Barry Lee Jones è stato scarcerato dopo 28 anni trascorsi nel braccio della morte in un carcere dell’Arizona: era innocente ma ha dovuto patteggiare.
- Barry Lee Jones nel 1994 era stato condannato per stupro e omicidio di una bambina.
- Il suo avvocato, assegnatogli d’ufficio, non aveva neanche fatto ricorso.
- Negli anni, nuove prove lo avevano scagionato ma solo ora è uscito di prigione.
Barry Lee Jones, un cittadino americano di 64 anni, lo scorso 17 giugno è uscito dalla prigione in cui era detenuto da 28 anni nel braccio della morte. La notizia, che è insieme buona (un uomo innocente ha evitato di scontare una ingiusta condanna a morte) e cattiva (da innocente ha comunque trascorso quasi metà della propria esistenza in carcere), giunge dall’Arizona, uno degli Stati americani in cui è in corso una moratoria sulla pena di morte, che però tecnicamente è ancora prevista.
Barry Lee Jones, che quando è uscito dal carcere indossava una maglietta con la laconica scritta “Free bird“, nel 1994 era stato condannato a morte con l’accusa di avere aggredito sessualmente e ucciso Rachel Gray, la figlia di 4 anni della sua compagna dell’epoca. L’uomo si era sempre dichiarato innocente e oggi, sulla base della commutazione di quella condanna, è finalmente un uomo libero. Tutto questo dopo che solamente un anno, nonostante le nuove evidenze emerse nel corso degli anni, la Corte Suprema avesse confermato la condanna.
Cosa è successo in Arizona
Una mattina del maggio 1994, la compagna di Jones trovò sua figlia priva di vita nel proprio letto. Secondo gli esami autoptici, a causare la morte sarebbe stata una lacerazione dell’intestino tenue, provoca da un forte trauma contundente avvenuto nell’arco delle 24 ore precedenti: dal momento che la bambina aveva trascorso la giornata precedente insieme a Barry, l’uomo fu subito dichiarato colpevole e il suo avvocato, nominato d’ufficio dal tribunale, rinunciò a ogni tipo di ricorso.
Il nuovo team di legali nominati da Jones però successivamente trovò le prove che la ferita mortale di Rachel si era verificata in realtà prima del penultimo giorno della sua vita, mentre non era affidata alle cure di Jones. Quello che da quel momento ne scaturì è stata una vera e propria odissea giudiziaria: il giudice ordinò che l’imputato fosse scarcerato o riprocessato, decisione confermata da una corte d’appello ma ribaltata dalla Corte Suprema, un anno fa, secondo cui il sistema legale federale generalmente vieta di riaprire i processi nel caso in cui il condannato dichiari di non aver ricevuto una adeguata assistenza legale.
Barry Lee Jones, alla fine, si è salvato tramite un escamotage tecnico: ha patteggiato con la giustizia, ammettendo di essere colpevole di “omissione di soccorso” nella morte di Rachel Gray (in sostanza, di non averla portata in ospedale il giorno prima della morte, nonostante la bambina, già ferita, avesse manifestato dolori). Grazie a questa “finta” confessione, l’uomo si è visto abbassare la pena a 25 anni di carcere, di fatto già scontati per intero.
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