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Un nuovo studio rileva che educare i bambini sui pericoli rappresentati dai cambiamenti climatici aumenta le preoccupazioni dei loro genitori circa l’emergenza ambientale.
Bambini e ragazzi hanno una crescente, e per certi versi sorprendente, consapevolezza della minaccia che i cambiamenti climatici rappresentano per la nostra specie e per il loro futuro, come dimostrato in questi ultimi mesi dal movimento giovanile per il clima nato grazie alla lotta di Greta Thunberg. Questi ragazzi, se adeguatamente preparati, possono giocare un ruolo davvero importante nella lotta alla crisi ambientale poiché sarebbero in grado di influenzare le decisioni dei propri genitori. È quanto sostiene lo studio Children can foster climate change concern among their parents, pubblicato da un gruppo di sociologi ed ecologisti della North Carolina state university sulla rivista Nature Climate Change.
Secondo i ricercatori l’educazione ambientale nelle scuole, sul clima in particolare, è fondamentale per sensibilizzare i più giovani e, di riflesso, i loro genitori. “Esiste un vasto corpus di lavori che dimostrano che i bambini possono influenzare il comportamento e le posizioni dei genitori su questioni ambientali e sociali – ha affermato uno degli autori dello studio, Danielle Lawson – ma questo è il primo studio sperimentale che dimostra che l’educazione al clima rivolta i bambini aumenta la preoccupazione dei genitori circa i cambiamenti climatici”.
Il fatto che i bambini riescano ad influenzare gli adulti si può spiegare grazie al banale adagio secondo cui i bambini sarebbero la voce della verità. La percezione dei cambiamenti climatici nei giovanissimi sarebbe particolarmente credibile poiché, a differenza degli adulti, sono meno suscettibili all’influenza della comune visione del mondo o del contesto politico. Proprio grazie al candore della loro visione i bambini sarebbero in grado di ispirare gli adulti e accrescere la loro preoccupazione verso la crisi climatica in corso, innescando un procedimento di apprendimento intergenerazionale.
In fondo è quanto accaduto alla stessa Greta che ha convinto i propri genitori a ridurre il loro impatto ambientale (il padre è diventato vegetariano mentre la madre ha rinunciato all’aereo) e che da questo confronto ha tratto giovamento. “Ho mostrato ai miei genitori immagini, grafici e film, articoli e relazioni sui cambiamenti climatici e dopo un po’ hanno iniziato ad ascoltare quello che dicevo – ha raccontato l’adolescente svedese. – In quel momento mi sono resa conto che potevo fare la differenza”.
Per realizzare lo studio sperimentale i ricercatori hanno lavorato con 238 studenti, di età compresa tra i 10 e i 14 anni, e 292 genitori. A tutte queste persone è stato inizialmente sottoposto un test per misurare i loro livelli di preoccupazione riguardo ai cambiamenti climatici. Dopodiché alcuni di questi ragazzi (166) hanno seguito un corso sui cambiamenti climatici, mentre i restanti no. Lo studio ha evidenziato un aumento delle preoccupazioni di carattere ambientale in entrambi i gruppi, ma “molto più pronunciato nelle famiglie dei bambini che hanno seguito il corso”, ha detto Danielle Lawson.
L’indagine ha fornito altre indicazioni, è emerso, ad esempio, che la maggiore preoccupazione è stata espressa da tre particolari categorie: genitori conservatori, genitori di femmine e padri. Sono dati particolarmente interessanti dato che, solitamente, i conservatori e gli uomini sono in genere meno interessati ai cambiamenti climatici (genitori liberali e conservatori si sono ritrovati con simili livelli di preoccupazione entro la fine dello studio). I ricercatori hanno inoltre hanno scoperto che le figlie possano essere più efficaci dei figli maschi nell’influenzare le opinioni dei loro genitori.
“L’educazione ai cambiamenti climatici consiste nel dare alle persone una buona base nelle scienze del clima e nella coltivazione della capacità di pensiero critico – ha spiegato Kathryn Stevenson, coautrice dello studio. – Riguarda l’istruzione, non l’attivismo, e i bambini sono grandi educatori”.
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