Investimenti sostenibili

Tra le banche europee, le più verdi e responsabili parlano francese

Clima ed energia stanno diventando una priorità, ma oltre alle promesse c’è ancora tanto lavoro da fare. La pagella delle quindici più grandi banche europee

Per la prima volta, una ricerca arriva a “dare i voti” alle politiche delle quindici più grandi banche europee in materia di clima ed energia. Merito di ShareAction, associazione britannica impegnata da anni per una finanza più verde e sostenibile. La graduatoria che ne emerge è eloquente: le francesi guidano il gruppo, ma ci sono ancora alcuni ritardatari.

A che punto sono le banche europee

Per arrivare alla classifica, i ricercatori hanno preparato un questionario che affronta in modo approfondito le tematiche più importanti della finanza responsabile, ne hanno compilate alcune parti sulla base delle informazioni pubbliche e hanno sottoposto le altre alle banche stesse, per poi assegnare un punteggio alle loro risposte.

Partiamo con i dati positivi: tutte le banche europee, una volta interpellate, hanno deciso di rispondere al sondaggio di ShareAction. E tutte hanno preso in considerazione i rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici, hanno adottato misure e processi specifici e, di conseguenza, hanno lanciato prodotti finanziari verdi. Tutto questo dimostra un’attenzione che, soltanto fino a pochi anni fa, non era affatto da dare per scontata.

GruppoPosizioneBancaPaesePunteggio (su 162)
Leader1Bnp ParibasFrancia107
Sfidanti2UbsSvizzera94
Sfidanti3Hsbc HoldingsRegno Unito92,5
Sfidanti4Crédit AgricoleFrancia92
Sfidanti5Société généraleFrancia89
Sfidanti6IngOlanda82,5
Allievi7Deutsche BankGermania61,5
Allievi8BarclaysRegno Unito58
Allievi9SantanderSpagna56,5
Allievi10Credit Suisse GroupSvizzera55,5
Allievi11Rbs Regno Unito54
Allievi12BbvaSpagna52,5
Allievi13Standard CharteredRegno Unito52,5
Ritardatari14UniCreditItalia43
Ritardatari15Lloyds Banking GroupRegno Unito37
Fonte: ShareAction

La Francia guida il gruppo

A guidare saldamente la classifica è Bnp Paribas, che negli ultimi mesi ha deciso per lo stop ai finanziamenti a gas e petrolio da scisto e da sabbie bituminose, agli oleodotti, alle trivellazioni nell’Artico e – ultimo annuncio in ordine di tempo – all’industria del tabacco. La seguono a ruota Ubs, Hsbc, Crédit Agricole, Societe Generale e Ing. In linea generale, le tre banche francesi intervistate ottengono un punteggio più alto rispetto alle loro omologhe. Secondo ShareAction, parte del merito è della legge francese sulla transizione energetica, che con il suo articolo 173 richiede a chiunque gestisca degli investimenti di fare un report formale sulla loro impronta ambientale. A chiudere la classifica, il gruppo britannico Lloyds e l’italiana Unicredit.

Sabbie bituminose
Bnp Paribas ha detto basta agli investimenti in gas e petrolio da scisto e sabbie bituminose. © Ian Willms/Getty Images

Banche europee alle prese con la rendicontazione

Un traguardo importante è stato segnato nell’estate 2017, quando la Task Force on Climate Related Financial Disclosures (Tcfd) presieduta da Michael Bloomberg, che riunisce 32 esponenti dell’economia e della finanza, ha pubblicato il suo report finale che definisce le linee guida per la rendicontazione dei rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici. Tredici grandi banche europee su quindici hanno confermato la propria intenzione a mettere in pratica queste raccomandazioni. Quando si entra nel dettaglio, però, emergono grandi differenze nell’interpretazione di queste linee guida; e solo Crédit Agricole afferma a chiare lettere di averle già messe in pratica. ShareAction invita quindi gli azionisti degli istituti a stare all’erta, eventualmente facendosi sentire in assemblea per pretendere più chiarezza e concretezza.

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Una centrale a carbone in Germania, a soli 60 chilometri da Bonn, dove si è tenuta la Cop23. Foto via Lukas Schulze/Getty

La fuga dai combustibili fossili è ancora a metà

Quattordici banche europee su quindici hanno adottato politiche per limitare o eliminare la propria esposizione su attività che hanno un pesante impatto negativo sul clima, prima fra tutte l’estrazione di carbone. Ma, anche in questo caso, quando si entra nel merito emergono differenze e ritardi. Stesso discorso per le politiche in materia di petrolio e gas naturale, adottate da dodici banche. Se la più lungimirante e avanzata è quella di Bnp Paribas, Santander ad esempio non ne ha ancora definita formalmente una (ma pianifica di farlo a breve). Anche in questo caso, sottolinea ShareAction, è bene non dimenticare mai che anche le banche dovranno fare la loro parte, altrimenti sarà impossibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi.

 

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