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Barba di frate, quali proprietà e come si usa in cucina
La barba di frate deve il suo nome alle foglie di forma filiforme che ricordano appunto la lunga barba dei frati. È chiamata anche “agretti” in riferimento al suo gusto aspro. È una pianta rustica, di origine spontanea, che cresce con facilità anche nei terreni poveri, sabbiosi, resistente all’attacco dei parassiti e delle malattie e
- La barba di frate deve il suo nome alle foglie di forma filiforme che ricordano appunto la lunga barba dei frati. È chiamata anche “agretti” in riferimento al suo gusto aspro.
- È una pianta rustica, di origine spontanea, che cresce con facilità anche nei terreni poveri, sabbiosi, resistente all’attacco dei parassiti e delle malattie e quindi naturalmente predisposta alla coltivazione con il metodo biologico.
- La barba di frate è indicata in caso di stitichezza, nelle diete ipocaloriche e depurative. Ottima per i diabetici e per abbassare il livello di colesterolo nel sangue.
- Il suo gusto acidulo la rende particolarmente appetibile e versatile in cucina.
“Lischi” o “liscari” in Romagna, “discoli” in Umbria, “rospici” o “arescani” nelle Marche, e ancora “senape dei monaci”, “agretti” e “barba del Negus” (titolo nobiliare etiope corrispondente a “re”). Ogni regione d’Italia chiama la barba di frate (o agretti) con nome diverso, ma riferendosi sempre alla salsola soda, un verdura con le foglie di forma filiforme raggruppate a mazzetti che ricordano appunto la lunga barba dei frati. Il nome agretti, invece, si riferisce al suo caratteristico sapore leggermente aspro. È una specie nativa del Nord Africa e dell’Eurasia, conosciuta e coltivata soprattutto in Italia e Spagna. Le parenti selvatiche della barba di frate sono due piante conosciute per le loro ceneri ricche di carbonato di sodio e di potassio, con le quali in passato si produceva artigianalmente il vetro. Alla fine del Settecento, queste piante venivano coltivate fino in piena Laguna, a Venezia, per fornire materia prima alle vetrerie più prestigiose.
Caratteristiche
La barba di frate appartiene alla famiglia delle Chenopodiaceae (come biete e spinaci, di cui richiamano il sapore). È una pianta rustica, di origine spontanea, annuale e succulenta che cresce con facilità anche nei terreni poveri e sabbiosi, resistente all’attacco dei parassiti e delle malattie. Sviluppa piccoli fiori che formano infiorescenze direttamente dal fusto. Le sue foglie filiformi ricordano l’erba cipollina, ma si distinguono perché più sottili e piene al taglio, anziché cave.
La barba di frate si presenta con un folto cespo verde intenso, rossiccio alla base. Ed è così che va acquistata: il mazzo non deve risultare floscio alla vista, il colore deve presentarsi uniforme e carico. Si conserva in frigo per massimo quattro giorni.
Proprietà e valori nutrizionali
Crescendo con facilità vicino ai terreni salmastri nelle zone costiere del bacino mediterraneo, la barba di frate è ricca fonte di sali minerali come potassio, calcio, magnesio, fosforo e ferro. È generosa anche di vitamina C, dotata di vitamina A, vitamine del gruppo B, clorofilla ed è povera di calorie: solo 17 per 100 g.
È molto ricca di fibra insolubile, dunque indicata in caso di stitichezza, nelle diete ipocaloriche e in quelle depurative, contenendo anche elevata quantità di acqua. Ottima per i diabetici e per abbassare il livello di colesterolo nel sangue. È particolarmente appetibile grazie al retrogusto acidulo e alla consistenza succosa delle sue foglie.
Barba di frate, come si usa in cucina
Proprio grazie al suo gusto gradevolmente acidulo, la barba di frate è più versatile di quanto si possa pensare: va privata della radice e del fusticino alla base delle foglie, cotta brevemente a vapore e condita a piacere (con un buon olio extravergine di oliva e pochissimo sale). Puoi anche saltarla in padella con aglio e scorzetta di limone, oppure con un sughetto leggero di pomodoro o con pomodoro e acciughe come condimento per gli spaghetti.
Provala anche a braccetto con le uova, con il pesce lessato o insaporita con olive, pomodorini secchi e magari della ricotta salata o affumicata. Se invece la lessi, appena scolata ti suggeriamo di immergerla in una bacinella con del ghiaccio per mantenere il suo bel colore verde brillante.
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