velico Caprera si è assunto anche impegni sociali e ambientali? Ad esempio quanto la sua presenza sul territorio ha favorito la tutela dell’arcipelago de La Maddalena e di Caprera stessa?
Da sempre il centro velico ha cercato di svilupparsi seguendo la tecnologia e l’evoluzione della base stessa con un occhio molto attento agli aspetti ambientali e di salvaguardia di quest’area estremamente delicata. Ci troviamo all’interno di un parco naturale, uno dei parchi tra l’altro più in vista per quelle che sono le attività, le caratteristiche e la qualità dell’acqua. Due anni fa quando c’è stata la festa di commemorazione dei nostri primi 50 anni di attività, si è pensato che nei prossimi 50 anni sarebbe stato giusto avere un occhio ancora più attento sia all’ambiente sia all’uomo. Sono quindi nati una serie di progetti, alcuni legati alla salvaguardia dell’ambiente: in particolare abbiamo abolito la plastica usa e getta e abbiamo ideato il nostro progetto di navigazione e ambiente. In parallelo abbiamo curato molto anche gli aspetti legati all’uomo e al sociale, siamo infatti un centro di formazione per le scuole tecniche che vogliono mandarci i loro ragazzi a imparare mestieri che stanno scomparendo; siamo una realtà che riabilita psicologicamente e fisicamente pazienti oncologici con progetti specifici in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e con l’Humanitas; abbiamo istituito borse di studio con vari istituti tecnici, tra l’altro alcuni de La Maddalena, per supportare i ragazzi che lo meritano e introdurli al mondo della nautica. Maddalena e Caprera sono sempre stati per noi un bacino importantissimo, tutti i ragazzi che lavorano nel Centro provengono dall’isola. Lavoriamo moltissimo con il territorio, anche attraverso i prodotti regionali: quasi tutto quello che si mangia al CVC, dal latte alla parte verdure ai formaggi, provengono dalla Sardegna; viene anche prodotto apposta per noi un olio extravergine di oliva. Siamo da sempre molto attenti a mantenere questo equilibrio con il territorio.
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Avete abolito la plastica anche in barca, come bottigliette, bicchieri, posate?
I bicchieri in plastica usa e getta non esistono più al Centro Velico Caprera da molti anni. Abbiamo le famosissime tazze rosse riutilizzabili che chi è venuto a Caprera conosce molto bene, sono le uniche tazze che si possono usare, originariamente erano color verde acqua poi sono diventate rosse, e così sono rimaste. Rappresentano l’oggetto che accompagna la vita quotidiana.
Già da qualche anno non usiamo piatti e forchette di plastica a favore di quelli compostabili. Da quest’anno abbiamo eliminato anche le bottiglie di plastica, quindi qualunque delle nostre squadre vada in mare, ha in dotazione delle borracce molto grandi per l’approvvigionamento dell’acqua. Poi ognuno dei partecipanti ai corsi ha la sua borraccia più piccola da riempire servendosi da quelle grandi.
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Quanti sono gli utenti dei corsi che mediamente raggiungete ogni anno e qual è il loro profilo?
Le tre basi che compongono il Centro possono ospitare contemporaneamente 180 persone. La percentuale uomini donne è simile, la vela è uno sport – e siamo una realtà – che attira sia maschi che femmine. I nostri corsi sono divisi in derive e cabinati; le derive sono tendenzialmente per un pubblico più giovane, fino circa i 35-40 anni d’età; i cabinati partono dai 17 anni in su, non abbiamo limiti se la persona è in buono stato di salute.
Mediamente accogliamo 3.500 allievi all’anno concentrati in 4 mesi, quindi ci sono settimane particolarmente dense in cui arrivano contemporaneamente sull’isola 180 persone, vivono a strettissimo contatto con una vita volutamente molto spartana e in un certo modo rigorosa. Ci alziamo alle 6:30 del mattino e alle 7 facciamo colazione tutti insieme. Alle 8 iniziano le attività didattiche, alle 9 si esce in mare. Abbiamo 130 barche da gestire, quindi una flotta articolata. Facciamo quasi tutto in casa, e questa è un’altra delle peculiarità del CVC, difficile da trovare in altre scuole di vela. Abbiamo delle maestranze interne, che poi sono quelle che insegnano ai ragazzi dell’istituto tecnico de La maddalena che vogliono venire a fare degli stage qui da noi, che possono lavorare il legno, la vetroresina, il metallo. Specializzate nel mettere a posto le barche, nel rinnovarle tutti gli anni, nel renderle sicure!
In cosa consiste il programma scientifico del vostro corso ambientale? A chi si rivolge, cosa si fa e cosa si impara?
Questo corso è nato lo scorso anno come una delle iniziative volte alla salvaguardia ambientale. Ci siamo chiesti che cosa potevamo fare per questo mare e abbiamo pensato che oltre ad insegnare a goderlo al meglio sulla sua superficie e quindi a navigarlo valesse la pena andare a vedere anche cosa c’è sotto, perché se conosco rispetto e probabilmente riesco anche a intervenire per migliorare le cose. Lo scorso anno lo abbiamo realizzato in modo sperimentale, quest’anno in modo molto più strutturato. Abbiamo messo a disposizione degli allievi un nostro capobarca, ovvero un istruttore abilitato a portare una barca a spasso per tutto l’arcipelago. E c’è anche un biologo, una persona che ha competenze su tutto ciò che si trova dal bagnasciuga in giù, fino ad arrivare al monitoraggio di balene e delfini, che qui sono molto presenti, e di tutto quello che è il mondo cetaceo.
Il programma è settimanale, da sabato a sabato. La partenza è da Portisco, un porto qui vicino e si arriva fino alle Bocche di Bonifacio. Ci si ferma a Caprera il giorno del martedì dove si fa una serata insieme a tutti gli altri equipaggi del Centro per raccontare il progetto, con il biologo che illustra cosa si sta facendo in mare. Durante la navigazione si dorme in barca, a ridosso delle calette che noi conosciamo, in alternativa nei porti qui intorno che conosciamo molto bene. La barca accoglie sei allievi a settimana più i nostri dello staff (capobarca e biologo). L’attività è in linea di massima già schedulata, poi naturalmente in base alle condizioni del mare e del vento, ci si spinge più da una parte piuttosto che da un’altra. Una delle cose fantastiche dell’andar per mare è che non decidiamo noi da dove tira il vento, quindi ci possiamo solo adattare. Quello che si fa durante il corso è monitoraggio delle acque, sia in superficie che sottomarine, quindi si va a vedere il livello di limpidezza dell’acqua, il suo stato generale, l’eventuale presenza di plastiche e microplastiche, con l’aiuto di uno speciale retino, lo stesso che si usa per intercettare il plancton e misurarne la densità, la presenza e il tipo.
Dopodiché facciamo monitoraggio dei cetacei: ci sono dei posti specifici dove è molto probabile che si incontrino. Infine c’è una parte che interessa moltissimo il Parco Nazionale: il censimento della Pinna Nobilis, che è una delle bivalve che sta scomparendo per colpa di un batterio che ha preso vigore in Spagna e che colpisce l’apparato digerente di queste grandi conchiglie. Sono tutti molto preoccupati che si estinguano perché non si riesce a trovarne più di vive e quindi è stato avviato un censimento. Noi di fatto abbiamo trovato nel Parco nazionale de La Maddalena un partner importante, che ha dato subito fiducia al nostro progetto, navighiamo anche sotto le loro insegne così come sotto quelle degli altri due partner che ci supportano, One Ocean Foundation e SeaMe, onlus de La Maddalena specializzata nel monitoraggio dei cetacei e nelle analisi del mare. Tutto questo avviene poi con il sostegno di Synergie Italia, sponsor grazie al quale abbiamo potuto acquistare tutta la strumentazione scientifica di bordo, come microscopi e così via.
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Siamo già partiti con il corso e stiamo registrando dati dalla seconda settimana di giugno, andremo avanti fino alla seconda settimana di settembre. La mole di dati raccolta verrà sostanzialmente consegnata al Parco. Abbiamo in mente comunque di fare quest’anno un primo step di divulgazione dei dati con un convegno nel mese di ottobre. Ma soprattutto c’è già l’idea di tarare ulteriormente il tiro per i prossimi anni e continuare a migliorare il progetto nel futuro. Cosa imparano gli allievi durante il corso? Sicuramente un sacco di cose nuove sul mare. Navigo da quando ho 5 anni e adesso che ne ho 51 continuo, attraverso il racconto dei biologi, a scoprire cose di cui nessuno mi aveva mai parlato prima! Inoltre i partecipanti, anche quelli che non conoscono in modo dettagliato la parte nautica, a bordo con un istruttore molto bravo imparano quantomeno ad orientarsi su una barca a vela di 12 metri. Questo è l’unico corso del Centro Velico Caprera che proprio per il suo taglio ambientale non ha bisogno di un profilo tecnico che invece è necessario per tutti gli altri corsi. Per partecipare, non serve quindi essere esperti di vela.
Per iscriversi si trovano tutte le info sul nostro sito dove c’è una pagina dedicata al corso di navigazione e ambiente. È necessario solo essere maggiorenni. Per qualsiasi chiarimento scriveteci all’indirizzo [email protected].
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