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Una storia di scarsa conoscenza delle leggi nazionali, totale impunità per i reati di bracconaggio e l’evidente aumento del turismo venatorio internazionale.
La barriera corallina del Belize era minacciata dalle trivelle, ma la popolazione si è mobilitata e il governo le ha dato ascolto. Ora l’Unesco l’ha tolta dall’elenco dei siti a rischio.
Dopo un decennio, la barriera corallina del Belize è stata tolta dalla lista dei patrimoni dell’umanità in pericolo. La decisione ufficiale è stata presa il 26 giugno durante il meeting del comitato Unesco, che si è tenuto in Bahrain.
È una vittoria per gli ambientalisti che lottano in sua difesa da anni, per il governo che ha approvato una legge ad hoc, per chi in Belize vive di pesca e turismo e quindi alla salute del territorio lega la propria sussistenza. Ma soprattutto è una vittoria per il Pianeta, che vede finalmente tutelata una delle sue culle di biodiversità più preziose.
Vittoria in Belize ! #Belize #reef ????? pic.twitter.com/1p2KpfkoAg
— WWF Roma (@WWF_Roma) 28 giugno 2018
Il Belize, piccolo stato centroamericano dalla superficie pari all’incirca a quella della Toscana, ospita una barriera corallina lunga circa 300 chilometri, la seconda più grande al mondo dopo quella australiana. È l’habitat di circa 1.400 specie, tra animali e vegetali, incluse alcune che risultano in via di estinzione: dalla tartaruga embricata al lamantino, ad almeno sei specie diverse di squali. Per questo, nel 1996 è stata dichiarata patrimonio Unesco.
Si tratta anche di una fondamentale risorsa economica, poiché – secondo le stime del Wwf – sono circa 190mila le persone che vivono di pesca e turismo. Tutto questo in uno stato che conta poco meno di 370mila abitanti e che risulta ancora poco industrializzato.
Nel 2009 la barriera corallina del Belize era stata inserita dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità a rischio, a causa di una serie di problematiche, tra cui “la vendita di terreni ai privati, la distruzione delle mangrovie e le estrazioni petrolifere offshore”. Da allora, però, i passi avanti sono stati tanti e decisi. Nel 2016 decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello con cui il Wwf chiedeva al governo di bloccare tutte le attività di estrazione petrolifera nelle acque territoriali. E all’inizio di quest’anno il governo ha risposto, con una rivoluzionaria legge che dice “basta” al petrolio e trasforma la piccolissima nazione del Centro America in un pioniere nella protezione degli oceani.
Un cammino che ha convinto gli esperti dell’Unesco a sancire a chiare lettere che la barriera corallina del Belize, per il momento, è salva. Secondo Mechtild Rossler, a capo del centro per i patrimoni dell’umanità Unesco, questo risultato “dimostra il potere dell’azione collettiva di governi, Unesco, Iucn e società civile, e dà il buon esempio al resto del mondo”.
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