Il presidente kirghiso ha firmato un decreto per la creazione di Asman, una città pensata per essere sostenibile. Ma gli attivisti criticano il progetto.
Adesso che la natura si è ripresa i suoi spazi, Barcellona glieli vuole lasciare
Nidi per uccelli e per pipistrelli, alveari, “hotel” per insetti e corridoi verdi. Così la natura diventa protagonista nella città spagnola di Barcellona.
In Spagna il lockdown della scorsa primavera ha trasformato Barcellona in un’oasi. I parchi, non più frequentati dagli esseri umani, si sono ripopolati di animali mentre la vegetazione cresceva indisturbata.
“Non c’erano più persone, cani o giardinieri. Ha persino piovuto più del solito nei mesi primaverili. Per questo le piante sono diventate così rigogliose, è aumentato il numero di insetti e quindi il cibo a disposizione degli uccelli. C’erano anche molte più farfalle”, racconta al quotidiano Guardian Margarita Parés, direttrice del programma cittadino per la biodiversità. In effetti, stando ai dati dello Urban butterfly monitor scheme, il numero di farfalle nel 2020 è aumentato del 74 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2019, con un incremento del 28 per cento delle specie per parco – incluse alcune mai viste prima in città, come Hipparchia semele e Apatura ilia.
Fare spazio alla natura non è sinonimo di negligenza
L’amministrazione di Barcellona ha deciso di approfittare di questa situazione per portare avanti un progetto che era già in cantiere, cioè quello di “riforestare” la metropoli. Sembrerebbe proprio il momento giusto, dato che con la pandemia gli abitanti si sono resi conto di aver bisogno di aria fresca e spazi aperti.
Arricchire una città di elementi naturali non vuol dire lasciare che diventi selvaggia. Invece di pensare soltanto a parchi e giardini, dobbiamo ragionare in termini di infrastrutture verdi.
“Le persone vanno rieducate”, spiega Lorena Escuer, che ha gestito un’iniziativa per circondare gli alberi lungo i viali di fiori, anziché grate o cemento. “Per loro la natura è qualcosa che si trova al di fuori dell’ambiente urbano, mentre bisogna portarla dentro”. È quello che pensa anche Francisco Bergua, presidente dell’associazione spagnola dei parchi e dei giardini pubblici (Aepjp), che crede sia importante per i cittadini capire che concedere spazio alla natura non è sinonimo di negligenza.
Cosa prevede il progetto di Barcellona
Nella metropoli si stanno realizzando quindi 783.300 metri quadrati di nuovi spazi verdi, tra cui un’area intorno alla Sagrada Família, e 49mila metri di corridoi verdi. Inoltre, saranno messi a dimora 40 alveari, verranno costruite 200 torri per ospitare uccelli e pipistrelli, e 80 aree fiorite destinate a diventare veri e propri “hotel per insetti”.
Per far sì che Barcellona possa fungere da esempio per il resto della Spagna si cercherà di sfruttare ogni superficie, anche i tetti. Come ha fatto l’architetto Sergio Carratalá, che ha costruito un giardino sul tetto di un vecchio edificio nei pressi del porto antico, piantandoci 10mila piante perenni, resistenti alla siccità e capaci di attirare gli insetti impollinatori, così da garantire la presenza di fiori tutto l’anno e un riparo per gli uccelli dove costruire il nido e rifocillarsi. “Il lockdown ci ha fatto capire come viviamo e come vogliamo vivere. Non si torna più indietro. Ci ha fatto intravedere la natura in città e ci è piaciuto”.
Il progetto di questa località simbolo della Catalogna dimostra come la crisi che stiamo attraversando rappresenti davvero un’opportunità per ripensare il modo in cui abitiamo questo Pianeta. Un’opportunità che dobbiamo saper cogliere.
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