Dopo l’era del carbone e l’era del petrolio, ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità. Grazie all’energia rinnovabile.
La Banca Mondiale non finanzierà più, a partire dal 2019, l’esplorazione petrolifera e l’estrazione di petrolio e gas
Un interessante successo del One Planet summit di Parigi voluto da Emmanuel Macron per finanziare la salvezza del clima. La Banca Mondiale ha annunciato che smetterà di finanziare petrolio e gas dal 2019, per dare vero slancio alla transizione dell’economia globale verso l’energia pulita.
Basta soldi per cercare petrolio. La Banca Mondiale dal 2019 non finanzierà mai più attività di esplorazione e produzione di greggio o gas. L’inversione a U sui combustibili fossili dell’istituto di Washington avviene per sostenere gli obiettivi previsti dallo storico Accordo di Parigi sul clima a cui due anni fa aderirono 196 nazioni (Usa inclusi, salvo poi il dietrofront di Donald Trump). Si faranno eccezioni nel prendere in considerazione progetti nei Paesi poveri “dove ci potrebbero essere chiari benefici in termini di accesso all’energia”.
L’istituzione guidata da Jim Yong Kim spiega:
In quanto istituzione globale per lo sviluppo multilaterale, il Gruppo della Banca Mondiale sta continuando a trasformare le proprie operazioni in riconoscimento di un mondo in rapida evoluzione.
La Banca Mondiale al One Planet summit di Macron
Durante il One Planet summit organizzato nella capitale francese dal presidente Emmanuel Macron e che ha visto gli Stati Uniti come il grande assente, la Banca Mondiale ha anche detto di essersi incamminata per raggiungere il suo target per cui entro il 2020 il 28% dei suoi prestiti sarà destinato a progetti e azioni sul clima: sia di salvaguardia ambientale, sia di energie rinnovabili, sia, purtroppo, di adattamento.
Jim Yong Kim ha anche menzionato iniziative in diverse parti del mondo volte ad aiutare i paesi a ridurre le loro emissioni di gas serra. Quelli includono un accordo multimilionario per dispiegare milioni di lampadine a led, migliaia di auto elettriche e stazioni di ricarica e milioni di contatori intelligenti in tutta l’India.
Non è tutto. Prendendo certamente ispirazione dai principi della finanza a impatto, dalla fine dell’anno prossimo su base annuale la Banca Mondiale fornirà dati sulle emissioni di gas serra legate a progetti che finanzia in settori come quello energetico.
Si delinea dunque un nuovo, gigantesco piano finanziario della Banca Mondiale per tagliare le risorse all’industria dei combustibili fossili, basato su questi punti.
- Dal 2019, basta finanziamenti a progetti di ricerca e estrazione di petrolio e gas
- Più ambiziosi obiettivi di riduzione della CO2 dal 2020 da presentare alla Cop24 in Polonia l’anno prossimo
- Trasparenza e divulgazione per guidare la decarbonizzazione: dal prossimo anno la Banca Mondiale dirà quanta CO2 emettono i suoi progetti e comincerà ad interiorizzare il costo ambientale (in termini di “costo ombra” del carbonio) nella valutazione della convenienza dei progetti
- Accelerazione della mobilitazione dei fondi verdi: l’Ifc investirà 325 milioni nel Green Cornerstone Bond Fund, finanzierà la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili (come ha appena fatto in Egitto erogando 1,15 miliardi di dollari), sosterrà gli investimenti messi in evidenza al One Planet Summit che dimostrano l’opportunità di finanziare diversi tipi di attività sostenibili, in aree definite “trasformative”
- Nuove partnership per il clima, chiamate “aree di sviluppo climate-smart”: per esempio con il Canada per incentivare lo sviluppo sostenibile, con il Marocco per l’agricoltura di adattamento ai cambiamenti climatici, con i Caraibi per creare per la prima volta al mondo una zona “climate-smart”, fondata su energie rinnovabili e architettura di resilienza, e includendo i principi della sostenibilità nella Development Finance Initiatives, che investe nel settore privato ben 35 miliardi di dollari annui.
Cos’è la Banca Mondiale e l’inerzia nel disinvestimento dai fossili
Il mandato della Banca Mondiale è di fornire finanziamenti e assistenza per il progresso economico dei Paesi in via di sviluppo.
Ha co-sponsorizzato questo summit di un giorno indetto dal presidente francese Emmanuel Macron per trovare i modi per sbloccare il denaro necessario per la – costosa – transizione dell’economia globale dai combustibili fossili verso fonti di energia meno inquinanti e per rafforzare le difese dei paesi contro il clima- cambiare i disastri meteorologici indotti.
Migliaia di miliardi di dollari devono essere investiti in tecnologie energetiche pulite per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale medio a due gradi Celsius rispetto ai livelli di rivoluzione pre-industriale, dicono gli esperti.
Ma è proprio la mancanza di denaro ad esser stata finora un limite allo sforzo globale per il clima, aggravato dalla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirare l’America dall’Accordo di Parigi e tagliare i finanziamenti per i progetti climatici.
In realtà, l’idea di disinvestire dai combustibili fossili circola da mesi, nel palazzo della Banca Mondiale. Per la precisione da quando, a pochi mesi dalla storica Cop21 sui cambiamenti climatici nel 2015, il presidente Jim Yong Kim aveva dichiarato: “Abbiamo bisogno di sbarazzarci degli aiuti ai combustibili fossili ora”.
Stranamente però, forse per inerzia, forse perché le cifre in gioco sono astronomiche, dal 2015 a oggi l’istituto assieme alle altre banche multilaterali di sviluppo sta continuando a sostenere il settore degli idrocarburi. Nel suo rapporto annuale 2016, il Gruppo della Banca Mondiale ha dichiarato di aver investito poco più di 3 miliardi in “industrie estrattive” (includendo anche l’estrazione mineraria) nel 2016 – tre volte più dell’anno prima. E, sempre nell’anno fiscale 2016, le banche di sviluppo nel complesso hanno erogato 9 miliardi di dollari in finanziamenti a progetti legati ai combustibili fossili, un trend che non mostra segni di frenata. Finora.
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