Quale futuro per dad, la didattica a distanza, dopo oltre un anno di pandemia? Con Marco Vassallo, psicologo scolastico e relazionale, capiamo l’impatto su studenti e genitori.
La scuola riparte. Cosa provano i ragazzi alla vigilia del rientro in classe – il podcast
Quale futuro per gli studenti italiani? Parte la rubrica Orizzonte: scuola. Con le voci degli studenti e l’intervista al presidente dell’ordine degli psicologi sui rischi legati al rientro a scuola.
Ascolta il podcast Banchi da uno. Storie di ragazzi alla vigilia del loro rientro in classe a cura di Tiziana Guerrisi e di Camilla Orsini. Tutte le puntate sono nella rubrica Orizzonte: scuola
La scuola italiana post-Covid sta per affrontare la sua grande “prova del 9”, nel tentativo di riportare oltre otto milioni di studenti tra i banchi di scuola che da qui a fine mese, la maggior parte il 14 settembre, rientreranno in quelle classi che hanno dovuto lasciare dopo il decreto ministeriale (dpcm) del 4 marzo 2020.
Le regole per il rientro a scuola
Le regole base per il rientro a scuola sono ormai chiare: la mascherina obbligatoria solo dai 6 anni in su e non in classe, se si può garantire il distanziamento, mascherine chirurgiche fornite dalla scuola – ce ne vogliono circa undici milioni al giorno – e controllo della temperatura corporea a carico dei genitori a casa. Con 37,5 gradi o sintomi influenzali non ci si potrà recare a scuola: ciò significa che i genitori devono far leva sul loro senso di responsabilità.
E poi la gestione dei (più che) possibili contagi in classe. Con un caso positivo sarà l’azienda sanitaria (Asl, Ats…) di riferimento a tracciare i contatti e a decidere o meno la quarantena per la classe con tanto di sanificazione se chi è risultato positivo è stato a scuola nell’ultima settimana. Per ultima la dad, ovvero la tanto discussa didattica a distanza, prevista in caso di quarantena o chiusura.
Queste le regole base concordate (tra gli altri) dal ministero della Salute, dell’Istruzione e dall’Istituto superiore di sanità. Ma la vera protagonista del ritorno tra i banchi di scuola sarà l’autonomia scolastica. Quella nata col decreto del presidente della Repubblica (dpr) 275 del 1999 che ha dato a ogni istituto un importante margine di manovra su organizzazione interna, percorsi formativi e orari.
Amata e odiata, molto spesso ignorata, sarà lei a dirci se la scuola italiana – con tutte le sue differenze tra istituto e istituto – è in grado di convivere con il coronavirus. Sui dirigenti scolastici italiani pesa, oggettivamente, una grande responsabilità. Molti di loro hanno previsto ingressi scaglionati, alternanza di scuola in presenza e scuola a distanza, turnazioni di orari. Ascoltare le loro richieste o i loro allarmi sarà centrale nelle prossime settimane per correggere il tiro in corsa.
Orizzonte: scuola. La rubrica che nasce per raccontare quest’anno scolastico
Con tutte queste variabili come sarà questo rientro a scuola in tempi di Covid-19? Noi di LifeGate abbiamo deciso di raccontare quest’anno accademico così particolare con lo speciale in quattro puntate Orizzonte: scuola, da oggi e fino alla fine dell’anno scolastico, a luglio 2021, realizzato da Tiziana Guerrisi e Camilla Orsini. In ogni puntata un’incursione in uno dei temi chiave della vita a scuola raccontato attraverso gli occhi di studenti, insegnanti, psicologi, genitori, dirigenti scolastici e personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata).
E siccome tornare tra i banchi di scuola non è solo una questione logistica e di gestione del rischi, in questo primo speciale siamo partiti dall’impatto psicologico che il rientro a scuola può avere su milioni di bambini e ragazzi con un’intervista a David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi, e con un podcast in cui abbiamo chiesto ai ragazzi le loro opinioni, speranze e paure per questo nuovo inizio.
La scuola non è soltanto un obbligo. Per gli studenti di ogni ordine e grado, è un diritto fondamentale che nessuna pandemia può mettere in discussione. Il rientro in classe imminente è una prospettiva tanto auspicabile quanto temuta dagli stessi ragazzi. La lontananza dalla scuola, dagli insegnanti e dai compagni di banco, in alcuni casi, ha reso meno visibile ai radar scolastici parte di quel malessere psicologico tipico della crescita che è sempre esistito. Che si è acuito durante il lockdown.
Rientro a scuola: le parole di un esperto
“Sicuramente il problema del disagio psicologico di bambini e adolescenti è stato già sottovaluto durante la pandemia”, ci spiega Lazzari. “Ci sono state poche ricerche sul tema. Tra queste, i dati di un’indagine italiana parlano di otto genitori su dieci che hanno segnalato difficoltà di concentramento per i propri bambini, quattro genitori su dieci irritabilità e infine tre su dieci senso di solitudine. Non era pensabile procrastinare più a lungo il ritorno a scuola”.
Bambini e adolescenti manifestano il disagio in maniera diversa dagli adulti, meno diretta, ricorda Lazzari. “La socialità è un elemento fondamentale per loro, perché crescono attraverso la relazione con gli altri. Però è anche vero che si rientra in una normalità strana, necessariamente diversa da quella che conosciamo. E non possiamo più comportarci con il pilota automatico inserito, sia adulti che bambini. Non possiamo utilizzare nella vita quotidiana un approccio spontaneo perché serve consapevolezza, attenzione. Serve uno sforzo mentale maggiore per gestire tutte queste regole, che per molti diventa elemento di stress e disagio”.
In questo clima di incertezza, non aiuta nemmeno la paura del contagio. Ora che sappiamo che anche i più giovani possono ammalarsi ed essere loro stessi veicolo di contagio per gli altri, subentra nei ragazzi il peso del giudizio sociale. “Parliamo del conformismo, dell’adeguarsi al comportamento del gruppo che per bambini e adolescenti è molto significativo”, aggiunge Lazzari. “Non adeguarsi spesso significa essere isolati, emarginati. Con queste nuove regole ci sarà anche il disagio nel capire quale sarà il comportamento che viene premiato dai pari. Se vince il comportamento del non mettersi la mascherina, sarà una battaglia che abbiamo perso”.
Una soluzione univoca non esiste: “È importante che i genitori ne parlino in famiglia e che gli insegnanti creino occasioni di dialogo e confronto a scuola. Ed è importante anche che ci siano gli psicologi a scuola, che diano risposte e risorse a chi vive questi timori, a chi ha paura di essere strano o emarginato”.
Incertezze per il rientro a scuola, non solo per gli studenti
Ci sono poi anche le paure legittime degli insegnanti. “Anche loro sono esposti in primo piano in questa situazione di potenziale pericolo – prosegue – anche loro hanno bisogno di aiuto. Devono poter contare sull’aiuto di un esperto”. Il compito di psicologi ed esperti a scuola è proprio questo: ridurre gli effetti collaterali delle regole, contenere i lati negativi e mettere le persone nella miglior condizione possibile di vivere questi disagi, riducendo il danno.
“Il primo passo è far passare il messaggio che vivere situazioni di difficoltà è normale”, conclude il presidente dell’ordine degli psicologi. “Avere l’ansia del rientro a scuola, il timore delle regole, del contagio, è normale. Non significa che dobbiamo tenerci questi problemi, ma che non dobbiamo vergognarci a chiedere aiuto”.
Aiuto di cui ancora, però, non si hanno certezze: “Il discorso psicologici a scuola è ancora in alto mare, non abbiamo saputo più nulla da quel famoso protocollo del 3 agosto che inserisce la figura dello psicologo a scuola. Ecco, io non vorrei che questa storia rimanesse una sorta di mito. Capisco che adesso ci sono altre emergenze, più pratiche, come i trasporti, i banchi e le mascherine. Anche durante la quarantena abbiamo evidenziato il pericolo di un disagio psicologico crescente e abbiamo chiesto venisse dato aiuto psicologico, cosa che non è stata prevista per dare la precedenza ad altre situazioni. Però voglio dire che oltre alla riorganizzazione pratica c’è necessità anche di una riorganizzazione psicologica, soprattutto nel vivere a contatto con gli altri. Questa è una partita che va affrontata in termini di responsabilità collettiva”.
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