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Industria della carta e foreste, le banche non sono ancora abbastanza prudenti
L’industria della carta sta facendo progressi in termini sociali e ambientali. Ma le banche, prima di finanziarla, sembrano non prestarvi attenzione.
Non c’è bisogno di ricordare, purtroppo, gli enormi danni che in passato alcuni colossi della carta hanno fatto alle foreste del nostro Pianeta. Negli ultimi anni senza dubbio la sensibilità è aumentata, sia tra i consumatori sia tra i vertici delle grandi aziende. A sembrare ancora impreparate, paradossalmente, sono alcune delle grandi banche che finanziano l’industria della carta a suon di miliardi. La dura denuncia arriva da un report pubblicato da Environmental Paper Network, un network internazionale che da oltre quindici anni riunisce diverse realtà che lavorano per la sostenibilità nell’industria della carta.
Industria della carta e deforestazione, i progressi
I polmoni verdi del nostro Pianeta, per lunghi anni, sono stati pesantemente compromessi dalla deforestazione sconsiderata per ottenere, tra le altre cose, anche le cellulosa. Si stanno però segnalando alcuni fondamentali passi avanti. Asia Pacific Resources International Ltd (April), uno dei maggiori produttori al mondo di pasta di cellulosa e carta, nel 2015 ha annunciato un nuovo piano di gestione sostenibile delle foreste. Aveva fatto lo stesso, circa due anni prima, Asia Pulp & Paper. Ma la battaglia non può ancora dirsi definitivamente vinta.
Le “linee rosse” per dare i voti all’industria della carta
Proprio per valutare se questi progressi siano reali e condivisi, Environmental Paper Network ha elaborato 14 “red lines” (linee rosse). Si tratta di criteri sociali e ambientali che l’industria della carta dovrebbe rispettare per essere ritenuta meritevole di finanziamenti. Nello specifico:
- Garantire la legalità.
- No alla corruzione e all’evasione fiscale.
- Assicurare delle verifiche degli impatti sociali e ambientali di stabilimenti e piantagioni.
- Chiedere il consenso preventivo e informato delle popolazioni indigene.
- Rispettare i diritti umani.
- Rispettare i diritti delle popolazioni indigene e non ostacolare il loro uso dei terreni.
- Niente migrazioni forzate.
- No alla deforestazione e ai danni alle foreste.
- Proteggere le specie a rischio.
- Non introdurre nell’ecosistema specie potenzialmente rischiose.
- No agli incendi.
- Tutelare le torbiere.
- Non creare inquinamento persistente.
- Conoscenza della filiera dei fornitori e subfornitori.
La disattenzione delle grandi banche
Ma le grandi banche, prima di erogare un finanziamento a un colosso della carta, verificano se rispetta queste linee guida? La risposta che arriva da Environmental Paper Network è desolante. Il network ha analizzato, tra il 2016 e il 2017, le policy adottate da 42 banche in tutto il mondo. Nemmeno una è promossa a pieno titolo. Solo una riesce a tutelarsi efficacemente sul fronte della corruzione e ben 34 non fanno verifiche sufficienti nell’ambito della legalità. E dire che le verifiche accurate, per le banche, sarebbero soltanto utili. Innanzitutto per evitare di finanziare attività dannose per l’ambiente, privilegiando quelle aziende che si stanno dimostrando virtuose con i fatti. E, non da ultimo, per evitare di essere coinvolte in eventuali future controversie. Ma questo messaggio, finora, non sembra essere ancora stato recepito.
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